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18 Nov, 2014

Conferenza Stampa al CIE di Ponte Galeria

Venerdì 19 dicembre, ore 14.00
Ponte Galeria

Conferenza stampa davanti all’ingresso del Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria sulla via Portuense (all’altezza del Km 10), a margine del sopralluogo all’interno della struttura.

Sarà l’occasione per rendere conto delle condizioni delle condizioni dei migranti reclusi all’interno del centro e per illustrare alla stampa l’interrogazione urgente presentata ieri al Presidente Nicola Zingaretti per sollecitare una verifica presso il Ministero degli Interno delle procedure di assegnazione degli appalti relativi alla gestione dei Centri di accoglienza per migranti nel Lazio e per avviare una mappature con esatta ubicazione di tutte le strutture.

06 Nov, 2014

Sfruttati a tempo indeterminato

In Europa e non solo, indipendentemente dalla crisi, spesso assunta a paravento per politiche discriminatorie, una parte non residuale della produzione, soprattutto agricola, è retta da schiavi al servizio di padroni. Sembra un’affermazione ideologica. Il senso di quanto affermato merita invece un approfondimento.

L’occasione è data dalla presentazione dell’ultimo dossier dell’associazione In Migrazione Onlus dal titolo emblematico: Sfruttati a tempo indeterminato. Sono raccolte le storie di alcuni braccianti indiani, soprattutto sikh, impiegati in provincia di Latina, che raccontano di violenze subite, sfruttamento, subordinazione, caporalato. Condizioni che non sono da considerare marginali o eccezionali nel sistema di produzione capitalistico mondiale, ma strutturali.

Questa tesi non è improvvisata. Una recente pubblicazione dal titolo Quasi schiavi, edita da Maggioli, a cura di Enzo Nocifora e con contributi di importanti sociologi, spiega bene la strutturazione nel sistema di produzione capitalistico del lavoro schiavistico. In Migrazione racconta come e perché ci si trovi di fronte a un sistema rodato di illeciti fondati su arruolamenti via cellulare, buste paga irregolari, ricatti e intimidazioni che svelano il vero business del settore.

L’evasione fiscale e contributiva fa da cornice a una zona grigia che nasconde milioni di euro sottratti indebitamente allo Stato e soprattutto ai lavoratori indiani. Questo sistema non si reggerebbe senza la complicità dei colletti bianchi dello sfruttamento. Commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro, ragionieri che consentono allo sfruttamento di strutturarsi e di insediarsi tra le pieghe del sistema ufficiale e di fatturare milioni di euro.

Le storie dei braccianti sikh raccolte nel dossier raccontano la realtà di un paese ancora fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, quest’ultimo spesso immigrato e costretto a lavorare 14 ore al giorno, tutti i giorni, per 300/400 euro al mese. Datori di lavoro che pretendono di essere chiamati padrone, violenze e mortificazioni che rappresentano il volto più truce di un’Italia razzista, violenta e mafiosa. Si fanno chiamare padroni, ma sono dei miserabili. D’altro canto la recente alleanza Lega Nord-Casapound va esattamente in questa direzione.

L’alleanza tra il padronato razzista del nord e movimenti neofascisti cammina sulle gambe grasse di un’Italia volgare, pericolosa, xenofoba. È forse la palingenesi del nuovo secolo o forse l’anticipazione dell’Italia renziana, con operai e braccianti senza diritti, padroni arroganti che minacciano ritorsioni ad ogni rivendicazione, burocrati e professionisti complici per interesse. I dati riportati dal dossier di In Migrazione sono inquietanti.

Salari bassissimi (in media 3,00€/h a fronte degli 8,26 del contratto nazionale), orari improponibili (12/14 ore di media a fronte delle 6,40 ore del contratto nazionale) e spesso condizioni abitative inadeguate caratterizzano un contesto che favorisce il radicamento della criminalità organizzata nel settore agricolo.

Al contrario di tante realtà nazionali di sfruttamento della manodopera, che si configura con arruolamenti giornalieri a chiamata dei lavoratori, in molte realtà agricole del pontino si è davanti ad un impiego costante per periodi lunghi di un esercito fidelizzato di braccianti che garantisce un settore “grigio” di illegalità nel quale si muovono con destrezza alcuni imprenditori e i loro consulenti. Una sorta di lavoro garantito tradotto in “contratti a sfruttamento indeterminato”.

L’agricoltura rappresenta un comparto strategico per l’economia laziale, che senza il contributo dei lavoratori migranti sarebbe inesorabilmente in crisi con conseguenze economiche, lavorative e sociali gravissime. I braccianti indiani contribuiscono alla crescita e allo sviluppo economico e sociale della provincia di Latina. Nel territorio pontino, i registri anagrafici dell’Inps, anno 2012, registravano una presenza di 16.827 braccianti iscritti. La Cgil per l’anno precedente (2011) ha conteggiato 25.000 richieste presentate alla Prefettura di Latina, a fronte dei 6500 posti stabiliti dal decreto flussi per quel territorio, quattro volte la necessità dichiarata.

Una manodopera imponente, soprattutto migrante come conferma anche la Cgil, che si colloca in un territorio vastissimo (con 9500 aziende registrate alla Camera di Commercio di Latina al 31.12.2013). La pratica illegale del reclutamento, del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti, secondo In Migrazione, è determinata da un sistema illegale diffuso territorialmente eppure gestito da gruppi ristretti di truffatori, mafiosi, sfruttatori.

