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Ancora una denuncia sulla difficoltà di restituire gli spazi cittadini chiusi e abbandonati a chi ogni giorno tiene viva la cultura a Roma. Stavolta viene da Dire Fare Cambiare Aps, che, come altre associazioni e organizzazioni impegnate nel panorama culturale della Capitale, è bloccata nell’iter di assegnazione di uno di questi spazi a causa di una politica che sembra volta a disincentivare i richiedenti.

Per questo voglio sostenere il loro appello e le loro richieste, perché in tempo di pandemia sono le operatrici e gli operatori della cultura ad aver permesso al settore di non perire sotto la scure della crisi ed è a loro che la Roma futura deve guardare per superare la logica dei bandi con cui l’amministrazione comunale negli ultimi cinque anni ha rischiato di sotterrare le energie migliori della città.

Solo attraverso patti di collaborazione e di gestione condivisa con associazioni culturali, aps e realtà autogestite, questi spazi potranno diventare beni comuni restituiti alla città, luoghi di valorizzazione delle reti già esistenti, centri di scambio e intersezione tra industrie creative, artiste e artisti, scuole, punti di riferimento e di accoglienza per quartieri e comunità.

Bene, quindi, la mappatura di questi luoghi, che però rappresenta solo il primo passo verso una visione di città che non si incaglia nei gorghi della burocrazia, ma che vuole liberare le proprie energie più generative per arricchirla.

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