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06 Dic, 2013

Firmato il verbale di accordo tra il Policlinico e i lavoratori delle cucine

Oggi pomeriggio la complicata vicenda dei lavoratori del settore ristorazione del Policlinico Umberto I ha trovato una prima significativa svolta. La firma del verbale tra il direttore generale del Policlinico, la regione Lazio e le organizzazioni sindacali è davvero una buona notizia. Una intesa quella di oggi che arriva dopo settimane delicatissime e di lavoro intenso da parte di tutti i soggetti coinvolti, a partire da una parte dalla Cabina di regia della sanità e dell’assessorato al Lavoro della Regione Lazio, dall’altra dalla mobilitazione dei lavoratori delle cucine.

L’accordo raggiunto si impegna a mettere al riparo molte famiglie che in queste settimane hanno temuto per il proprio posto di lavoro. Prevede, infatti, di costituire un osservatorio a cui parteciperanno l’assessorato al Lavoro, la Cabina di Regia della Sanità, l’azienda ospedaliera romana e tutte le organizzazioni sindacali, al fine di monitorare il rispetto degli accordi contrattuali e le garanzie occupazionali dei lavoratori utilizzati nel servizio di ristorazione.

Dal canto loro i lavoratori hanno assicurato che le cucine torneranno libere ed agibili, dopo più di due mesi di presidio in cui comunque non hanno mai interrotto il servizio di preparazione e di somministrazione dei pasti ai pazienti. Sono molto soddisfatta: i lavoratori non devono assolutamente subire ripercussioni di una malagestione che in questo caso come in molti altri si trascina da anni.

03 Dic, 2013

Bene la convocazione del tavolo sulla vertenza della mensa del Policlinico

Intendo esprimere il mio apprezzamento per la convocazione presso la Regione Lazio del tavolo sulla vertenza relativa alla ristorazione del Policlinico Umberto I. Con questa riunione, a cui prenderanno parte le rappresentanze sindacali e la direzione dell’ospedale, la Cabina di regia dimostra ancora una volta la propria attenzione nel seguire le problematiche della sanità del Lazio ereditate dalle passate gestioni.

Quella delle mense del Policlinico è una vicenda complicata: c’è un avvicendamento nell’appalto del servizio, 104 lavoratori coinvolti, una prestazione fondamentale – quale quella della somministrazione dei pasti ai pazienti dell’ospedale – da garantire. Grazie al lavoro congiunto della Cabina di regia e dell’assessorato al Lavoro dopo settimane di stallo si è infine arrivati a un accordo tra le parti che vede al centro la salvaguardia dei posti di lavoro. Non sono certo i lavoratori infatti a dover pagare il prezzo di una malagestione che si trascina da anni, in quello come in altri comparti della sanità della nostra Regione.

Rinnovo infine la mia vicinanza proprio ai lavoratori della mensa del Policlinico, che responsabilmente dopo la convocazione da parte della Regione hanno deciso di lasciare il presidio delle cucine dell’Umberto I, due mesi dopo l’inizio della loro mobilitazione, 60 giorni durante i quali hanno continuato a garantire i 3000 pasti che giornalmente preparano e distribuiscono ai pazienti dell’ospedale.

25 Nov, 2013

Atlantis

Venerdì 29 novembre, ore 20.30
Teatro cafaro – Latina

Prima Nazionale del Documentario
ATLANTIS regia di Massimo Ferrari
a cura di Massimo Ferrari, Gaia Capurso, Maurizio Di Loreti
prodotto da MaGa Production

VINCITORE DEL WORKERS UNITE FILM FESTIVAL DI NEW YORK
VINCITORE DEL PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA DELLA FESTA DEL DOCUMENTARIO  “HAI VISTO MAI” DI CORTONA

IL PERCORSO UMANO E CIVILE DELLA PIU’ LUNGA OCCUPAZIONE FEMMINILE  DELLA STORIA ITALIANA AVVENUTA IN 550 GIORNI DI LOTTA E SPERANZA NELLA FABBRICA “TACCONI SUD” DI LATINA, SI INTRECCIA CON LA STRAORDINARIA ESPERIENZA DELLA “FABBRICA CHE PENSA” DI CARRARA. DESTINI CHE SI INCONTRANO IN UNA STORIA IN CUI LE DONNE DIMOSTRANO IL CORAGGIO E LA FORZA DI CAMBIARE.

