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22 Set, 2017

La PL contro l’omotransfobia nasce dall’esigenza di rilanciare politiche sociali e dall’impulso del Mieli

Gaynews.it

Non ce la farà, con tutta probabilità (anche se forse sarebbe meglio dire certezza) a concludere positivamente il suo iter la legge nazionale contro l’omotransfobia. Altre priorità, altre urgenze che si è dato a quanto pare questo Governo. La non volontà concreta di riconoscere il bisogno di tutelare diritti negati e persone. In questo scenario, lo scorso giugno, alla Regione Lazio è stata presentata una proposta di legge regionale – quindi con altri ambiti di competenza e di intervento – contro contro atti discriminatori, vessazioni, se non proprio violenze psicologiche e fisiche contro le persone Lgbti.

Tra i depositari di questa proposta di legge c’è anche la consigliera regionale Marta Bonafoni alla quale abbiamo chiesto di fare un po’ il punto della situazione.

Com’è nata questa proposta di legge regionale contro l’omotransfobia?

È nata da una doppia esigenza: da una parte produrre un testo quadro che potesse mettere insieme e rilanciare le politiche che già in questi anni abbiamo messo in campo con grande convinzione in Regione contro l’omotransfobia. Ad esempio la norma sui servizi sociali e approvata due anni fa, in cui tutti i servizi sono destinati a tutte le famiglie senza distinzione tra omogenitoriale o eterosessuale. C’è poi il più grande progetto contro l’omofobia nelle scuole messo in campo già dal primo anno dell’amministrazione Zingaretti o della legge contro il bullismo che richiama esplicitamente l’articolo 21 della Carta europea dei diritti dell’uomo e quindi le discriminazioni per orientamento sessuale o in ultimo i patrocini che non sono mai mancati al Pride come al Gay Village fino a quest’anno con l’inserimento di Roma e del Lazio nel pacchetto turistico nazionale e internazionale come città gay-friendly. L’esigenza è stata dunque quella di fare sistema di queste politiche. Per implementarle ha dato vita a questa proposta di legge quadro.

L’altro impulso ci è stato dato dalla grande spinta del circolo Mario Mieli e delle associazioni in considerazione della spinta culturale che può rappresentare una regione grande come il Lazio. Il tutto per sbloccare una legge nazionale contro l’omotransfobia, ancora in Parlamento e che purtroppo non muove i propri passi.

Quali sono i punti principali della proposta di legge?

La legge parla in egual modo di prevenzione e di contrasto e della presa in carico delle vittime dell’omotransfobia. Quando parliamo di prevenzione parliamo di scuola e formazione e pertanto una grande alleanza tra studenti – famiglie – docenti impegnati in corsi di formazione, progetti di sensibilizzazione, vere campagne contro la discriminazione, sugli stereotipi di genere e l’orientamento sessuale.

C’è poi il welfare e politiche del lavoro, il pari accesso, una modulistica che potrà sembrare banale sul come si viene nominati, ad esempio uomo – donna o cosa, si tace l’orientamento sessuale dal quale dipende anche il riconoscimento del proprio esistere e il diritto a essere ciò che si è. Centri di ascolto per le vittime, sulla falsariga di quello che la Regione sta facendo da anni contro la violenza sulle donne e poi per le politiche attive del lavoro garantire parità di accesso. La legge fa peraltro riferimento anche alla Regione e ai dipendenti regionali, guardando anche in casa propria.

Politiche attive che si concretizzano in una formazione adeguata sulla vigilanza rispetto alla possibilità e opportunità di poter fare carriera per le persone omosessuali, transessuali, di eguale retribuzione rispetto ai loro colleghi eterosessuali. C’è poi anche una parte dedicata alla responsabilità sociale delle imprese e un loro monitoraggio, su quelle laziali. Altrettanto importante è l’ambito socio-sanitario con servizi di integrazione letti e declinati in virtù della lotta all’omotransfobia. Infine il capitolo comunicazione e cultura.

Un articolo è dedicato al Corecom – organismo di controllo sulla comunicazione presente in Regione e prevista in tutte le Regioni – che può promuovere progetti e segnalare le emittenti che si distinguono per una buona informazione o, al contrario, per una cattiva informazione su questi tipo di temi. Quindi direi formazione, informazione sensibilizzazione e la prevenzione.

In cosa consisterebbe la modulistica per l’accesso al lavoro di cui parlava prima?

