Top

11 Apr, 2017

Sanità, abbattimento liste d’attesa ultima tappa di una rivoluzione fatta passo dopo passo

Una rivoluzione fatta di piccoli passi, quella messa in campo dalla Regione per restituire alla Sanità del Lazio dignità ed efficienza. Oggi la presentazione del Piano per il governo delle liste d’attesa ne è una tappa importantissima, proprio mentre i miglioramenti sui servizi e sulla loro accessibilità, che pur si sono riscontrati in questi anni, faticano ad essere percepiti e vissuti dai cittadini.” Così in una nota Gino De Paolis, Marta Bonafoni, Daniela Bianchi, Rosa Giancola e Riccardo Agostini, consiglieri Mdp alla Regione Lazio.

“Un nuovo sistema, monitorato in ogni sua fase, in cui novità strutturali e un investimento pari a 10 milioni di euro consentiranno di smaltire le attese accumulate fin ora e di non averne più nel futuro.

In primo luogo vale la pena sottolineare alcuni aspetti centrali del provvedimento: sarà il medico ad indicare il grado di urgenza e a procedere alla prenotazione per la prestazione una volta avvenuta la presa in carico del paziente, saranno assicurati esami entro dieci giorni dalla prenotazione per otto specifiche visite ecografiche e tre visite specialistiche, vi sarà una sperimentazione di ambulatori aperti per visite in giornata, ma anche tante novità per l’intramoenia. Il decreto stabilisce infatti che laddove le attività istituzionali superino i tempi attesa dalle classi priorità, si andrà all’interruzione della libera professione, che verrà riattivata nel momento in cui questi tempi istituzionali scenderanno. Si provvederà inoltre a dare attenzione alla prossimità dei luoghi dove svolgere le prestazioni richieste, onde evitare quelle migrazioni per sanità tanto disumane.

Accanto a questo una nota di innovazione è rappresentata dalla Applicazione per cellulari, che ogni cittadino può scaricare per ottenere puntuale informazione sui pronto soccorsi più vicini, sull’attesa prevista in base al codice dei pazienti presenti in quella struttura e informazioni preziose su ambulatori e case della salute in grado di dare l’assistenza necessaria.

Mentre ci si avvia verso l’uscita dal commissariamento, ecco quindi un provvedimento su cui questa amministrazione ha lavorato da anni: occorre continuare il gioco di squadra che ha coinvolto direttori Asl, sindacati e le associazioni di medicina generale per rimettere al centro il cittadino, l’aspetto umano a dispetto della burocrazia e rilanciare con forza il servizio sanitario pubblico. Una strada ancora lunga da percorrere, ma che ci vede sul binario giusto per accelerare.

11 Apr, 2017

Premio Giubileo 2016 per l’informazione del Lazio

Venerdì 12 maggio 2017, ore 9.30
Sala Walter Tobagi – FNSI
C. So Vittorio Emanuele II, 349

Premio Giubileo 2016 per l’informazione del Lazio
“Comunicazione,accoglienza e fiducia nel racconto dei media”

Programma

In un conteso segnato dall’incertezza, i media,anche locali, hanno la responsabilità di fornire strumenti di lettura, interpretazione e comprensione della realtà che riducano la diffidenza e la paura sociale, aumentando la percezione d’incertezza che caratterizza questo tempo.

Gli atteggiamenti e i comportamenti “verso l’altro”, in particolare se diverso da noi, sono sempre più determinati dal tono e dai contenuti dei messaggi comunicativi e informativi che riceviamo dai media (tradizionali o innovativi) che, viceversa, indulgono ad una drammatizzazione della cronaca e del racconto.“Comunicare speranza e fiducia”, l’esortazione di Papa Francesco, alla base del messaggio della 51ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali, ha riproposto un tema che “ingaggia” la coscienza e la professionalità di operatori e protagonisti della comunicazione e della informazione che, nelle ormai molteplici accezioni, costituiscono un “fattore critico” per una società che deve guardare con fiducia a fenomeni quali l’integrazione e il multiculturalismo:una società che vuole avere un futuro non deve rinnegare i valori della speranza, della solidarietà e dell’ accoglienza.

