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La notte della legislatura e una crisi gravissima: ma il punto non può essere lo spread

Rubrica n.25 in diretta su #RadioPopolare

Tre mesi quasi dopo il voto del 4 marzo l’Italia si sveglia con gli striscianti toni eversivi della più grande crisi istituzionale della sua storia.

A suonare le sirene, in diretta social prima, e in diretta telefonica/televisiva poi, sono stati Di Maio, Meloni, Salvini.
“Impeachment”, invocano i primi due. “Attenti alle piazze”, evocano in coro i tre… Brividi.

Gli occhi sono puntati sull’opinione pubblica e sulle sue reazioni adesso.
E una riflessione però la tira, questa crisi: Mattarella ha fatto benissimo ad esercitare – pienamente dentro il dettato costituzionale – il suo potere di nomina. Punto.
A capo. Il fatto che lo abbia fatto riferendosi tra l’altro allo spread espone il Paese a una nuova ondata anti-europeista. Di fatto dal 2011 – anno in cui causa spread cadde il governo Berlusconi e arrivò Monti – gli escutivi italiani hanno iniziato a vivere di equilibri complicatissimi che hanno alimentato antipolitica e sfiducia.

Da ultimo: al netto della 101sima tappa del Giro d’Italia neutralizzata a causa delle buche a Roma la scorsa settimana è successa anche una cosa “buona”.
Vigili e poliziotti hanno cancellato dopo cinque anni il murales dedicato a Serafino Cordaro (sparato nel 2013) fuori dall’R9 di via Quaglia, Tor Bella Monaca. Un messaggio dello Stato a una delle famiglie mafiose che controllano la piazza dello spaccio in quel quadrante della città.
Tapparelle abbassate e qualche protesta durante le operazioni di cancellazione. Avvenuta non a caso di notte, a sorpresa. Come una retata.

Qui puoi riascoltare il podcast.

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