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10 Dic, 2014

“Da anni denuncio il business sui rifugiati”

Sono più di dieci anni anni che padre Giovanni La Manna segnala nelle sedi istituzionali l’anomalia di centri di accoglienza enormi, dormitori che non facevano integrazione, ma spuntavano dal Comune rette eccessive. Per fornire più o meno solo vitto e alloggio: né corsi di lingua, né assistenza legale, ma nemmeno i biglietti dell’autobus o i pannolini. Già presidente dell’Associazione Centro Astalli, ora membro della Commissione asilo politico, padre La Manna da molti anni è un punto di riferimento nell’accoglienza della Capitale. Nato nel 1981, il Centro Astalli oggi gestisce una mensa da 400 pasti, un ambulatorio, quattro centri di accoglienza, una scuola di italiano e molti altri servizi di prima e seconda accoglienza.

Nelle intercettazioni Salvatore Buzzi dice: «C’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno».
Noi definiamo gente senza scrupoli i trafficanti, che sfruttano persone disperate e in fuga. Ma chi ha la fortuna di arrivare sperimenta un’ulteriore forma di sfruttamento, con privazioni che non rispettano la dignità e i diritti. Se l’accoglienza è un parcheggio, è solo per fare soldi sulla loro pelle.

Lei se n’è accorto da anni. Come?
Da noi arrivavano continuamente rifugiati, formalmente accolti da altri
centri, che ci chiedevano beni di prima necessità. Mi sono chiesto: se noi spendiamo soldi per gli occhiali, i biglietti dell’autobus, i pannolini e il latte in polvere, come mai gli altri centri li indirizzano da noi? Mi sono preso la briga di chiamare i responsabili di quelle strutture: mi rispondevano con imbarazzo, ma spesso si trattava di dipendenti che tengono al posto. Un andazzo cominciato tra il 2005 e il 2006. Era evidente che c’era chi cercava di fare soldi con il sociale.

Ricorda i casi più eclatanti?
L’apertura del Centro Enea, dove per un rifugiato il Comune pagava una cifra enorme, oltre 70 euro a persona al giorno. Noi con meno della metà facciamo un’accoglienza dignitosa, capace di farsi carico di tutta la persona. Era l’ultimo anno dell’amministrazione Veltroni (accordo sottoscritto da Campidoglio e Viminale con un finanziamento di un milione e 140mila euro in due anni, ndr). E la convenzione è andata avanti per anni, fino a quando non è esplosa la crisi e qualche funzionario mi ha chiesto quanto costa davvero l’accoglienza. Ma allora con quale criterio avevano pagato finora? Poi dal 2010 dal C.A.R.A. di Castel Nuovo di Porto: da lì hanno cominciato ad arrivare da noi per l’assistenza legale o la scuola di italiano. Insospettiva anche il numero di posti. Per fare un’accoglienza onesta ed efficiente devi trattare numeri piccoli: 40 o 50. Se apri centri da 400 o 500 posti, che staff dovresti avere per spiegare a tutti qual è l’iter dell’asilo e seguire tutte le pratiche? E non c’è solo Roma. Mineo, in Sicilia, c’è ancora: più di 3 mila persone.

Anche perché sui grandi numeri si possono fare economie di scala.
Vede, alla mensa siamo noi a fare la spesa per controllare la qualità. Il Terzo settore non può ragionare come un’azienda. In un mondo in cui si tagliano le risorse umane, dobbiamo dare una testimonianza diversa. Noi abbiamo assunto due cuoche. E poi trattiamo con persone fragili, molte sono vittime di tortura che hanno bisogno di assistenza psicologica e psichiatrica.

Come mai non era emerso nulla?
Se chi deve controllare si limita a a leggere le carte fornite, vedrà un film molto lontano dalla realtà. Bisogna fare ispezioni, parlare con gli ospiti, vedere cosa mangiano. C’è il mediatore culturale? Come va la scuola di italiano? L’assistenza medica? Quella legale?

E le istituzioni preposte?
Al Consiglio territoriale sull’immigrazione o alle convocazioni in Comune o al Ministero io queste cose le dicevo. Non mi meraviglia che non siano state ascoltate.

Come si potranno scongiurare altri latrocini sulla pelle dei poveri?
Governare questo fenomeno significa avere chiaro cosa significa accoglienza e verificare se si svolge come da accordi. Il problema è stato sempre affrontato con logiche emergenziali. L’’emergenza Nord Africa’ insegna. È da farisei dire che sono sbarchi imprevedibili. Così però si possono ‘bypassare’ tutti i passaggi di legge: niente gare, niente appalti, tutte assegnazioni dirette.