550 GIORNI DI CRISI E SPERANZA NEL FOYER DEL TEATRO SARÀ POSSIBILE VISITARE LA MOSTRA FOTOGRAFICA “550 GIORNI DI CRISI E DI SPERANZA” con FOTO DI JAMILA CAMPAGNA – ENRICO de DIVITIIS – NANDO GINNETTI – SARA PALLICCIA CON LA COLLABORAZIONE DELLE GIORNALISTE GRAZIELLA DI MAMBRO E MARICA PUCINISCHI

15 Nov, 2013

Sono vicina ai lavoratori della mensa del Policlinico in presidio

Da quarantatre giorni i centoquattro dipendenti impiegati al servizio ristorazione del Policlinico presidiano in forma permanente il loro posto di lavoro – le  cucine dell’Ospedale più antico d’Italia. Una mobilitazione dettata dalla forte preoccupazione per il loro futuro occupazionale messo in forse da una gara vinta dalla loro società INNOVA al massimo ribasso. Ho incontrato i lavoratori in presidio l’altra sera durante “la cena di lotta” all’interno della mensa del Policlinico.

Abbiamo cenato insieme. Un gesto per esprimere loro la mia vicinanza e per confrontarmi accogliendo le loro preoccupazioni sul futuro lavorativo. I lavoratori della Innova stanno presidiando la mensa perché vedono messa a rischio la qualità del servizio che dovranno svolgere all’interno del nosocomio.

Con attenzione e professionalità questi lavoratori continuano ad operare in ambienti affollati e caotici per garantire i 3000 pasti giornalieri, ma si chiedono molto preoccupati quale sarà il loro futuro. In un sistema già fortemente toccato da carenze organizzative, da strutture segnate dal tempo e dislocazione frammentaria degli plessi, infatti, la Innova che fin ora ha gestito per il Policlinico solo il trasporto del vitto con un monte ore di 1700 settimanali, si è aggiudicata la gara per l’intero servizio comprensivo anche della preparazione dei pasti, con un monte ore di poco più elevato, pari a 1800 settimanali.

Una gara vinta probabilmente sfruttando il massimo ribasso nei costi, che però come denunciano gli addetti alla mensa rende impossibile garantire gli stessi livelli qualitativi del servizio nonché i livelli occupazionali.

La mia presenza e condivisione della cena con loro è stata finalizzata a far chiarezza su quelle che, alla luce della nuova gara d’appalto, saranno le reali modalità e tempistiche di funzionamento del servizio mensa. Ritengo infatti sia necessario intervenire immediatamente per garantire un adeguato monte ore necessario alla fornitura di un servizio fondamentale come la distribuzione dei pasti, destinati prevalentemente a persone malate, fragili e spesso ricoverate in strutture dislocate in un area molto ampia. In questo senso si è mossa già la Regione Lazio nelle scorse settimane, con un incontro che ha visto riuniti intorno al tavolo con i lavoratori della mensa sia la cabina di regia sulla sanità che l’assessorato al lavoro. Credo che quel tavolo possa e debba essere aggiornato: gli impiegati delle cucine del Policlinico non vanno lasciati soli.

Rilanciando anche le richieste dei lavoratori mi faccio portatrice di una richiesta urgente al Direttore Generale del Policlinico affinchè chiarisca quale le modalità di svolgimento della gara d’appalto per i servizi mensa. Per questo appoggio e rilancio l’iniziativa del consigliere regionale di Sel Gino De Paolis che ha chiesto di dedicare alla vicenda un’audizione in commissione sanità, durante la quale ascoltare la posizione dei lavoratori e chiedere ai vertici dell’azienda quali modalità intendano utilizzare per garantire i livelli essenziali dei servizi agli utenti della sanità  pubblica e la salvaguardia dei livelli occupazionali.