L’esempio cui ci siamo rifatti è quello di Facebook che al momento consente di segnarsi come “uomo”, “donna” o “altro”. Una questione su cui il Movimento “No Gender” – e che è un altro elemento di allarme che ci ha spinto a depositare questa proposta di legge – sta partendo con una iniziativa dal nome Il bus della libertà dove anche la modulistica sarà oggetto di interesse. Una campagna contro la libertà di orientamento sessuale e di scelta e che individua in questo aspetto dei problemi dal loro punto di vista. Questa estate si sono verificati diversi casi di strutture turistiche che non hanno ricevuto coppie gay e qui si rientra nel campo del monitoraggio che magari consentiranno una premialità alle imprese cosiddette virtuose. Ad esempio la partecipazione o meno a un bando.

Secondo lei questa proposta di legge nel suo iter sarà oggetto di ostruzionismo da parte dell’opposizione?

C’è una certezza, non c’è un timore! Viviamo tempi di regresso, di paura del diverso e invece di impegnarci a valorizzare le differenze e renderle parte comune cisi chiude nelle certezze che vacillano. C’è stato, da questo punto di vista, un discorso di grande schiettezza con il movimento lgbti e reciproca. Si tratta di una legge depositata lo scorso giugno e per la quale si può dire che non vedrà la conclusione del proprio iter in questa legislatura che si concluderà nella prima metà del 2018. La scommessa su cui punteremo da autunno è l’apertura dei tavoli di partecipazione che a partire da questo testo di legge possano rendere la proposta più ricca e completa. Credo che dovrà essere tra i punti prioritari della prossima legislatura, tanto più che con certezza che il Governo non avrà legiferato. Altrettanto certamente troveremo ostacoli molto ideologici, poco informati e diretti da una ben organizzata ideologia “No Gender” che ha i suoi addentellati nelle istituzioni.

In parlamento giace, come detto, la legge nazionale contro l’omotransfobia. Se questa proposta di legge regionale venisse approvata potrebbe rappresentare uno stimolo per l’approvazione di quella nazionale?

Se approvata, noi ovviamente agiteremo la legge regionale. Un tentativo che vogliamo fare da subito, dialogando con il livello nazionale, in particolare con i tavoli di partecipazione di fare sia da pungolo per quella nazionale ma con una nostra legge messa in sicurezza, in quanto si chiedono solo deleghe regionali che evitano l’attesa di una legge nazionale senza la quale quella regionale non può essere operativa. L’approvazione significherebbe ridare forza a un intero movimento che continua a farsi sentire fuori ma che non trova una voce forte all’interno delle aule parlamentari.

Altre regioni vi hanno chiesto informazioni su questa proposta di legge per presentarne una propria?

Non in termini di consiglieri regionali, ma so che altri rappresentanti territoriali del movimento si sono incuriositi e vorranno fare la stessa operazione nelle loro regioni di appartenenza. D’altronde penso che anche questo sarà il valore aggiunto dei tavoli di cui parlavo prima, per aprirsi al confronto anche con altre regioni.

Perché, secondo lei, nel nostro Paese è così difficile approvare una norma che tutela le persone lgbti e punisce invece chi viola i diritti di queste persone soprattutto quando questo ostruzionismo proviene non da aree politiche di centro destra, bensì dalla sinistra stessa?

Questa è la domanda delle domande… Quando sono entrata in politica, non pensavo di incontrare un tale livello di barriera rispetto a certi temi. Da una parte c’è l’egoismo, il nichilismo, cifre del nostro tempo trasversali nel rapporto con tutti i diversi: migranti rifugiati, donne. La fragilità economica del nostro Paese è diventata anche culturale e di tenuta democratica e d’altra parte c’è una politica che ha smesso di avere un ruolo di progresso dell’intera società ponendosi di fatto dall’altra parte della barricata rispetto alla politica degli anni, quella dei diritti conquistati delle donne, del sistema sanitario, di un percorso in salita per i diritti. Oggi quella salita la fanno chi cerca di difendere quei diritti acquisiti e di affermarne di nuovi. Solo con un grande lavoro di rete fra i pezzi di società sia dentro sia fuori dalle istituzioni si potrà avere una chance. Personalmente in questo momento non sono ottimista, trovo che c’è una bella effervescenza ma che dall’altra parte non c’è quel livello di mobilitazione e dialogo con le istituzioni che riesca a fare andare a dama certe battaglie che possono rappresentare una vittoria per tutti, perché è bene ribadirlo non si tolgono diritti ma se ne aggiungono.

