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14 Feb, 2014

Cie Ponte Galeria: il rimpatrio dei cittadini che si cucirono la bocca conferma la crudeltà di queste “carceri abusive”

Il peggior segnale che poteva arrivare dal Cie a poche ore dalla manifestazione di domani. Davvero un pessimo preludio, mentre movimenti e associazioni si stanno organizzando dietro lo slogan del corteo “Mai più Cie, chiudiamo Ponte Galeria” fatto mio anche nella mozione presentata in Consiglio regionale.

La notizia del rimpatrio nel loro paese per i 15 cittadini nordafricani, che a dicembre si cucirono le bocche in segno di protesta contro le condizioni in cui erano costretti a vivere, segna un’evoluzione tutta in negativo della questione Cie, sulla quale esprimo tutto il mio disaccordo e biasimo.

I protagonisti di quella dolorosa ed estrema protesta messa in atto per attirare l’attenzione del mondo al di la’ delle “porte ingiustamente serrate” del Centro, non solo non sono stati ascoltati, non solo non hanno ricevuto risposte concrete, ma vengono oggi rimpatriati senza nessuna considerazione del viaggio di dolore, sacrifici e pericoli che hanno dovuto affrontare per arrivare in Europa.

Neppure il gran clamore suscitato dal loro appello al Papa, neppure la considerazione in cui il Presidente della Repubblica Napolitano ha tenuto la loro lettera, sono riusciti a bloccare un tritacarne burocratico-legalitario, che incurante delle drammatiche storie personali di questi uomini e donne ingiustamente reclusi nei Cie, continua a trattarli alla stregua di pacchi postali da rispedire al mittente.

05 Feb, 2014

Al CIE di Ponte Galeria rassegnazione e attesa per le risposte del Governo

Con le bocche scucite, ma ancora con la disperazione negli occhi. Questa mattina sono tornata nel Cie di Ponte Galeria per accertarmi delle condizioni dei migranti trattenuti nel centro, ormai a tre giorni dalla sospensione della protesta che aveva visto nuovamente 13 ragazzi cucirsi la bocca, rifiutare i pasti e saltare le visite mediche contro la loro condizione detentiva.

La loro protesta si è effettivamente interrotta ma le loro condizioni non sono affatto migliorate e la loro denuncia non è affatto venuta meno. Sono stati loro stessi a confermarcelo: “Ci siamo scuciti la bocca perché sfiniti, stanchi, alcuni di noi anche malati. Ma abbiamo sospeso la protesta anche per via della nostra rassegnazione, perché nulla sta cambiando dentro il Cie”. “Chiediamo la grazia – ha sintetizzato uno di loro – ci aspettiamo l’intervento di Napolitano, un segnale da Papa Francesco”.

Anche al Cie tra l’altro l’alluvione ha lasciato il segno: sempre secondo i racconti dei ragazzi nei giorni scorsi l’acqua scendeva dal soffitto delle stanze e nei bagni c’era solo acqua fredda. Per il resto questa mattina al Cie la vita quotidiana degli 80 trattenuti (63 uomini e 17 donne) scorreva come da routine, tra convalide, colloqui, visite mediche. Una routine fatta però da sbarre e porte chiuse dietro le quali stazionano anche per mesi cittadini stranieri che spesso non hanno compiuto alcun reato.

Per questo sono uscita dalla visita di questa mattina ancor più persuasa dalla necessità di superare la legge Bossi-Fini e di chiudere i Cie, istituzioni detentive irriformabili. Rinnovo infine l’auspicio che la mozione già depositata in Consiglio Regionale e firmata da tutti i capigruppo di maggioranza arrivi al più presto all’attenzione e al voto dell’aula della Pisana anche in vista del corteo no Cie del 15 febbraio prossimo, manifestazione alla quale parteciperò anche io.

