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Valerio Guerrieri, il ragazzo che si è suicidato lo scorso febbraio tra le mura di Regina Coeli, non doveva trovarsi in carcere, ma all’interno di una struttura preposta a occuparsi dei suoi problemi psichici: questo è ciò che ci lascia più amareggiati.

Solo pochi giorni fa, in occasione della nostra visita nella casa circondariale romana, abbiamo potuto verificare la situazione di grave emergenza che essa vive specie in ordine alla problematica del disagio mentale, con casi eclatanti come quelli dei detenuti, a volte addirittura prosciolti, costretti a restare in carcere per l’insufficienza di posti nelle Rems (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza): collocazione che, secondo il Pm, sarebbe stata la più appropriata anche per la situazione di Valerio Guerrieri.

Lo stesso Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasìa, ha parlato nella sua relazione annuale di grave emergenza rispetto all’assistenza psichiatrica e alla detenzione delle persone in attesa di un posto nelle Rems; e all’interno dello stesso documento ha sottolineato anche la necessità di adottare un piano per il rischio suicidario. Da parte nostra, come abbiamo già detto e come ribadiamo oggi, siamo pronti a lavorare in Consiglio Regionale su queste problematiche raccogliendo tutte le raccomandazioni del Garante. Perché è inaccettabile che malati psichiatrici si trovino costretti all’interno del carcere, in attesa dell’assistenza specifica alla quale avrebbero diritto.

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