Arrendersi sarebbe un errore. La Commissione antimafia ha ascoltato sia In Migrazione che la Flai Cgil mentre l’On. Mattiello ha proposto la riconduzione del reato di caporalato nell’art. 416 bis, ossia nell’associazione di stampo mafioso. Intanto In Migrazione, insieme alla Regione Lazio, in particolare assessorato all’agricoltura, Arsial e Tavolo della legalità e sicurezza, darà vita al progetto Bella Farnia, dal nome del residence dove risiede la maggior parte della comunità indiana di Sabaudia.

Il progetto, con il contributo della Flai-Cgil, prevede la realizzazione del primo centro polifunzionale con attività di mediazione culturale, insegnamento dell’italiano, assistenza legale e orientamento al lavoro. Un progetto concreto che vuole rompere isolamento, sfruttamento, segregazione.

Un’iniziativa coraggiosa, in un territorio difficile, dove insieme alle meravigliose bellezze naturalistiche dell’area persistono realtà feudali, caporalato, clan appartenenti a varie organizzazioni mafiosi e la tentazione costante di negare problemi sociali e sistemi criminali, pensando che le cose non potranno mai cambiare. In Migrazione vuole invece dimostrare il contrario.

Marco Omizzolo e Roberto Lessio, Zeroviolenza

04 Nov, 2014

Migranti, la nuova integrazione. Aumentano famiglie e minori

Come è cambiata dunque la presenza dei migranti in Italia? Nei primi anni Novanta erano soprattutto uomini alla ricerca di lavoro, spesso con un progetto migratorio a breve termine. Un quadro oggi completamente capovolto: non solo la componente femminile ha superato quella maschile (300mila donne in più), ma chi entra in Italia nel 2014, nella maggior parte dei casi lo fa con un visto per ricongiungimento familiare in tasca.
Ilaria Sesana, Avvenire

16 Mag, 2014

Rivolta dei rifugiati, la polizia interviene con idranti e manganelli

La rivolta al Cara (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Castelnuovo di Porto, è cominciata la mattina presto. Un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo “ospiti” della struttura (che ne potrebbe accogliere 300 ma dove ne sono stipati più del doppio), ha chiuso le porte al centro impedendo il cambio di turno tra gli operatori.

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15 Mag, 2014

Il Viminale chiarisca cosa sta accadendo al Cara di Castelnuovo di Porto

Ancora una volta ci troviamo a dover commentare notizie poco chiare che arrivano dall’interno di un Cara, Centro per Rifugiati e Richiedenti Asilo. Un luogo dove la trasparenza e i diritti dovrebbero essere al centro dell’attenzione e dell’impegno delle istituzioni e del governo.

A quanto ci riferiscono alcuni operatori di Castelnuovo dalle 8 di questa mattina all’interno del Cara è in corso una protesta dei migranti che ha avuto momenti di altissima tensione nelle scorse ore, ci sarebbero state delle cariche violente da parte della polizia. Almeno uno dei rifugiati, un diabetico, sarebbe finito in ospedale nel corso degli scontri.

Voci riferiscono di altri migranti ricoverati, ci sarebbero dei anche trattenuti. Troppi condizionali, troppa poca informazione esce da un luogo posto sotto la tutela del Ministero degli Interni. A quanto pare la protesta sarebbe esplosa in coincidenza con il cambio di gestione del servizio interno al Centro. Non è soltanto il ritardo nell’erogazione del Pocket Money ad aver alzato la tensione, come peraltro confermato dallo stesso direttore del nuovo gestore Auxilium.

a quello che ci hanno riferito, dall’interno del Cara gli ospiti si sarebbero anche visti eliminare l’autobus in grado di farli spostare dalla struttura, non ci sarebbe più un’ambulanza a loro disposizione, la stessa qualità dei pasti sarebbe molto peggiorata. Diritti umani negati, insomma.

È vero tutto questo? Corrisponde al vero che la polizia questa mattina abbia caricato e che ci siano dei migranti in ospedale? Ci sono dei trattenuti? Auspico davvero a breve un intervento chiarificatore da parte del Viminale, che lo stesso governo si impegni a ripristinare immediatamente condizioni umane dignitose all’interno della struttura.

Più in generale, oggi da Castelnuovo ci arriva la conferma che le politiche sulle migrazioni e sugli immigrati dell’Italia vanno riformate dalla prima all’ultima.

08 Mag, 2014

Salvini dice che i Cie non servono? Infatti, vanno chiusi

Matteo Salvini, facendo visita alla struttura di Ponte Galeria, si chiede se i Cie servano. Noi a questa domanda abbiamo già risposto da tempo con una mozione presentata in Consiglio regionale per chiedere la chiusura di questi luoghi aberranti, dove i diritti umani vengono negati, vere e proprie carceri a cui sono costretti uomini e donne colpevoli solo di “essere” qualcosa, come dice Salvini dei “clandestini”, senza aver commesso reati.

Forse le persone trattenute, a forza, nei Cie non dovrebbero ricevere neppure vitto e alloggio? Addirittura non avere un medico che possa curarli? Il segretario della Lega dovrebbe provare sulla propria pelle come vive un ‘detenuto’ del Cie, senza un nome, un diritto, una speranza per il futuro. Non è mettendo i cittadini migranti contro i cittadini italiani che si possono risolvere i problemi del nostro Paese, e neppure ottenere una svolta sulle politiche migratorie europee.

Su una cosa però occorre dare indirettamente ragione al “Salvini Furioso” in campagna elettorale. Come lui stesso ha constatato oggi con i suoi occhi a Ponte Galeria la legge Bossi-Fini, che porta il nome del fondatore della Lega e che ha rilanciato i Cie in modo potente e convinto, non solo ha fallito, visto che da quando è in vigore solo lo 0,9% degli stranieri arrivati in Italia è stato respinto nei suoi Paesi d’origine, ma sta anche pensando sulle spalle dei contribuenti per una cifra stimata pari ad almeno 55 milioni l’anno.