17 Mag, 2016

Giornata mondiale contro l’omofobia, Arcigay: “In un anno almeno 104 episodi”

Susanna Picone, FanPage

Il report stilato da Arcigay in occasione della Giornata internazionale contro omofobia, transfobia e bifobia che si celebra il 17 maggio in tutto il mondo: “Di omofobia e transfobia in Italia si muore ancora”.

Nel report stilato da Arcigay in occasione della Giornata internazionale contro omofobia, transfobia e bifobia che si celebra oggi, 17 maggio, in tutto il mondo, compaiono 104 episodi di omotransfobia. Il report si basa sul monitoraggio delle fonti giornalistiche e riporta quindi solo avvenimenti registrati in Italia e segnalati sui media nel periodo compreso tra il 17 maggio 2015 a oggi.

Per questo, secondo quanto denuncia l’associazione, il numero degli eventi intercettati rappresenta solo la punta dell’iceberg del fenomeno. Per Gabriele Piazzoni, segretario di Arcigay, in Italia si omofobia e transfobia si muore ancora: “Lo testimoniano i due omicidi e i due suicidi che compaiono nel rapporto, assieme a tutti gli altri sommersi, invisibili. Non solo: le persone lgbt sono socialmente fragili, esposte a pericoli peculiari della loro condizione.
Le persone omosessuali e transessuali sono bersagli privilegiati di rapine, pestaggi, stupri. Inoltre, gay e lesbiche quando non visibili diventano bersagli di ricatti ed estorsioni. E, come le persone trans, sono di frequente fatte oggetto di derisione, di insulti, di limitazioni alle libertà personali, di discriminazioni, di bullismo a scuola, di mobbing sul lavoro”.

Non esiste un identikit dell’omofobo – Secondo l’associazione non è possibile fare un identikit dell’omofobo: “Nel nostro report ci sono omofobi appartenenti alla classe dirigente, politici, funzionari pubblici, commercianti, studenti, padri e madri di famiglia. Sono italiani o stranieri. E soprattutto sono giovani o vecchi. L’omofobia, insomma, non ha età, ruolo sociale, provenienza geografica, estrazione economica o culturale. È ovunque e colpisce le persone lgbt indistintamente, da sole, in coppia o in gruppo, nei luoghi affollati e in quelli isolati, di notte o in pieno sole”, spiega Arcigay. Ciò che chiede l’associazione è sicuramente una legge contro l’omotransfobia ma anche azioni culturali e di welfare per sgretolare il pregiudizio e sostenere le vittime. “Questo è l’auspicio che rinnoviamo in occasione della Giornata Internazionale e che consegniamo alle istituzioni assieme al pensiero per tutte le vittime. Anche per loro dobbiamo trasformare l’Italia in un Paese migliore”, ha detto Piazzoni.

“Ue si impegna in difesa dei diritti” – Intanto, alla vigilia della Giornata mondiale contro l’omofobia, il “forte impegno” dell’Unione europea in difesa della dignità e della parità di tutti gli esseri umani indipendentemente dai loro orientamenti sessuali è stato ribadito dall’Alto rappresentante Federica Mogherini. “L’Ue – ha detto Mogherini – rinnova il suo appello a tutti i governi del mondo per il rispetto dei diritti umani, per respingere l’intolleranza e promuovere la parità di genere. E rende omaggio a tutti coloro – difensori dei diritti umani, giornalisti, attivisti, organizzazioni della società civile – che si battono quotidianamente su questo fronte”.

02 Nov, 2015

Tavecchio omofobo e antisemita. Bufera sullo sport

Prima i calciatori di colore, poi le donne. Adesso gli ebrei egli omosessuali. Ci fosse da scherzare, e non c’è, si potrebbe -dire che Carlo Tavecchio abbia sostanzialmente esaurito il sebatoio delle argomentazioni razziste da bar. Siccome però il governo della più grande federazione sportiva italiana è argomenta serissimo, allora l’ennesima bufera che si abbatte sulla testa del presidente della Federcacalcio non può essere liquidata come si trattasse di una semplice gaffe.
Massimo Solari , l’Unità

29 Set, 2015

Gay, ennesima aggressione a Roma

“Ennesima aggressione a Roma, nella periferia nord, a Primavalle ai danni di un ragazzo gay. Ma ancora una volta la notizia si fa più grave per l’indifferenza delle persone che hanno assistito all’episodio. E’ questo che preoccupa maggiormente, perchè è la cifra di una società sempre più insofferente nei confronti delle diversità.” A dichiararlo sono Marta Bonafoni, Consigliera Sel alla Regione Lazio e Sara Graziani, Responsabile Politiche di Genere Sel Lazio, commentando la notizia data dal Gay Center.