04 Feb, 2014

Migranti abbandonati nel Cara allagato. Presto il Garante regionale dei rifugiati

In 800, tra cui 80 minorenni, sono rimasti nel Centro senza luce, con cibo di fortuna e senza acqua potabile. Peciola (Sel): “Sono presenti mamme con bambini anche molto piccoli, che non possono rimanere nella struttura in quelle condizioni”. Bonafoni (Pl): “Giovedì legge in commissione alla Pisana” LE FOTO

Isolati e allagati. Così sono rimasti gli 800 migranti del Cara di Castelnuovo di Porto in questi giorni di maltempo. Strade bloccate da frane e smottamenti hanno reso per due giorni impossibile raggiungere la struttura Porto che sorge in una piana vicinissima al Tevere. E l’emergenza non è finita: oggi erano ancora visibili i segni dell’acqua sui muri e sono ancora in corso gli interventi di ripristino per i danni subiti. “E’ una situazione ancora molto precaria per i rifugiati e richiedenti asilo politico ed è in corso la riorganizzazione del funzionamento della struttura“, fa sapere Gianluca Peciola di Sel che oggi ha visitato il centro. Venerdì, con il nubifragio, la struttura si è completamente allagata (guarda le foto) e i migranti, tra cui 80 minorenni, sono stati costretti a scappare sui tetti. Molti di loro sono rimasti senza documenti.

SENZA SOCCORSI – “L’acqua – racconta la consigliera Marta Bonafoni (Pl) che ha raccolto alcune testimonianze – superava i sessanta centimetri d’altezza. Un fiume che ha allagato tutto: la mensa, le cucine, l’ambulatorio medico, gli uffici e tutti i locali destinati alle famiglie di richiedenti asilo – soprattutto quelle con bambini – ubicate al pian terreno. Chi era dentro – continua Bonafoni – non poteva uscire, e chi era fuori non poteva arrivare. Alcuni operatori hanno lanciato l’allarme ma secondo i loro racconti né la Protezione Civile né i Vigili del Fuoco sarebbero intervenuti fino alla sera, quando con un canotto sono state evacuate però solo 24 persone”.

Oggi manca ancora l’acqua potabile e con le cucine allagate sono stati garantiti solo pasti di fortuna. A denunciare la situazione erano stati i movimenti per il diritto all’abitare già venerdì. Giorno in cui uno degli operatori del centro è rimasto folgorato in seguito a un corto circuito.

SOVRAFFOLLAMENTO – “Come ho potuto verificare nel corso del sopralluogo – aggiunge Peciola – reso possibile grazie alla disponibilità della Prefettura nonostante il poco preavviso della visita, sono evidenti i segni del sovraffollamento e le stanze che ho potuto vedere sono in condizioni fatiscenti. Nel Cara sono presenti mamme con bambini anche molto piccoli, che non possono rimanere nella struttura in quelle condizioni, devono essere trasferiti in luoghi più adatti”.

IL GARANTE DEI DIRITTI DEI RIFUGIATI – Giovedì prossimo, fa sapere la consigliera Bonafoni, “in Commissione Politiche Sociali alla Pisana verrà discussa la legge sull’istituzione del Garante dei diritti dei rifugiati. Una figura che si occuperà anche di supervisionare le strutture destinate ad accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo della nostra Regione, accertando la loro idoneità e la loro rispondenza a tutti gli standard, di legalità e civiltà. Un importante collegamento tra le istituzioni e i centri che potrà scongiurare casi di silenzio assordante come quello del Cara di Castelnuovo di Porto”.

03 Feb, 2014

Rompere il silenzio intorno ai rifugiati del Cara di Castelnuovo di Porto

Da soli ad affrontare la grande piena, aiutati solo dagli operatori del Centro, fatti prigionieri come loro dall’alluvione di venerdì scorso. Il Cara di Castelnuovo di Porto sorge in una piana vicinissima al Tevere ed è destinato ad allagarsi ad ogni aumento di acqua. Venerdì mattina ospiti e operatori lo hanno constatato in diretta quando hanno trovato il pian  terreno della struttura, che ospita 750 persone (80 dei quali bambini), e tutte le vie d’accesso completamente allagate e impraticabili.

