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29 Nov, 2021

I sovranisti di Bannon riconsegnano le chiavi

26 luglio 2021 – di Redazione

“L’immagine del trasloco definitivo di Harnwell dalla Certosa di Trisulti, rappresenta per Trisulti Bene Comune la reale partenza per un nuovo cammino. «Un cammino da percorrere insieme alle Comunità locali per far tornare la Certosa un bene di tutti», si legge in una nota diffusa oggi. «Non solo con una volontà di protezione e valorizzazione di un bene che ha un valore storico ed artistico, ma anche e soprattutto con l’impegno a farla tornare alla fruizione libera dei cittadini come punto centrale di un tessuto economico e sociale vivo ed attivo. E perché possa continuare a essere il faro di spiritualità che ha sempre rappresentato», precisa il documento. […]

«‘Prepariamoci a una marcia della liberazione della Certosa di Trisulti’, avevano scritto qualche giorno fa su Facebook le Comunità Solidali della provincia di Frosinone. Stamattina ci danno la notizia più bella: finalmente le chiavi della Certosa sono state riconsegnate». E’ della capogruppo della Lista Civica Zingaretti al Consiglio regionale del Lazio Marta Bonafoni il primo commento alla felice conclusione della vicenda. «Una notizia che aspettavamo da tempo, dopo la decisione del Consiglio di Stato che a marzo aveva confermato la posizione del Ministero della Cultura annullando la concessione della Certosa all’associazione fondamentalista cattolica Dignitatis Humanae Institute. Il braccio politico italiano di Steve Bannon, col suo sogno sovranista nel cuore dell’Europa, è stato disarcionato, finalmente quel luogo di bellezza e cultura è stato liberato, restituito, e oggi Benjamin Harnwell lascerà il monastero. Un epilogo reso possibile grazie all’intervento del ministero – i cui funzionari oggi saranno a Trisulti per l’inventario dei beni – ma anche grazie alla costante mobilitazione delle reti di cittadine e cittadini, comitati e associazioni che in questi anni non si sono mai arrese alla consegna di un patrimonio storico e culturale dal valore inestimabile al fanatismo nazionalista. Da oggi il nostro impegno sarà rivolto al futuro, per una Certosa di Trisulti aperta a tutte e tutti, patrimonio collettivo, bene comune la cui ricchezza non può e non deve restare confinata a pochi addetti ai lavori, ma divulgata e conosciuta con progetti di rilancio e progettazione partecipata con le comunità locali. Per valorizzare il contributo dato dalle associazioni in questi anni e renderle protagoniste di una nuova stagione ancora tutta da scrivere», conclude la consigliera Bonafoni”.

29 Nov, 2021

Comitati e liste. Si parte

25 luglio 2021 – di Fernando Magliaro

“Piano piano, visto che la data non è neanche stata fissata ufficialmente (ma le ultime voci confermano il 10 ottobre il primo turno e il ballottaggio due settimane dopo), si muovono le coalizioni e i partiti in vista delle comunali romane. Iniziano a formarsi le liste, si scelgono le sedi dei comitati elettorali, i primi manifesti. A sinistra, a sostegno di Roberto Gualtieri, per ora le liste sono sei. A parte il Pd, sono in fase di varo una lista ‘Sinistra civica ecologista’ che raccoglie tutta la galassia corpuscolare di Libera Roma, Sinistra per Roma, Sinistra Italiana, Articolo Uno, Partito socialista italiano, È Viva. Poi, presentata venerdì, la lista di Giovanni Caudo, presidente uscente del III Municipio, assessore all’Urbanistica nella Giunta Marino e secondo alle primarie Dem, il quale ne sarà capolista. La sua lista, ‘Roma Futura’ raccoglie Pop di Marta Bonafoni, Volt, Possibile, Green Italia. […]