Un esempio sotto gli occhi di tutti è rappresentato dal tema delle migrazioni, una emergenza sociale che ogni giorno, senza soluzione di continuità, domina i flussi informativi, prevalentemente con toni e contenuti tali da generare sempre più diffidenza quando non allarme sociale: il fenomeno immigrazione, argomento centrale dell’informazione e della comunicazione del nostro tempo, viene trattato infatti con toni sempre più allarmistici sui giornali e in tv e l’intolleranza aumenta sui social.

Un “fenomeno” segnalato anche dall’Agcom che ha invitato a ” rivolgere particolare attenzione alla modalità di diffusione di notizie e di immagini sugli argomenti di attualità trattati avendo cura di procedere ad una veritiera e oggettiva rappresentazione dei flussi migratori, mirando a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno dell’hate speech, contrastando il razzismo e la discriminazione nelle loro espressioni mediatiche”.

Le precedenti considerazioni costituiranno il filo conduttore dell’incontro di riflessione che farà da cornice, il prossimo 12 maggio 2017 ,alla Cerimonia di consegna dei riconoscimenti del Premio per l’informazione del Lazio “Giubileo 2016”promosso dal Corecom Lazio in collaborazione con il Vicariato di Roma. L’incontro, organizzato in collaborazione con l’“Associazione Forum Cultura, Pace e Vita” vuole rappresentare l’occasione per approfondire tali argomenti attraverso un’approfondimento di tematiche quali la correttezza, l’etica e la trasparenza della comunicazione, il pluralismo e l’equilibrio informativo con particolare riferimento alla rappresentazione dei flussi migratori e della diversità.

11 Apr, 2017

X Municipio, la nascita del Comitato promotore di Art. 1 – Movimento democratico e progressista è un valore aggiunto per il territorio

“E’ una buona notizia la costituzione, nel X municipio, del Comitato promotore di Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista. Siamo convinti che la formazione di un soggetto politico plurale, che nasce grazie al contributo di cittadini, reti civiche e associazioni che hanno deciso di impegnarsi in questo progetto, non possa che rappresentare un valore aggiunto per il territorio. Questo perché Ostia e il suo entroterra hanno dimostrato più volte che è possibile rialzare la testa grazie all’impegno civico e alla partecipazione. Un impegno che vuol dire per il X municipio tante cose: dalla lotta alla criminalità organizzata alla riqualificazione urbana, dalle politiche socio abitative agli spazi pubblici per i giovani e la cittadinanza. C’è ancora tanto da fare e molto su cui lavorare, ma partire da un soggetto politico che dal basso guarda a sinistra ci sembra un buon modo di proseguire”.

11 Apr, 2017

La Ru486 nei consultori e la salute delle donne

Proprio ieri la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi alla Pisana ha deciso di fare un consiglio straordinario sulla sanità il prossimo 26 aprile.

La richiesta si è levata dai banchi della destra, infuriata in questi giorni per la decisione di #Zingaretti e sui non obiettori del San Camillo e sulla sperimentazione dell’RU486 nei consultori.

In questo bell’articolo di Cecilia D’Elia un bel po’ delle solide argomentazioni che porterò in aula anche io, tra due settimane.

10 Apr, 2017

A quando la bonifica del Parco di Centocelle?

Alla vigilia della manifestazione di domani in Campidoglio, promossa dal Coordinamento popolare Parco Archeologico Centocelle Bene Comune, abbiamo depositato oggi in Consiglio regionale un’interrogazione per chiedere al presidente della Giunta e agli assessori competenti quali iniziative intendano prendere nei confronti di Roma Capitale per avviare gli interventi di bonifica delle zone interessate dall’inquinamento, così come previso da un’ordinanza della sindaca Raggi.
Nonostante le ripetute denunce e sollecitazioni degli abitanti di quel quadrante, infatti, l’ordinanza capitolina emanata nel febbraio scorso non è mai stata applicata e tutt’oggi un’ampia zona del Parco è interessata dalla fuoriuscita di emissioni gassose dannose per la salute, provocate dalla combustione dei rifiuti interrati. Alla luce di questo, l’interrogazione chiede inoltre che la Regione Lazio solleciti l’Arpa a compiere ulteriori indagini ambientali, con particolare attenzione al suolo e alle falde acquifere, e indagini epidemiologiche per rassicurare la popolazione residente nelle aree limitrofe al Parco di Centocelle.
Di rischi per la salute parla anche una recente informativa diramata dalla Protezione Civile dove si fa presente che per motivi di ‘sicurezza e incolumità pubblica’ viene predisposta la chiusura di parte del Parco di Centocelle. Ci sembrano elementi sufficienti per chiedere subito un’immediata bonifica.