L’acqua – ci hanno raccontato alcuni di loro – superava i sessanta centimetri d’altezza. Un fiume che ha allagato tutto: la mensa, le cucine, l’ambulatorio medico, gli uffici e tutti i locali destinati alle famiglie di richiedenti asilo – soprattutto quelle con bambini – ubicate al pian terreno. Chi era dentro – ci hanno raccontato i presenti – non poteva uscire, e chi era fuori non poteva arrivare. Alcuni operatori hanno lanciato l’allarme ma secondo i loro racconti né la Protezione Civile nè i Vigili del Fuoco sarebbero intervenuti fino alla sera, quando con un canotto sono state evacuate però solo 24 persone.

Sempre secondo le loro denunce, ancora oggi nessuno sarebbe intervenuto ad aiutare ospiti e operatori, a liberare i locali dal fango e dai detriti, mentre manca l’acqua potabile e con le cucine allagate sono stati garantiti solo pasti di fortuna. L’alluvione è stata una catastrofe per tutta la nostra regione ed ha toccato gangli vitali come l’agricoltura, i trasporti oltre che la stabilità di intere aree. Non è pero accettabile che nella sciagura ci siano cittadini più sciagurati di altri come gli uomini e le donne del Cara. Anche in questo la Regione e la sua nuova maggioranza devono dare segnali di discontinuità.

In questa direzione un passaggio importante  è rappresentato dall’arrivo al voto giovedì prossimo in Commissione Politiche Sociali alla Pisana della legge sull’istituzione del Garante dei diritti dei rifugiati. Una figura che si occuperà anche di supervisionare le strutture destinate ad accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo della nostra Regione, accertando la loro idoneità e la loro rispondenza a tutti gli standard, di legalità e civiltà. Un importante collegamento tra le istituzioni e i centri che potrà scongiurare casi di silenzio assordante come quello del Cara di Castelnuovo di Porto.

27 Gen, 2014

Subito in Consiglio Regionale la mozione per la chiusura dei CIE

La notizia della nuova protesta partita nel Cie di Ponte Galeria, dove 13 persone provenienti da Lampedusa si sono cucite le labbra, mi addolora ma non mi sorprende. Gia’ sul finire dell’anno scorso avevamo avvertito di come la protesta sarebbe potuta riprendere da un momento all’altro, in assenza di novita’ per la condizione dei detenuti nel Cie.

Cosi’ e’ accaduto: a quanto apprendiamo infatti 7 dei ragazzi che si sono cuciti la bocca oggi sono gli stessi che hanno messo in scena la protesta che si e’ tenuta pochi giorni prima di Natale.
E’ una volta di piu’ grave che, per ottenere di nuovo attenzione, dei ragazzi rinchiusi all’interno di quella struttura debbano esternare una richiesta d’aiuto attraverso gesti clamorosi come il cucirsi le labbra e rifiutare il cibo. E dover tornare a farlo per chiederci di intervenire subito.

Nel mio sopralluogo di dicembre scorso ho constatato che in quel luogo le condizioni di vita sono inumane e ho subito presentato una mozione, sottoscritta dalla maggioranza tutta. Nel documento si chiede al Governo la radicale modifica delle norme su l’immigrazione con il definitivo superamento della legge Bossi-Fini, e per quanto riguarda “La Lampedusa della Regione Lazio” di operare un monitoraggio per garantire ai migranti trattenuti condizioni di dignità, di rispetto del diritto alla difesa legale e alla salute ma anche l’impiego di risorse per evitare ulteriori motivi di sofferenza.

Inoltre, si chiede formalmente al Governo, visti i costi esosi e l’inadeguatezza dell’edificio che ospita il Cie, la chiusura del centro di Ponte Galeria. Il Parlamento ora deve provvedere con urgenza ad approvare le norme necessarie affinchè si possa mettere la parola fine a situazioni drammatiche che fanno notizia ma poi restano tali. La politica non può più permettersi lentezze e negligenza di fronte alla vita e alla dignita’ delle persone, di tutte le persone.