29 Nov, 2021

Proiezione di “Diaz” e momento di confronto tra Bonafoni e Galli

24 luglio 2021 – di Redazione

«A 20 anni dal G8 di Genova, lunedì sera 26 luglio ci sarà l’anteprima di #CINÉ, la rassegna cinematografica estiva alla sua seconda edizione, aperta a tutti e realizzata grazie al contributo del Parco Naturale dei Monti Aurunci che ci accompagnerà nelle prossime settimane»: ad annunciarlo stamane è stato l’Assessore alla Cultura di Cassino, Danilo Grossi. […]

«La proiezione – precisa l’assessore Grossi – sarà anticipata da un piccolo momento in cui affronteremo l’argomento con testimonianze dirette, dalla consigliera regionale Marta Bonafoni che è stata al G8 di Genova e che potrà raccontare sensazioni ed emozioni anche da un punto di vista di giornalista e di Marco Galli che oltre ad essere uomo delle Istituzioni essendo da molti anni sindaco di Ceprano, è anche un poliziotto, o meglio un lavoratore di Polizia, come ama definirsi». […]

29 Nov, 2021

Genova, 20 anni dopo. Una ferita ancora aperta

21 luglio 2021 – di Laura Pesino

Vent’anni dal G8 di Genova, vent’anni da una pagina nerissima che anche Latina ha voluto ripercorrere e raccontare ai 20enni di oggi attraverso la viva testimonianza di chi c’era. Una storia drammatica che ha ripreso corpo nella sala del Circolo cittadino, attraverso le parole del sottosegretario agli Affari Esteri Vincenzo Amendola, della consigliera regionale del Lazio Marta Bonafoni, del coordinatore delle iniziative politiche di Articolo 1 Arturo Scotto, degli studenti Arianna Borelli e Federico Ardito, del sindaco Coletta e della giornalista Teresa Faticoni. […]

Nel 2001 Marta Bonafoni era una giornalista di Radio Popolare: «Ci consideravano tutti sospetti – racconta – Quello che sarebbe accaduto lo sentivamo arrivare, non ci aspettavamo però Carlo Giuliani. Poteva essere chiunque di noi. Faceva la differenza prendere una strada o un’altra, arrivare in anticipo o in ritardo. Mentre tornavamo verso casa la sera in auto si sentì una voce alla radio: ‘La polizia ci sta assaltando’. Quello era lo Stato, lo stesso Stato di Stefano Cucchi o di Santa Maria Capua Vetere. È stato difficile dopo Genova tornare a fare ‘istituzione’ e tradurre quella esperienza in istanza di diritti».

29 Nov, 2021

Verso le elezioni. Sfida tra civiche per Gualtieri. Caudo accelera e spiazza la sinistra

20 luglio 2021 – di Marina De Ganthuz Cubbe

Dopo la competizione per le primarie, nella coalizione di centrosinistra adesso è sfida tra civiche. Ieri è stata ufficializzata la nascita della lista Roma Futura battendo sul tempo quella che si chiamerà Sinistra civica ecologista. Due fronti uniti nel sostenere il candidato dem, ma intenzionati a raccogliere più consensi possibile per il proprio progetto: da una parte ci sono Giovanni Caudo (arrivato secondo alle primarie), Possibile Roma, Volt, Pop della consigliera Marta Bonafoni e Green Italia che con Roma Futura puntano «alla lotta alle diseguaglianze sociali territoriali e di genere, a rendere Roma sostenibile e capace di affrontare la sfida climatica nonché capitale europea del mediterraneo, della conoscenza e della cultura». In poche parole una lista civica «ecologista, femminista e di sinistra», gemella diversa della nascitura Sinistra civica ecologista che invece unirà Liberare Roma di Massimiliano Smeriglio e Amedeo Ciaccheri, Sinistra Italiana, Articolo uno, Stefano Fassina. […]

