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Sono molto soddisfatta dell’approvazione del Collegato e, in particolar modo, di alcuni articoli per i quali mi sono battuta e con cui facciamo passi importantissimi sulla questione dell’emergenza abitativa e del diritto alla casa, a Roma e non solo.

Con il provvedimento sull’emergenza abitativa entriamo nel merito delle possibili soluzioni alternative agli sgomberi previsti nell’elenco della Prefettura. Si tratta di circa più di 10000 persone che da troppo tempo vivono con la minaccia di perdere un tetto dalla sera alla mattina: donne, uomini, bambine e bambini, anziani e disabili.

Per loro la Regione prevede: per le ASP di riservare una quota non superiore del proprio patrimonio immobiliare disponibile per fronteggiare situazioni di emergenza abitativa; di incrementare di massimo il 10% la quota di alloggi dei Comuni e delle Ater da destinare al medesimo scopo; per Comuni e Ater la possibilità di acquistare direttamente appartamenti da destinare alle famiglie in difficoltà economica.

In tema di regolarizzazione, invece, interveniamo sulle migliaia di famiglie (circa 7000), in possesso dei requisiti per un alloggio popolare, privi di regolare titolo di assegnazione, ma che si trovano in condizione di disagio economico e sociale. Per tutti coloro che occupano una casa da una data precedente la legge 80 del 23 maggio 2014, la Regione provvede all’assegnazione tramite il pagamento di una sanzione – oltre all’indennità del canone ERP – che sarà di 200 euro mensili nel caso di situazioni che rientrano nei criteri del reddito di accesso, rateizzabili secondo le capacità di reddito di ogni nucleo familiare; la sanzione sarà invece di 250 euro mensili per tutti coloro che rientrano in una fascia compresa tra il reddito di accesso e il reddito di decadenza.

Nell’articolo si prevede, poi, che per tutti coloro che occupano un alloggio da una data successiva al 2014 (2000 persone circa) la Regione predispone un bando per la regolarizzazione attraverso cui sanare, entro 24 mesi e soltanto in presenza dei requisiti, i nuclei in particolare disagio economico e sociale.

La sfida è doppia: fare finalmente uscire dalle case popolari coloro che le occupano impropriamente, facendo così scorrere le graduatorie. E contemporaneamente assegnare case alle famiglie in difficoltà, titolari dei requisiti, che rischierebbero invece di finire per strada.

 

Siamo consapevoli che questo sia solo un primo passo, in attesa di una riforma complessiva del diritto all’abitare. Ma è un primo passo che riteniamo non più rinviabile, come dimostra anche la convergenza sul testo di più forze politiche anche fuori dalla maggioranza

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