Per questo mi auguro che la mozione che ho presentato possa essere discussa e approvata quanto prima dal Consiglio regionale del Lazio.

24 Gen, 2014

Incendio residence migranti: fare luce sulle responsabilità

Roma questa mattina si è svegliata con un’altra triste notizia: la morte di un immigrato in un residence a causa dell’esplosione di una bombola di gas. Non si tratta di una notizia di semplice cronaca, questa. Da quello che sta emergendo, infatti, le condizioni di vita in quello stabile sarebbero al limite della dignità umana. Così ci raccontano dal XIV municipio.

Immigrati e italiani bisognosi (specie studenti), sono costretti a vivere dentro dei loculi, delle specie di arnie dove il rischio tragedia è altissimo. A quanto ci risulta, il Residence è di proprietà di un privato che (dietro pagamento di affitto, naturalmente) ha acconsentito al sovraffollamento del locale. Una situazione che andrebbe avanti dagli anni ’70: il Municipio, infatti, sostiene che la questione si trova da tempo sotto la lente di ingrandimento delle istituzioni locali.

E’ indispensabile intervenire per fare piena luce sulle condizioni di vita del Residence: una specie di buco nero in mezzo ai palazzi della ‘Roma bene’. Una vergogna. Il fatto di oggi dimostra come l’emergenza abitativa sia una delle piaghe della nostra città, una priorità da risolvere con estrema urgenza. Esprimo la mia vicinanza alla famiglia della giovane vittima e a tutti i feriti.

23 Gen, 2014

Mai più CIE. Assemblea Pubblica

Mercoledì 5 febbraio, ore 17.00
Nuovo Cinema Palazzo
Piazza dei Sannitit – Roma

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Mai più CIE

In vista dell’appuntamento di sabato 15 febbario – che chiederà a gran voce la chiusura del CIE di Ponte Galeria e di tutti gli altri Centri, dove migliaia di persone vengono detenute senza aver commesso alcun reato e dove i diritti fondamentali vengono quotidianamente calpestati – mercoledì 5 febbraio alle 17:00 ospiteremo un’assemblea pubblica per costruire insieme la manifestazione.
Di seguito l’appello delle Reti Antirazziste e dei Movimenti per il diritto all’abitare.

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Mai più CIE – Diritti e accoglienza per tutti
Sabato 15 febbraio 2014 corteo al Centro d’Identificazione ed Espulsione di Roma-Ponte Galeria

Dopo le mobilitazioni dell’autunno per casa e reddito, la Roma Meticcia è tornata in piazza il 18 dicembre. Un corteo numeroso e determinato ha attraversato le strade della capitale nella “giornata internazionale dei migranti” per chiedere una legge organica che garantisca il diritto d’asilo, la chiusura dei CIE, un’accoglienza dignitosa contro il business delle cooperative a partire dal diritto all’abitare e l’abrogazione di tutti i provvedimenti legislativi in materia di immigrazione che minano la libertà e il diritto di scelta delle persone a muoversi e risiedere dove meglio credono. La mobilità transnazionale dei migranti sfida infatti le politiche neoliberali di austerity e confinamento, ponendo il tema della costruzione di un nuovo modello sociale, di una diversa modalità di vita in comune, che forza gli angusti confini degli stati nazionali ed al tempo stesso le retoriche bipartisan dell’accoglienza e del multiculturalismo.

Mentre da piazza del Popolo qualche “forcone” rivendicava una “soluzione italiana” alla crisi, noi affermavamo con determinazione che “le lotte contro l’austerità non hanno frontiere”. Pochi giorni dopo in diversi nodi decisivi del sistema di governo dei flussi migratori esplodevano proteste auto-organizzate. A Mineo, nel CARA più grande d’Italia, i richiedenti asilo riprendevano la mobilitazione contro le condizioni di vita indegne e i tempi di attesa infiniti. A Lampedusa, i migranti intrappolati sull’isola e trattati come animali nel Centro di Prima Accoglienza chiedevano dignità e il trasferimento immediato. A Ponte Galeria, numerosi reclusi si cucivano la bocca e iniziavano uno sciopero della fame contro una detenzione ingiusta e illegittima e per la liberazione di tutti i migranti imprigionati nei Centri di Identificazione ed Espulsione.