10 Apr, 2017

Mafie, i sindaci Cinquestelle disertano la Commissione

Venerdì a non presentarsi era stato il sindaco di Civitavecchia Antonio Cozzolino, oggi il forfait all’ultimo momento lo ha dato invece Fabio Fucci sindaco di Pomezia.

La Commissione consiliare speciale sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata nel territorio regionale del Lazio sta conducendo da settimane un giro di audizioni con i sindaci del nostro territorio, in particolare quelli che governano Comuni sensibili alle infiltrazioni criminali e all’insediamento mafioso. Agli appuntamenti – finalizzati all’ascolto e ispirati a un atteggiamento di collaborazione interistituzionale – si stanno presentando tutti, sindaci di centrodestra e di centrosinistra anche delle province più lontane da Roma. A disertare la commissione sono stati invece finora, con nostra somma sorpresa, proprio i sindaci di quelle città governate dal Movimento Cinque Stelle.

Probabilmente una coincidenza frutto del caso, ma che – a maggior ragione su un argomento quale quello della legalità – si fa notare parecchio.

A noi non resta che auspicare a questo punto un rapido riallineamento delle agende dei sindaci Cozzolino e Fucci alle convocazioni della commissione regionale antimafia.

10 Apr, 2017

Il “forgotten man”: quando il risentimento diventa populismo

Ezio Mauro, La Repubblica

Come se fossimo entrati all’improvviso dentro un quadro notturno di Hopper, bisogna sbirciare ogni tanto quell’uomo col cappello in testa e il bicchiere tra le mani sul bancone del bar, che è venuto a sedersi sullo sgabello di fronte, da solo sotto la luce al neon. Non parla, rimugina. Si capisce che ha un pezzo robusto di vita alle spalle, ne ha viste tante, per arrivare stanotte fin qui deve aver superato ogni illusione consumando qualsiasi speranza.

Non crede più in nulla, anzi sta in guardia, come se gli avessero tolto qualcosa: potrebbe raccontarlo ma preferisce che ognuno si faccia i fatti suoi, il suo silenzio magari farà sentire in colpa il resto del mondo. Eppure, perché ci sembra di averlo già visto? Perché è la nuova figura politica universale che attraversa l’Occidente dall’America all’Europa, il risentimento che ovunque si mette in proprio, la rabbia sociale che dappertutto si fa politica, l’outsider che infine prende il potere: o forse no, ma a lui basta aver scalciato l’establishment, buttandolo giù dal trono. Il risentimento è appagato: per il resto, si vedrà.

Poiché non abbiamo un nome nuovo, per descrivere quest’ultima creatura della mondializzazione usiamo vecchie categorie che hanno contrassegnato fenomeni antichi, antipolitica, contropolitica, ribellismo, populismo. Ma invece quel che accade è figlio legittimo della postmodernità, anzi del suo Big Bang finale tra la società aperta come mai avevamo conosciuto e la crisi più lunga del secolo.

Ad una ad una, come dopo i terremoti, cadono le vecchie case della politica novecentesca – i partiti – si spalancano i grandi contenitori culturali di tradizioni e di valori, come destra e sinistra, ripiegano e si confondono le stratificazioni sociali che davano identità collettiva, coscienza di classe, appartenenza, con un disegno di società che concedeva una dinamica interna e contemplava il conflitto.

Tra le macerie, cammina lui: il forgotten man, scartato nella crescita, ferito con la crisi, deluso dalla rappresentanza. Poiché ciò che è accaduto nell’ultimo decennio ha fiaccato le istituzioni, ha reso impotenti i governi, ha allontanato gli organismi internazionali e ha finito addirittura per indebolire la democrazia, il forgotten scopre che nell’improvvisa fragilità del sistema la sua rabbia può diventare un surrogato della politica, potente. Non riesce a proporre soluzioni, a disegnare progetti e a farsi governo.