29 Nov, 2021

Bonafoni: due eventi per fare il punto sul G8 di Genova

16 luglio 2021 – di Redazione

“A vent’anni dal G8 di Genova, i temi politici sollevati dal movimento no global non hanno smesso di essere attuali, trovando nella pandemia da Covid-19 la conferma delle ragioni di una generazione che allora non era stata ascoltata – così spiega in una nota la capogruppo della Lista Civica Zingaretti alla Regione Lazio Marta Bonafoni – La globalizzazione delle disuguaglianze sociali, il rapporto sbilanciato tra finanza, economia reale e lavoro, lo sfruttamento delle risorse del pianeta concentrato nei Paesi del sud del mondo, il prezzo pagato dall’ambiente e dal clima a causa di uno sviluppo forsennato oggi entrato nel mirino della generazione dei Fridays For Future, non sono stati spazzati via dalle violenze della Diaz e di Bolzaneto: sono oggi al centro di vertenze sui territori e, in molti punti, delle agende politiche nazionali che in Europa si affacciano alla stagione del Next Generation Eu. Proprio per ragionare e dialogare insieme sull’eredità dei fatti del G8, sarò sabato 17 luglio nei giardini di Palazzo Giuliani a Labico per l’evento ‘Genova, 20 anni dopo. Un mondo diverso era possibile, oggi è necessario’, e lunedì 19 luglio al circolo cittadino di Latina per ‘Genova 2001-2021. Avere vent’anni, volevamo solo un mondo migliore’, per ricordare, ma anche per comprendere insieme il valore di un’agenda che è tutt’altro che scaduta e che chiede oggi l’impegno concreto della politica e delle istituzioni”.

17 Nov, 2021

Carceri senza mura

6 agosto 2021 – di Marta Bonafoni

Il carcere è uno spazio urbano.

Non so quante volte ci capiti di pensarlo ma è esattamente così: gli istituti di pena sono parte integrante delle città, anche se pressoché ovunque risultano sottratti – espulsi – dalla dimensione vitale metropolitana.

A Roma esistono tre carceri: quello storico di Regina Coeli, ospitato in un edificio della metà del ‘600 divenuto carcere alla fine del 1800, situato tre metri sotto lungotevere della Farnesina.Il carcere di Rebibbia, edificato negli anni ’70 già “fuori” dalla città, a est, in una Roma allora metà agricola metà industriale e oggi preda di cantieri, traffico e capannoni del gioco d’azzardo. Infine l’istituto di pena minorile di Casal del Marmo, eretto anch’esso negli anni ’70 in mezzo alla campagna romana e ancora oggi sommerso nell’Agro romano, nell’estrema periferia nord di Roma.

Tre carceri, tre caratteri distinti e distintivi della città, eppure in un dialogo sottilissimo con essa. Anzi, in una relazione pressoché inesistente con gli abitanti di Roma.

Se è vero che il carcere è spazio pubblico per eccellenza, perché ad esso è affidato il destino di una comunità serena e coesa, è altrettanto vero che del carcere e delle sue connessioni col governo delle città non si occupa praticamente nessuno e trovarne traccia nei programmi elettorali dei candidati sindaciè un’impresa praticamente impossibile.

Ho pensato a questa cosa qualche giorno fa, quando sono stata invitata a portare i saluti istituzionali della Regione Lazio alla discussione della tesi di laurea di Davide, detenuto dell’Alta Sicurezza di Rebibbia.

Sono entrata in carcere tante volte in questi anni da consigliera regionale, ma mai mi era capitato di presenziare all’atto finale di un progetto di alta formazione come quello, in questo caso portato avanti grazie all’università di Tor Vergata.

E’ stata una bellissima emozione, e una lezione ricca di spunti per il lavoro da intraprendere, a partire dalla città che dobbiamo costruire.

L’aula era telematica, fatta eccezione per quella della commissione presieduta dal professor Leonardo Becchetti. Noi eravamo tutti collegati dentro le finestre della piattaforma digitale: accanto a me sullo schermo c’erano alcuni docenti del corso di laurea di Davide, in un’altra finestra la compagna ed il figlio, in un’altra ancora il padre, collegato da casa e palesemente frastornato da quella “cerimonia” così speciale e forse mai neppure immaginata.