E la mancata integrazione favorisce la xenofobia e il razzismo.
Così si alimentano le occupazioni di stabili in condizioni indegne. Le definiscono elegantemente come ‘accoglienza
informale’…

09 Dic, 2014

Interrogazione Centri di Accoglienza

Verifica delle procedure di assegnazione degli appalti relativi alla gestione dei Centri di accoglienza per migranti nella Regione Lazio

Premesso che

– nel territorio della Regione Lazio sono presenti sia Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (C.A.R.A.) che Centri di Identificazione ed Espulsione (C.I.E.) che Centri di Accoglienza per migranti e richiedenti asilo, di carattere ordinario e straordinario, dislocati in maniera difforme;

– ultimamente gli organi di stampa locali hanno riportato alcune notizie, anche preoccupanti, riguardanti nuovi Centri di carattere straordinario nei Comuni di Pomezia (località Santa Palomba) e Nettuno. Negli articoli vengono riportati dubbi emersi a riguardo della fornitura di acqua potabile, che viene erogata da autocisterne, in merito alla sufficienza di abiti e cibo forniti nei Centri di Pomezia e anche rispetto all’inagibilità del centro di via Tinozzi a Nettuno, dove mancano il gas e l’allaccio all’energia elettrica. Dalle testimonianze dei pochi che hanno avuto la possibilità di entrare nel Centro, si tratterebbe di ambienti inadeguati ad ospitare persone, a maggior ragione se in condizione di vulnerabilità;

– i fatti inerenti l’inchiesta “Mafia Capitale” riguardano in maniera incontrovertibile la gestione dei Centri, l’opaco giro di affari e di appalti messi in essere nella loro gestione;

– la Regione Lazio ha fra i propri strumenti un tavolo per la gestione dell’emergenza immigrazione denominato “Tavolo di Coordinamento del Progetto Regionale per l’Inclusione sociale di Richiedenti/Titolari Protezione Internazionale-PRIR-Lazio”, approvato con DGR n. 201/2011 e attivato con la Determinazione n. B8677 del 16/11/2011.

Ritenuto che

– ad oggi non è dato modo conoscere al Consiglio Regionale, agli amministratori locali, alla cittadinanza, l’ubicazione di detti Centri, le ragioni che hanno indotto il Ministero dell’Interno, per mano dei propri organi periferici, a definirne capienza, localizzazione, scelta degli stabili adoperati a tale scopo, definizione degli enti gestori, convenzioni e capitolati definiti con i suddetti, qualità dei servizi offerti alle persone, svolgimento di attività di controllo per porre a garantire trasparenza e coerenza fra servizi garantiti e realmente offerti;

– si ritiene necessario venire a conoscenza dei costi di ogni luogo di accoglienza, dei risultati prodotti dai singoli Centri nel loro compito di garantire progressive condizioni di autonomia agli ospiti, di conoscere gli elementi di criticità rilevati per consentire anche un impegno atto a contribuire alla loro soluzione.
Considerato

– il diffuso timore e disagio che si è venuto a creare nel proprio territorio a causa della mancata collaborazione fra istituzioni e associazioni, sovente determinato anche dalla scarsa comunicazione con gli organismi del Ministero che hanno disposto tali procedure;

– che tale disagio ha in alcuni casi innescato comportamenti xenofobi e di intolleranza inaccettabili nella convivenza civile. Si è passati dalla raccolta di firme per ottenere la “cacciata” dei profughi, a manifestazioni di carattere violento che, se si sedimentassero, rischierebbero di sfociare in un clima su cui è necessario intervenire prima che sia troppo tardi.

Considerato inoltre che

– la possibilità dei cittadini e degli amministratori locali di essere coinvolti in alcune scelte derivanti dagli obblighi e dai doveri di accoglienza che tutti siamo chiamati a garantire, debba andare di pari passo con logiche di trasparenza amministrativa, di corretta e completa informazione.
Tutto ciò premesso e considerato,
si interroga

il Presidente della Giunta Regionale Nicola Zingaretti

– riguardo alle iniziative che si intendono prendere nei confronti del Ministero dell’Interno per la verifica delle procedure di assegnazione degli appalti relativi alla gestione dei Centri;

– riguardo alle iniziative che si intendono prendere nei confronti del Ministero dell’Interno perché si provveda ad una mappatura che permetta di conoscere l’esatta ubicazione di detti Centri.

18 Nov, 2014

Conferenza Stampa al CIE di Ponte Galeria

Venerdì 19 dicembre, ore 14.00
Ponte Galeria

Conferenza stampa davanti all’ingresso del Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria sulla via Portuense (all’altezza del Km 10), a margine del sopralluogo all’interno della struttura.

Sarà l’occasione per rendere conto delle condizioni delle condizioni dei migranti reclusi all’interno del centro e per illustrare alla stampa l’interrogazione urgente presentata ieri al Presidente Nicola Zingaretti per sollecitare una verifica presso il Ministero degli Interno delle procedure di assegnazione degli appalti relativi alla gestione dei Centri di accoglienza per migranti nel Lazio e per avviare una mappature con esatta ubicazione di tutte le strutture.