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30 Giu, 2013

Regione Lazio: un piano contro il femminicidio

Una mozione al voto il 4 luglio: con la convenzione di Istanbul anche la Regione può fare molto.

Ogni atto legislativo che si rispetti dovrebbe avere sempre lo sguardo rivolto alla vita delle persone, ai loro bisogni, alla pienezza delle loro esistenze.

La mozione contro la violenza di genere e il femminicidio che arriva al voto del Consiglio Regionale del Lazio oggi nasce invece da due morti, due donne morte per l’esattezza: Alessandra Iacullo e Chiara Di Vita, uccise a distanza di poche ore l’una dall’altra in due quartieri diversi della città di Roma, Alessandra per mano di un uomo con cui aveva avuto una relazione, Chiara uccisa da suo marito.

“Femminicidi” sono stati, e di femminicidi parla anche la mozione che come prima firmataria ho scritto un attimo dopo aver letto quelle cronache, e che ha raccolto in un batter d’occhio sia le firme delle altre 4 consigliere donne del mio gruppo, Per il Lazio, che le firme dei presidenti delle commissioni Sanità e Politiche Sociali, Cultura e Sicurezza della Pisana.

Con la Convenzione d’Istanbul appena ratificata dal Parlamento italiano, ancora in assenza e nell’attesa di una legislazione nazionale che prenda di petto la lotta alla violenza di genere (destinandole anche le fondamentali risorse di cui necessita), sono molte le cose che la Regione Lazio presieduta da Nicola Zingaretti può e deve fare.

Intanto avviare un monitoraggio dei centri anti-violenza e delle case rifugio presenti nei nostri territori, per riconoscerne ruolo e importanza, non fargli mancare mai più i fondi in bilancio, lavorare a un loro incremento. Poi molte sono le iniziative che si possono dispiegare nel fondamentale campo della cultura, dell’informazione, della formazione per una reale parità di genere e contro la discriminazione tra uomo e donna: penso al lavoro che possiamo fare nelle scuole, coi programmi e coi progetti, al controllo che possiamo esercitare sulla pubblicità e i media, alle iniziative culturali che possiamo portare in giro per le 5 province del Lazio da qui ai prossimi 5 anni.

C’è l’ambito della repressione, chiaramente, e del sostegno alle vittime e ai loro figli (Zingaretti per esempio si è già impegnato a far sì che sia la Regione a garantire il diritto allo studio alle due figlie di Michela Fioretti, l’infermiera di Ostia uccisa dal marito il 18 aprile scorso).

Subito occorre infine aprire un dibattito sull’utilità di avviare nel Lazio un Osservatorio sulla violenza di genere e naturalmente aprire un tavolo ampio, partecipato, immediatamente operativo che metta insieme le moltissime associazioni ed esperienze di donne che da anni si battono, con fatica ed energia, contro la violenza di genere e per la democrazia, di tutte e tutti noi.

Leggi il testo della mozione

21 Giu, 2013

Primo studio globale sulla violenza. Una donna su tre ha subito abusi

Dati affidabili non ce n’erano, ora ci sono, e dicono che la violenza contro le donne è una questione strutturale globale. “Un problema sanitario di dimensioni epidemiche”, lo ha definito ieri il direttore generale dell`Organizzazione mondiale della sanità Margaret Chan, presentando il più grande studio mai fatto sugli abusi fisici e sessuali subiti dalle donne in tutte le regioni del pianeta.

18 Giu, 2013

L’importanza dei centri antiviolenza

Peraltro la grande nuvola grigia che ci circonda non è solo quella delle donne uccise, ma di quelle che potrebbero esserlo, oppure che vivono tutta la vita nel terrore di esserlo. Per loro solo le misure sociali e di prevenzione possono quello che la giustizia penale non può. Oggi in Italia abbiamo 127 centri, di cui solo 61 sono delle vere e proprie case-rifugio per un totale, su tutto il territorio del Paese, di 500 posti letto. Leggi l’articolo

30 Mag, 2013

Mozione violenza di genere sulle donne-femminicidio

Misure urgenti per il contrasto della violenza di genere sulle donne-femminicidio

Premesso che

la violenza contro le donne, quale violenza basata sul genere ed aberrante forma di violazione dei diritti umani, ha subito nel corso degli ultimi anni una drammatica escalation: solo nel 2012 una donna ogni tre giorni è stata uccisa a causa della violenza di genere, 124 il numero delle vittime. Nei primi quattro mesi del 2013, si contano già almeno 30 casi di femminicidi e gli ultimi tre si sono consumati proprio nel territorio della Regione Lazio

Considerato che

1) Gli attuali strumenti di protezione delle donne vittime di violenza di genere, come i centri antiviolenza e le case rifugio presenti sul territorio regionale, appaiono insufficienti rispetto all’entità del fenomeno e non riescono a fare fronte alle richieste di sostegno, soccorso ed appoggio da parte delle vittime, poiché numericamente insufficienti e privi di risorse, umane e materiali.

