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La cultura, il suo accesso universale, il suo vivere creativo sta affrontando anche lei una dura prova per colpa di questo virus che riesce a diffondersi così rapidamente.

Il mondo che vorrei costruire e la società che immagino hanno fondamenta come l’autodeterminazione, il pieno sviluppo della persona umana, l’emancipazione, la cura dei rapporti e delle relazioni.I tanti eventi rimandati, gli appuntamenti sull’agenda cancellati da una riga nera, le ore in casa, sono solo un aspetto di ciò che in realtà sta accadendo fuori. Le emergenze non sono uguali per tutti.

Momo Edizioni ha lanciato un appello, che ho condiviso da subito, convintamente. 

Perché tra i tanti settori che soffrono, alcuni lo fanno in maniera particolare, silenziosa. Mi riferisco ai precari della cultura, ai cinema e ai teatri chiusi: triste, ma inevitabile. Mi riferisco alla piccola editoria, ai settori indipendenti della cultura, alle tante maestranze che vivono di eventi culturali, ai musicisti, agli artisti.

Si legge nell’appello: 

La situazione è già aggravata ed ora rischia di diventare catastrofica. Pensiamo che sia arrivata l’ora di parlare di una «garanzia di reddito», una misura indispensabile: una forma di sostegno economico immediata per tutti i lavoratori e le lavoratrici precari della cultura, e per tutte le piccole imprese culturali del paese. E se possibile allargando la stessa misura a tutti i precari, della cultura e non.
Vogliamo non solo dimostrare la nostra esistenza (fatta di libri, eventi, progetti culturali quotidiani la cui assenza sarebbe una catastrofe non solo per noi ma per il paese tutto) ma soprattutto rivendicare il nostro ruolo nel mondo della cultura che non è fatta solo di noti professionisti e di eventi megagalattici sostenuti da sponsor milionari.
Oggi siamo convinti che siano necessario rivendicare – insieme a tutti i precari, gli irregolari, gli intermittenti, i lavoratori e le lavoratrici al nero: i nostri lettori e le nostre lettrici – un diritto sacrosanto sulla base di un principio preciso: non si può continuare a parlare di “sicurezza” da un punto di vista sanitario senza estendere il ragionamento alla sicurezza sociale. Perché non esiste “salute” senza la garanzia di un reddito. Non possiamo rimanere, come si chiede, dentro casa e aiutare il rallentamento del contagio se siamo costretti ad uscire per cercare modi di sopravvivere. Per questo sosteniamo l’urgenza dell’istituzione di un reddito garantito, “di quarantena” anche attraverso ad esempio l’ampliamento dell’attuale reddito di cittadinanza che continua a escludere troppe figure, rendendo più ampio l’accesso alla domanda e dunque aumentando i beneficiari. Misure di sostegno di questo tipo sono il minimo che può pensare uno stato di diritto, per contrastare tanto il virus che le difficoltà economiche e sociali che milioni di persone si trovano a subire.
La cultura non viene (mai) dopo.

Io lo firmo.

Trovate l’appello completo qui https://www.facebook.com/momoedizioni/posts/832760137228759?__tn__=K-R

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