27 Ott, 2013

6 milioni a caccia di un posto

È di circa 6 milioni la platea potenzialmente impiegabile nel mercato del lavoro. E costituita dai 3,092 milioni di disoccupati, ai quali si aggiungono i 2,998 milioni che fanno parte della cosiddetta “area grigia”, costituita da scoraggiati o da quanti vorrebbero avere un’occupazione ma sono in attesa di una risposta o non la cercano per motivi di famiglia (o altri motivi).
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18 Ott, 2013

Una storia di non ordinaria onestà

Ci sono anche storie buone, storie di persone perbene, storie dove non si viene sfruttati o licenziati o sottoposti a mobbing. Storie di editoria.  Storie come quelle di A, che sta per amica (cara). Lei me l’ha raccontata, io le ho chiesto di scriverla per condividerla. Tutta vostra.

Ero al sesto mese di gravidanza quando fui chiamata per un colloquio dal mio attuale datore di lavoro, un piccolo editore di cui non farò il nome. Le mie amiche mi avevano consigliato di camuffare la pancia (“potresti semplicemente essere una ragazza in sovrappeso”, mi avevano detto), perché altrimenti mi avrebbero chiuso la porta in faccia prima ancora di farmi accomodare.

Mi presentai a quel colloquio con una maglia fucsia, stile Barbapapà. Il colloquio durò il giusto necessario, e si concluse con un “Siamo interessati. Le faremo sapere”.

Passavano le settimane, continuavano i colloqui da altre parti, ma quel “Le faremo sapere” sembrava non avere un seguito. Alla fine, una email: “Sto cercando di organizzare un incontro con il mio socio e con l’editor, così da vederci tutti insieme”.
Passarono altre settimane, e alla fine l’incontro fu fissato. Ricordo ancora quel pomeriggio. Mi ero ritrovata davanti a due giovani editori e a una navigata editor. Mi avevano riempita di domande, com’era giusto che fosse. Avevano già un ufficio stampa, ma volevano investire sulla promozione aggiungendone un altro. Dopo un’oretta circa, ci eravamo salutati. Uno dei due mi aveva dato appuntamento la settimana successiva per “definire il tutto”.

Era stato allora che, spaesata, gli avevo indicato il mio pancione. Lui aveva sorriso e mi aveva chiesto quando andassi in maternità. Gli avevo detto che da fine maggio a fine ottobre mi sarei dedicata al bambino che stava per nascere ma che comunque avrei potuto iniziare a prendere confidenza con le nuove pubblicazioni. “Perfetto – mi aveva detto – facciamo partire il contratto da novembre”. Io, ai tempi, lavoravo per un editore da cui stavo scappando a gambe levate, per cui avrei potuto fare le cose con comodo. E così fu.

La settimana successiva, come da accordi, uno dei due editori prese un foglio di carta intestata della casa editrice – che ancora conservo – su cui scrisse che mi incaricava di seguire il loro ufficio stampa a partire dal mese di novembre di quell’anno, per un minimo di due anni.

Il 4 novembre di due anni fa, i suddetti giovani editori stipularono con me un contratto a tempo determinato come ufficio stampa part time. Il livello e la retribuzione che mi venivano riconosciuti mi stupirono: non mi stavano sottopagando e non mi stavano sfruttando. Mi riconoscevano esattamente quanto un ufficio stampa con esperienza dovrebbe – in teoria – vedersi riconosciuto in busta paga. Pensai che era troppo bello per essere vero. Mi sbagliavo: era tutto verissimo.

Oggi, due anni dopo l’inizio della mia collaborazione con quella piccola casa editrice, mi ritrovo incinta di una gravidanza a rischio. Sono stata costretta a un mese di riposo forzato a letto e a un ricovero ospedaliero. Ah, dimenticavo: il tutto quando sono in scadenza del secondo contratto a tempo determinato. Sono sincera: non ho dubitato nemmeno un attimo che non mi avrebbero rinnovata, ma ho pensato che magari, viste le mie condizioni, avrebbero preso tempo facendo slittare il rinnovo, così da poter stipulare un nuovo determinato. Siamo così abituati a questi trucchetti, che sembra anormale il contrario.