Ma basta per presentare a chiunque il saldo di tutto ciò che non va, per chiedere conto di un mondo fuori controllo, per dare una colpa universale alla classe generale che ha esercitato il comando fino ad oggi, chiudendosi in se stessa per tutelarsi autoriproducendosi. Il risentimento non è in grado di fare una rivoluzione, creando una nuova classe dirigente.

Ma è capace di realizzare la delegittimazione di un potere debole svuotandolo, per poi affidare l’energia degli istinti a chi vuole rappresentarla incarnandola in una performance elettorale. Gli istinti naturalmente non governano: ma questo è un problema di domani, intanto oggi si scalcia.

Che cos’è tutto questo? Marco Revelli, che unisce da anni nei suoi studi la scienza della politica con l’indagine sociale, lo chiama “Populismo 2.0″ nel suo ultimo saggio Einaudi, dando una declinazione modernissima a una storia ricorrente, ogni volta che un leader cerca il cortocircuito del rapporto diretto con i cittadini esaltati a popolo mentre vengono ridotti a folla.

Ma se un tempo si presentava come malattia infantile del meccanismo democratico nascente, una specie di ribellione degli esclusi, oggi il populismo testimonia invece la patologia senile di una democrazia estenuata e svuotata da processi oligarchici, e diventa una rivolta degli inclusi, che avvertono la vacuità di questa inclusione inconcludente.

Il populismo dunque ritorna come sintomo di un indebolimento dell’organismo democratico, una febbre della rappresentanza malata. Abbiamo detto che il fenomeno è ricorrente. Ma oggi per Revelli siamo davanti a un populismo di terza generazione dopo l’esperienza russa dell’Ottocento, il qualunquismo italiano del dopoguerra: alla crisi della democrazia si unisce una crisi sociale che declassa il ceto medio, atomizza l’universo del lavoro, inverte l’ascensore sociale.

Il risultato è una rottura non tanto nel linguaggio politico – come si dice di fronte al politicamente scorretto – ma nel codice di sistema fin qui riconosciuto da maggioranze e opposizioni, con la parlamentarizzazione del consenso. Il parlamento viene anzi contrapposto alla piazza, le istituzioni vengono denunciate come la cattiva politica che le deforma, come se il contenitore fosse responsabile del contenuto e la regola dovesse dividere la colpa con chi la viola, per accrescere la feroce gioia del rogo iconoclasta che brucia senza distinguere.

Una rivolta della plebe, l'”oclocrazia” evocata da Polibio “quando il popolo ambisce alla vendetta”? Ma la massa oggi in movimento, avverte Revelli, è stata a lungo un anello forte del sistema, fattore di consenso e stabilità, altro che plebe. Scopriamo che i vituperati partiti erano “banche dell’ira”, come le chiama Peter Sloterdijk, che la intercettavano, le davano un segnale di riconoscimento e la trasponevano dentro contenitori programmatici e ideologici, convogliandola in un progetto che la decantava nella nobiltà della politica.

Oggi la rabbia sociale è allo stato brado, i nuovi leader politici si limitano ad alimentarla per cavalcarla, pensando che la materia sociale incandescente convenga per radicalità, e dunque meglio usarla come politica primordiale, rinunciando a raffinarla.

Più che a un movimento e tantomeno a un partito, siamo davanti a uno stato d’animo (e infatti parliamo di istinti e risentimenti), a un’espressione senza forma del disagio, alla manifestazione di visibilità degli invisibili: con la retorica del “popolo”, del “basso contro l’alto”, del “tradimento’ da parte delle élite, che mette anche i non poveri nella condizione psicologica di depredati, dunque di offesi, comunque di vittime, di umiliati perché esclusi, ostacolati, impediti e marginalizzati.

