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Non bastava il caso dell’immobile di via della Lungara a gettare l’allarme sulla chiusura di presidi insostituibili a Roma per le donne. Dopo l’ipotesi di sfratto della storica Casa delle donne, adesso è la volta dello spazio sociale che dal 2008 è gestito da Lucha y Siesta. L’immobile, che secondo voci ricorrenti la proprietà Atac Spa vorrebbe vendere, negli anni è diventato un luogo di orientamento, ascolto e accoglienza per le donne in difficoltà, oltre che un presidio di aggregazione permanente.
Un’esperienza così non può chiudere i battenti tra il silenzio generale.
Dal canto nostro, come Regione Lazio, ne abbiamo colto il valore, finanziando le attività di presa in carico e l’autonomia delle donne vittime di violenza con il bando per l’inclusione sociale e con un altro bando rivolto rivolto alle associazioni che si occupano della promozione e del rispetto delle differenze di genere.
Proprio per questo, considerandone il valore sociale e l’esperienza consolidata, l’assessora alle Politiche sociali Rita Visini, ha inviato oggi una lettera all’assessora Baldassarre, per chiedere rassicurazioni sul proseguio di questa esperienza.
 Mi auguro, pertanto, che si congeli ogni decisione su un’ eventuale vendita dell’ immobile e che si ottengano risposte immediate a tutela delle attività svolte. Si tratta di un atto dovuto per evitare che a Roma e alle donne venga inferto un ulteriore colpo.
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