Invece, qualche giorno fa, gli editori dissero che “la mozzarellina era in scadenza e che non avrebbero più apposto alcuna data sopra la confezione” (indossavo una maglia bianca e in casa editrice dissero che sembravo un’ovolina di bufala). “Certo – disse uno di loro – che pizza, ci tocca sopportarti a vita così!”. Tradotto, contratto a tempo indeterminato. Il mio primo contratto a tempo indeterminato dopo anni di contratti a progetto, collaborazioni occasionali e accordi alla volemose bene.
E no, non stiamo parlando di un medio editore. Stiamo parlando di una piccola casa editrice indipendente con una ventina di titoli l’anno. Lì dentro sono tutti assunti, tutte donne, eccezion fatta per i due editori e un collega.

Quando mi capita di chiacchierare con altre colleghe uffici stampa mi dicono che è impossibile che non ci sia la fregatura sotto. No, la fregatura non c’è. È soltanto una storia di non ordinaria onestà.

Loredana Lipperini

17 Ott, 2013

Approvata la mozione a sostegno delle Officine ex-Rsi

La vicenda riguarda i 33 lavoratori delle officine ex-RSI che si occupavano della manutenzione dei treni-notte ex Wagon Lits, ed è cominciata nel 2008 con l’acquisto da parte della Barletta Srl  delle officine. Sembrava  l’inizio di un rilancio, ma così non è stato e quello che è seguito negli anni è stato un processo di lenta agonia che ha portato, nel febbraio 2012, alla cessazione delle attività dell’azienda.

Gli operai rimasti senza occupazione hanno iniziato insieme ad altre figure professionali (architetti, economisti, giornalisti) a dar vita ad un percorso di studio per promuovere iniziative  capaci di rilanciare l’attività produttiva dell’area e impedire allo stesso tempo che su di essa si concentrassero attenzioni speculative. Oggi sul tavolo ci sono progetti e servizi di pubblica utilità che possono coniugare occupazione, conoscenze competenze degli stessi operai per riversarle nell’economia territoriale.

Sono questi i punti focali della mozione che ho presentato insieme a Cristiana Avenali e Rosa Giancola che il Consiglio regionale ha approvato sottoscrivendo la richiesta d’impegno da parte della Giunta regionale per riconoscere e ampliare quanto già fatto.

In particolare si chiede di sostenere il progetto di riconversione e riutilizzo dell’area delle Officine ex-RSI all’interno del quale hanno trovato posto un “Centro per il riutilizzo” coordinato dall “Associazione Operatori di Porta Portese” e di “Rete Nazionale Operatori dell’Usato” e dal centro studi “Occhio del riciclone” che forniscono  competenze a giovani disoccupati e agli operai ex-RSI, un percorso per dar vita ad uno spazio di co-working ed un  progetto di co-housing con lo studentato autogestito “Mushrooms” con  alloggi e servizi per gli studenti.

Questo potrebbe diventare un esempio concreto del nuovo modello di diritto allo studio innovativo e partecipato di cui si sta facendo promotore il Tavolo per il “diritto allo studio” attivato presso l’Assessorato Formazione, Ricerca, Scuola e Università e che può fungere da esempio per una nuova modalità di erogazione di servizi, alloggi, biblioteche, prestito di libri e quant’altro puntando anche su forme di collaborazione e di autogestione di spazi pubblici nel territorio.

Innanzitutto abbiamo chiesto alla giunta l’impegno a salvaguardare i livelli occupazionali delle Officine. Pensiamo inoltre che qualcosa di concreto possa essere fatto da subito anche per sostenere il Centro per il riutilizzo: a questo potrebbe essere destinata parte dei fondi già stanziati dalla Regione Lazio al Comune di Roma per la raccolta differenziata.