È la strutturazione drammaturgia di una nuova forma di conflitto politico-sociale, o addirittura culturale, vissuto come morale, dunque totale. Naturalmente il neopopulismo non è in vitro, perché ha bisogno di un ambiente storico-politico talmente particolare da risultare eccezionale e oggi lo trova nell’emergenza conclamata di tre crisi congiunte, quella economica e del lavoro, quella migratoria, quella del terrorismo jihadista. Un fenomeno da passaggio di secolo, dice Revelli, esattamente come il neoliberismo in cui si specchia simmetricamente, entrambi trasversali, impermeabili e universali.

Ovviamente tutto questo è esploso come un bengala sotto gli occhi impreparati del mondo con l’elezione di Trump, che infatti subito dopo il trionfo non ha ringraziato il Paese, l’establishment o il partito ma esattamente lui, il forgotten man, portandolo a capotavola della sua avventura.

Non solo il popolo delle campagne e gli hillbilly delle terre alte, ma un popolo disperso che per il 75 per cento denuncia il peggioramento della sua vita negli ultimi decenni e tuttavia segue il piffero di un miliardario perché più della differenza sociologica e della diffidenza ideologica pesa la dipendenza “etologica” che Revelli spiega così: un meccanismo del riconoscimento che nasce dai segni elementari, dai gesti, dai suoni e dai colori, dai modi e dalle reazioni che garantiscono nel leader la tenuta dell’odio della base, la sicurezza nell’opposizione al sistema, la comunanza nell’alterità.

A questo punto bisogna cercare i tratti comuni tra Trump e la Brexit (con i beneficiati della new economy che votano in massa per il “remain”, mentre i naufraghi della globalizzazione fanno il contrario), con la Francia di Marine Le Pen che sostituisce un neosciovinismo sociale al nostalgismo vichysta del padre, col muro sovranista di Orban in Ungheria, con gli umori neri dell’AfD in Germania, per affacciarsi infine alla fabbrica italiana di tutti i populismi.

Revelli ne identifica tre, tralasciando la virata di Salvini dall’indipendentismo padano al nazionalismo xenofobo di imitazione lepenista. Quello anticipatore di Berlusconi, una sorta di populismo geneticamente modificato dal peccato originale dell’incrocio con l’azienda, che lo trasforma in eroe teleculturale con un partito istantaneo per una “politica dell’immediato”, coprendo con la vernice moderata un’anima di destra radicale e ideologica.

Quello di Grillo, un cyberpopulismo che, dopo il declino della tv, ibrida la politica con la retorica della rete intervallata dai “V-day” nelle piazze, dove le invettive sovrastano un modello culturale intermittente e balbettante. Quello di Renzi, post-ideologico, post-novecentesco e post-identitario, pencolante tra la tentazione della lotta e la seduzione del governo, col risultato di scolorire i colori della sinistra nell’indistinto democratico di un partito-nazione.

Questo record italiano è il risultato dell'”età del vuoto”, come la chiama Revelli, che porta al grado zero della semplificazione politica, riassumibile in un “vaffa”, una ruspa, la parola rottamazione.

È un vuoto che riguarda soprattutto la sinistra, assimilata in un pensiero unico che non prevede un’obiezione culturale, spingendo la rabbia del forgotten a credere che un’alternativa sia possibile solo fuori dal sistema: mentre in realtà la vera alternativa nasce in questi mesi nella destra populista, che attacca il pensiero liberale, il concetto stesso di Europa e di Occidente.

Ci dev’essere il modo di parlare a quell’uomo che sta nel bar da solo, prima che arrivi Trump a portarselo via. Ci dev’essere un

pensiero democratico in grado di convincere l’operaio col casco giallo davanti a un grattacielo a Londra, che nello schermo della Bbc spiega il Brexit con un semplice gesto della mano: “Quelli lassù hanno votato per restare nella Ue, noi quaggiù per uscire”.

09 Apr, 2017

Commissione antimafia

Giovedì 11 maggio 2017, ore 15.00
Sala Di Carlo

Audizioni in merito alla situazione della sicurezza pubblica, con particolare riferimento alla eventuale presenza di organizzazioni criminali nel territorio comunale.

  • Ore 15: Fabio Fucci, Sindaco Comune di Pomezia
  • Ore 16: Antonio Cozzolino, Sindaco Comune di Civitavecchia