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“Un no deciso quello dei lavoratori Alitalia che hanno percepito il referendum sul destino dell’azienda come un ricatto inaccettabile. Occorre ora cercare soluzioni in grado di dare il futuro e certezze ad Alitalia e ai suoi lavoratori.

Il governo ha il dovere di giocare un ruolo da protagonista per scongiurare che scelte gestionali di questi ultimi 15 anni, specialmente quelle nefaste in nome di una italianità senza sostanza volute da Berlusconi, ricadano esclusivamente è sempre sulla parte debole dell’ingranaggio.

Non è infatti pensabile da parte del governo una scorciatoia che dica che non c’è altra soluzione se non quella della liquidazione e della svendita. Di mezzo c’è il destino di migliaia di persone e delle loro famiglie, soprattutto sul territorio del Lazio, e del futuro di un asset fondamentale per lo sviluppo del Paese. Così come si è fatto quindi per banche e situazioni altrettanto gravi ogni ipotesi deve essere valutata anche quella della nazionalizzazione o della ricerca di partner internazionali credibili.

È tempo di decisioni coraggiose, ponderate, lungimiranti. La Regione Lazio ha approvato una mozione giorni fa per spronare il Governo: come Mdp faremo in modo che abbia seguito”.

A dichiararlo in una nota Gino De Paolis, Marta Bonafoni, Daniela Bianchi, Rosa Giancola, Riccardo Agostini, consiglieri Mdp Regione Lazio.

Esprimo solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori Alitalia che oggi hanno proclamato uno sciopero di 24 ore per dire no a un piano industriale di lacrime e sangue, che comporta costi economici e sociali insostenibili, con la richiesta di circa 2mila esuberi ed il taglio delle retribuzioni del personale navigante tra il 20 ed il 30%.

Un piano che non solo esprime tutta la sua debolezza ai fini del rilancio delle attività ma che non lavora a una soluzione di lungo periodo. Il piano industriale proposto va ritirato, così come i licenziamenti e i tagli alla retribuzione. In questa partita il Governo deve fare la sua parte facendosi carico di una soluzione sostenibile che consenta di uscire dalla crisi senza far pagare il conto ai lavoratori.