“Ecco quindi che diviene ancora più insopportabile il modo con cui si criminalizzano iniziative come quelle dell’educazione alle differenze nelle scuole, da parte di gruppi non ben identificati, pronti financo a mistificare la realtà e creare un alone cupo su percorsi di sensibilizzazione invece fondamentali per i più giovani: discriminazione e razzismo sono tutte facce di un paese imbarbarito e non più in grado di ascoltare, riconoscere e rispettare il prossimo.

A questo le Istituzione non possono rassegnarsi. E’ evidente che quanto fatto fin ora non basta e che bisogna agire in fretta, senza se e senza ma, sul piano culturale da un lato e su quello normativo dall’altro. Diritti quindi, perché un paese civile da’ e garantisce piena cittadinanza a tutti, omosessuali compresi.”

18 Set, 2015

Omofobia, l’unica risposta è il riconoscimento dei diritti delle coppie gay

L’unica risposta alle provocazioni omofobe apparse su manifesti affissi a Roma è agire in fretta per riconoscere sacrosanti diritti alle coppie gay e lesbiche.

La nota positiva di questa vicenda è l’intervento immediato del Comune di Roma che si è subito attivato per la rimozione, ma resta l’esigenza di agire con concretezza sia sul piano culturale che su quello normativo. L’educazione alle differenze, l’abbattimento di muri insopportabili di intolleranza ed ignoranza, il riconoscimento e l’esercizio effettivo dei diritti sono la chiave per dare voce alla parte sana del paese che è decisamente la maggioranza e molto più avanti di coloro che con arroganza hanno invaso, tra l’altro in modo abusivo, i muri della città.

Su questo il Parlamento faccia la sua parte e si proceda con determinazione alla discussione della legge Cirinnà. Non è una questione di parte politica, è il Paese ad aver bisogno di passi avanti sui diritti civili.

13 Ott, 2014

Nelle scuole un piano contro omofobia e discriminazioni

In attesa di un impegno concreto a livello nazionale che si trasformi in legge contro l’omofobia, la Regione Lazio colma il vuoto e lancia all’interno di “Fuoriclasse” un progetto innovativo che realizza il più ampio piano in Italia contro l’omofobia e la transfobia nelle scuole.

50 scuole, 25 mila ragazzi e ragazze coinvolti in percorsi di formazione e comunicazione insieme a genitori e professori, anche attraverso i social network per combattere le discriminazioni e il bullismo omofobico.

L’approccio culturale puntato sulla prevenzione è quello vincente, che supera e va oltre la logica inutile e pedante basata su scontri ideologici, una logica “fuori dalla storia” come testimoniano gli ultimi sondaggi, con la maggioranza dell’opinione della società italiana ormai favorevole anche ai matrimoni gay.

Bene ha fatto il Vice Presidente e assessore alla scuola Smeriglio a costruire un bando finalizzato in particolare alla lotta all’omofobia. Benissimo il Presidente Zingaretti che ha sottolineato come non possa esistere la logica dei due tempi: diritti sociali e diritti civili devono viaggiare di pari passo specie in una fase di crisi economica. Questa campagna dimostra qual è la gerarchia di valori dell’amministrazione che guida la Regione Lazio, dove nessun cittadino può e deve essere più condannato ad avere paura solo per essere se stesso.

17 Mag, 2014

Giornata internazionale contro l’omofobia, un impegno da rinnovare tutto l’anno

E’ importante e significativo sottolineare oggi che la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, istituita dall’Unione europea nel 2007, ricorda il 17 maggio 1990 giorno in cui l’omosessualità fu depennata dall’elenco delle malattie mentali pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Molte cose certo sono cambiate in questi venticinque anni, ma non abbastanza: per rendere efficace quello che oggi rimarcano tutti, lo sforzo delle istituzioni e della società civile deve essere ancora più incisivo e concreto per far si che la lotta al pregiudizio sessuale sia prioritaria ogni giorno.