2) Gli interventi di contrasto alla piaga del femminicidio appaiono oggi più che mai urgenti e indifferibili.

3) I suddetti interventi, in attesa di una predisposizione nel futuro di un quadro globale di politiche fondate su un approccio integrato al fenomeno a livello sociale, culturale, economico, nell’immediato devono:
– rafforzare, in via immediata, gli strumenti di tutela delle donne già vittime di violenza, potenziando la funzionalità dei centri antiviolenza, garantendone la presenza capillare sul territorio e ampliando il numero delle case rifugio, in ossequio alle indicazioni del Consiglio d’Europa, che raccomanda un posto letto per vittime di violenza in un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti ed un centro d’accoglienza ogni 50.000 abitanti (Raccomandazione Ue – Expert Meeting sulla violenza contro le donne – Finlandia 8-10 novembre 1999, sugli standard dei centri);
– avviare un confronto con le organizzazioni non governative e le associazioni attive nella lotta contro la violenza di genere, finalizzato alla elaborazione e progettazione di interventi a medio e lungo termine, nel quadro di una politica di genere che miri a contrastare la piaga del femminicidio e della violenza contro le donne sul piano socio-culturale, attraverso l’implementazione di azioni di prevenzione, sensibilizzazione, educazione e promozione del rispetto della donna e tra i generi, di formazione professionale per i soggetti che a tutti i livelli si occupano delle vittime della violenza di genere, di lotta alla esclusione sociale, economica e lavorativa delle donne;
– avviare e/o approfondire l’analisi del fenomeno in questione – in linea tra l’altro con il dibattito che si è recentemente sviluppato a livello nazionale – attraverso la realizzazione di indagini tra la popolazione, il rilevamento e la raccolta di dati, la ricerca e gli studi sulla violenza di genere, domestica ed extrafamiliare, quali strumenti indispensabili per l’implementazione di efficaci politiche di lotta alla violenza contro le donne.

Considerati altresì

– gli artt. 2, 3 e 13 della Costituzione italiana
– la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, sottoscritta ad Istanbul l’11 maggio 2011, la quale, oggi in via di ratifica dallo Stato italiano, rappresenta indiscutibilmente il riferimento cardine per la individuazione e specificazione del contenuto degli obblighi che incombono sullo Stato e sulle Regioni, di protezione della integrità psicofisica delle donne, del loro diritto all’autodeterminazione ed all’autonomia, alla sicurezza ed alla libertà personale;
– la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ed i suoi Protocolli;
– la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani;
– le Raccomandazioni del Comitato dei Ministri agli Stati membri del Consiglio d’Europa: Raccomandazione Rec(2002)5 sulla protezione delle donne dalla violenza e Raccomandazione CM/Rec(2007)7 sulle norme e meccanismi per la parità tra le donne e gli uomini;
– la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW, 1979);
– la Carta Sociale Europea;
– il Rapporto della Relatrice Speciale ONU contro la violenza sulle donne, le sue cause e conseguenze, Rashida Manjoo, presentato al Consiglio dei Diritti Umani nella sua XX sessione (A/HRC/20/16/Add.2) del 15.6.2012, che ha stigmatizzato le inefficienze dello Stato italiano nell’attuazione delle politiche e delle misure di lotta alla violenza di genere.

Impegna

il Presidente della Regione Lazio e la Giunta a provvedere:

– al rifinanziamento e alla diffusione dei centri antiviolenza;
– alla previsione di una discussione sull’istituzione di un Osservatorio regionale sulla violenza di genere;
– all’istituzione di una rete regionale operativa tra tutti i soggetti coinvolti per contrastare la violenza di genere, per promuovere attività di prevenzione e garantire adeguata accoglienza, protezione e sostegno alle vittime di maltrattamenti;
– all’immediata convocazione di un tavolo con le organizzazioni non governative e le associazioni operanti nel territorio regionale nella lotta contro la violenza di genere, per l’individuazione delle misure di contrasto del femminicidio e di ogni forma di abuso e discriminazione nei confronti delle donne.