Anche nel dibattito politico le questioni connesse con le migrazioni e con il carattere meticcio della nostra società sono all’ordine del giorno dall’inizio dell’autunno appena trascorso. Da una parte, la Lega Nord e le formazioni neofasciste continuano a usare il colore della pelle di un ministro per promuovere una campagna razzista e dare visibilità alle posizioni anti-immigrati. Dall’altra, dopo ogni nuova strage in mare o “scandalo” sulla gestione dei CIE, i partiti di governo si lanciano in false dichiarazioni d’intenti, senza avere in realtà intenzione di modificare le politiche di controllo dell’immigrazione, se non in senso peggiorativo o per operazioni di facciata. La questione del reato di clandestinità e l’emendamento ipocrita appena approvato al Senato sulla materia ne sono l’ultima dimostrazione.

In questo contesto, crediamo necessario mobilitarci per rivendicare dal basso una radicale trasformazione delle leggi che governano la vita di migliaia di cittadini migranti. In continuità con le proteste degli ultimi mesi dentro e fuori i CIE, chiediamo l’immediata chiusura di questi lager, dove migliaia di persone vengono detenute senza aver commesso alcun reato, dove i diritti fondamentali vengono calpestati quotidianamente. I CIE costituiscono uno degli ingranaggi del sistema di governo dei flussi migratori, che rende la popolazione migrante illegale e ricattabile, ai fini dello sfruttamento nel/del lavoro e nella/della vita e della collocazione in un ruolo subalterno nella società. I CIE hanno un costo umano e un costo economico – di soldi pubblici – che non abbiamo più intenzione di pagare.

Al momento, oltre la metà dei CIE italiani sono stati chiusi grazie alle rivolte e alle proteste che li hanno interessati. È arrivato il momento di chiudere anche Ponte Galeria! Proprio oggi i cittadini migranti detenuti in quel luogo si sono cuciti nuovamente la bocca, ricominciando lo sciopero della fame: perché le promesse fatte dai rappresentanti delle istituzioni dopo la protesta di dicembre non sono state mantenute, perché i CIE non si possono riformare ma vanno chiusi per sempre. Vogliamo sostenere questa mobilitazione, aprendo una campagna condivisa e includente per mettere fine all’orrore di Ponte Galeria. Vogliamo farlo con i migranti auto-organizzati delle occupazioni, i movimenti per il diritto all’abitare, le reti e le associazioni anti-razziste, le comunità straniere e tutti coloro che credono che non debba esserci alcuno spazio per i CIE e per le leggi discriminatorie.

Vogliamo avviare questa campagna nel mese di febbraio, anche verso un 1 marzo di mobilitazione meticcia che non lasceremo alle passerelle dei politici, recuperandone il significato originario della partecipazione e della pratica dei diritti messa in atto dai migranti.

Invitiamo tutti e tutte a partecipare a un’assemblea pubblica mercoledì 5 febbraio alle ore 17.00 al Nuovo Cinema Palazzo, per discutere insieme della campagna che ci porterà il 15 febbraio in corteo a Ponte Galeria per dire “mai più CIE” e “diritti e accoglienza x tutti”.

Reti antirazziste
Movimenti per il diritto all’abitare

#NOcie #FacciamoliUscire #RomaMeticcia

Mercoledì 5 febbraio h. 17:00
Assemblea pubblica
Nuovo Cinema Palazzo

Sabato 15 febbraio h.15:00
CORTEO AL CENTRO D’IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE DI ROMA
#MAIPIUCIE chiudiamo Ponte Galeria