Lo stop agli opuscoli dell’Unar sull’educazione alla diversità, la reazione al libro della Mazzucco nel liceo Giulio Cesare, le scritte sui muri della Chiesa Valsese a Roma, sono il segno di come l’omofobia sia una questione terribilmente urgente e diffusa anche nella classe dirigente del Paese.

Per combatterla servono innanzitutto leggi nazionali, che puntino lo sguardo sugli autori dei gesti omofobi, e ancor più leggi di promozione dei diritti di tutti. In attesa di questo la Giunta Zingaretti certo non sta a guardare: l’accesso ai servizi socio-sanitari anche per le coppie dello stesso sesso e un serio lavoro sulla cultura e nelle scuole sono i pilastri del piano lanciato e sostenuto dalla maggioranza di centro-sinistra alla guida della Regione.

A partire dai piu’ giovani la lotta e’ quella contro lo stigma, ovvero l’educazione e la formazione. In tal senso sono molti efficaci le azioni e le risorse messe in campo che hanno coinvolto studenti di 40 scuole di diversi ordini, in tutte le province del Lazio.

Credo sia nostro compito lavorare per squarciare l’ipocrisia anche delle istituzioni che non possono muoversi solo sull’onda dei fatti di cronaca ma devono combattere l’immobilismo ed intervenire prima . Quello che mi auguro e per il quale m’impegnerò al massimo, è una società in cui l’omosessualità non faccia più notizia, dove la libertà di scelta di orientamento sessuale come di quello religioso sia il caposaldo del vivere insieme. Non un’utopia ma un modello di civiltà avanzata, moderna, aperta e inclusivo dove le differenze sono ricchezze e non elementi di discriminazione.

15 Mag, 2014

Le scritte sui muri della Chiesa Valdese offendono i valori democratici

Le scritte omofobe con aggiunta di svastiche, comparse sui muri della Chiesa Valdese di piazza Cavour sono da condannare con assoluta fermezza. Di nuovo siamo costretti a dichiarare su atti vili e squallidi che evidenziano chiaramente delle radici di intolleranza che devono assolutamente essere estirpate attraverso interventi di carattere culturale.

Quanto accaduto offende tutti noi e i valori democratici sui quali si fondano il nostro Paese e la Costituzione italiana. Alla Chiesa Valdese, da sempre attiva a favore del rispetto dei diritti civili, e a tutti coloro stati oltraggiati da tali scritte, la mia vicinanza e solidarietà.

29 Apr, 2014

Il mio libro messo all’indice

Ciò che scandalizza davvero di “Sei come sei” non è l’oscenità, ma proprio il contrario. Cioè l’assoluta normalità della famiglia di Eva, dei suoi genitori (due uomini), dei sentimenti che li legano fra loro e alla loro figlia. Voluta, cercata e amata. E la normalità del loro amore che risulta oscena a chi crede di poter stabilire quale amore è lecito e quale non lo è, quale insieme di persone può essere definito famiglia e quale non può. Anzi, non deve.
Leggi l’articolo

28 Apr, 2014

Liceo Giulio Cesare: intollerabile qualsiasi forma di censura omofoba e attacco al sapere

Tutta la mia solidarietà e il mio sostegno agli studenti e ai docenti del Liceo Giulio Cesare, vittime di una manifestazione omofoba e intollerante in pieno stile fascista

La scuola è stata infatti teatro di un’ “oscena” manifestazione di Lotta Studentesca che con lo striscione “Maschi Selvatici! Non checche isteriche”, ha protestato contro la decisione di alcuni insegnanti di suggerire tra le letture per il Ginnasio anche il romanzo “Sei come sei” di Melania Mazzucco.

Una dimostrazione d’intolleranza peggiorata dall’iniziativa di alcuni genitori che hanno denunciato i docenti per “corruzione di minori” per aver letto alcuni brani del libro in classe.

Credo sia inaccettabile permettere forme di contestazioni come queste che mettono in discussione due principi cardine della nostra democrazia: la libertà d’insegnamento e soprattutto la libertà di educazione fondata sul rifiuto dell’omofobia e la difesa delle differenze.

Su questi principi si sviluppa anche il lavoro avviato dalla Giunta Zingaretti nelle scuole, che ha inserito in modo strutturale la lotta all’omofobia e alla transfobia in tutti gli interventi di carattere formativo ed informativo che coinvolgono gli studenti della nostra Regione.

Un impegno che coinvolge studenti, docenti, educatori e famiglie che fa del rifiuto di ogni forma di discriminazione e dell’educazione alle differenze un vero punto di forza.