24 Set, 2013

Mozione Officine ex-RSI di Casalbertone

Misure in favore della tutela occupazionale e della riconversione delle Officine ex-RSI di Casalbertone

Premesso che

– le Officine RSI (adibite alla manutenzione dei Treni notte, ex Wagon Lits) nel 2008 sono state acquistate dalla Barletta Srl che, nonostante le premesse di rilancio dell’attività lavorativa, non ha messo in campo alcuna attività in questo senso ma, al contrario, ha avviato un processo di dismissione dell’attività produttiva, ed intende realizzare una speculazione immobiliare sul territorio;

– alla cessazione delle attività dell’azienda un consistente gruppo tra i 33 operai delle Officine ex-RSI ha iniziato un percorso di studio, insieme a architetti, economisti, esperti del settore e attivisti per promuovere iniziative di rilancio dell’attività produttiva dell’area, puntando l’attenzione su progetti e servizi di pubblica utilità, al fine di salvaguardare l’occupazione e mettere a frutto le conoscenze e le competenze degli stessi operai;

– il 3 maggio 2013 la Magistratura ha decretato il fallimento dell’azienda CSF (ex-RSI), disponendo un altro anno di cassa integrazione per i dipendenti (avente termine al maggio 2014);

– L’1 e 2 giugno, le “Officine Zero” hanno presentato alla città il loro progetto per la riconversione e il riutilizzo dell’area delle Officine ex-RSI:

1) un “centro per il riutilizzo”, coordinato dall’“Associazione Operatori di Porta Portese” e di “Rete Nazionale Operatori dell’Usato” e dal centro studi “Occhio del riciclone”, i quali forniscono le proprie competenze a giovani disoccupati, ma soprattutto agli operai ex-RSI che in questa iniziativa vedono una possibile nuova occupazione: il recupero e manutenzione di materiali, elettronici e non, da poter rimettere sul mercato;

2) un percorso di auto-organizzazione animato da lavoratori precari e autonomi (partite Iva, collaboratori) per dar vita ad uno spazio di co-working e di servizi volti all’assistenza legale e fiscale degli stessi;

3) un progetto di co-housing, lo studentato autogestito “Mushrooms”;

Considerato che

– l’Assessore al Lavoro della Regione Lazio Lucia Valente e le Consigliere Regionali Cristiana Avenali, Marta Bonafoni e Rosa Giancola, con il coinvolgimento anche dell’Assessorato Rifiuti, Mobilità e Urbanistica, hanno più volte incontrato i lavoratori e visitato gli spazi delle Officine ex-RSI, manifestando la loro disponibilità per una positiva risoluzione della vertenza;

– il Vice Sindaco del Comune di Roma Luigi Nieri, l’Assessore alle Periferie e ai Lavori Pubblici del Comune di Roma Paolo Masini e il Consigliere dell’Assemblea Capitolina Gianluca Peciola hanno incontrato i lavoratori e visitato gli spazi delle Officine ex-RSI manifestando, congiuntamente all’Assessore al Turismo e Commercio del Comune di Roma Marta Leonori, l’interesse e la loro disponibilità per una positiva risoluzione della vertenza;

– il Tavolo per il “diritto allo studio” attivato presso l’Assessorato Formazione, Ricerca, Scuola e Università della Regione Lazio, che vede tra i partecipanti gli studenti dello studentato “Mushrooms”, intende mettere al centro della propria riflessione un modello di diritto allo studio innovativo e partecipato, che sappia erogare agli studenti servizi, alloggi, biblioteche, prestito di libri e quant’altro puntando anche su forme di collaborazione e di autogestione di spazi pubblici nel territorio.

Impegna

il Presidente della Regione Lazio e la Giunta a provvedere:

– ad intraprendere tutte le azioni possibili per garantire il ripristino dei livelli occupazionali per i dipendenti delle Officine ex-RSI;

– alla salvaguardia dell’area, anche attraverso il mantenimento dell’attuale destinazione d’uso;

– a prevedere la fattibilità di una serie di interventi volti allo sviluppo dell’area.