A un certo punto l’agente ha fatto entrare Davide e così nella stanza grigia di Rebibbia ha fatto ingresso lui, camicia azzurra, barba curata. Ha prima salutato i suoi genitori “che belli che siete!” e poi il professore.

Davide ha deciso di laurearsi in microeconomia con una tesi sul valore del lavoro in carcere: valore per il detenuto e la sua dignità, valore per la società a cui il detenuto verrà restituito alla fine della pena “perché senza lavoro le recidive sfiorano il 70% dei casi”.Durante la discussione ci ha parlato dei pochi esempi riusciti di avviamento al lavoro di detenuti ed ex detenuti, ma ha insistito ancor di più sui troppi ostacoli che ancora ci sono sulla strada del “recupero del reo”. “Ostacoli burocratici”, e poi – tantissimi – gli ostacoli dettati dal pregiudizio “fuori dal carcere”, da parte della società civile e dal mondo delle aziende.

“Un sistema concepito come chiuso” che quindi fa mille volte più fatica ad entrare in relazione con il “fuori” una volta che si presenta l’opportunità di farlo. Parole semplici e pesanti come pietre per chi quel sistema lo aveva persino immaginato in osmosi con lo spazio esterno nella riforma penitenziaria del 1975.

Alla fine il professor Becchetti ha pronunciato la consueta frase: “Con il potere conferitomi la dichiaro dottore in Economia e Management  col punteggio di 110 punti”. Ha preso anche la lodeDavide.

Una “promozione a pieni voti” che la politica continua a vedere lontanissima quando si tratta delle politiche per il carcere.

A partire dalla relazione che gli istituti possono e debbono avere con la città in cui sorgono.

Espulsi in periferia con la loro devianza, i ristretti sono alla fine dei conti paragonabili ai tanti “ultimi” che in questi anni le metropoli italiane e Roma in primis hanno rigettato sempre più lontano dal centro.

Rendendo le periferie geografiche della città periferie sociali ed esistenziali.

Eppure investire sullo scambio dentro/fuori, immaginare il lavoro come leva principale di questa relazione insieme alla salute, alla casa, alla formazione, alle interazioni col territorio, non sarebbe soltanto la via maestra per rispettare l’articolo 27 della Costituzione, ma anche il modo più certo per restituire senso alla parola “sicurezza”, che è sempre la presa in carico dei bisogni e delle responsabilitàdell’individuo all’interno della comunità in cui vive. Nel caso dei detenuti e delle detenute prima dentro le carceri, quindi nel territorio a cui vengono restituiti.

Oggi le carceri italiane sono tutt’altro: sulla relazione ha prevalso la cultura della separazione e dell’isolamento. Con evidenti svantaggi per tutti i soggetti coinvolti: la popolazione carceraria (fatta di detenuti ma anche di polizia penitenziaria, operatori e dirigenti), il sistema giustizia e l’equilibrio dei quartieri in cui gli istituti sorgono, divenuti paradossalmente cattedrali della paura anziché della rassicurazione sociale.

Così oggi ci capita di vedere e sentire le persone che vivono la condizione detentiva soltanto quando per protestare salgono sui tetti, o battono le sbarre delle finestre, o urlano dalle loro celle. Ma a quel punto la città è già chiusa in casa a difendersi da un’istituzione nata invece “a difesa”. Senza la conoscenza e con la separazione, difficilmente si riuscirà a superare una contraddizione così profonda.

Chi si candida a guidare le città, insiemeagli altri ordini di governo, dovrà avere questo coraggio: il coraggio di scommettere su spazi ibridi dove carcere e libertà si incontrino, per rafforzare la democrazia.

A partire dagli spazi urbani.