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Ora ascolto collettivi studenteschi per collaborare

L’apertura di cinque nuovi centri antiviolenza negli atenei del Lazio (La Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre, La Tuscia, Università di Cassino), approvata in una delibera di Giunta con una dotazione finanziaria di 335mila euro, rappresenta un’ottima notizia per la nostra Regione, ancora una volta all’avanguardia nella messa a punto di una rete antiviolenza diffusa e capillare che va dal primo aiuto alle donne che vivono situazioni di violenza al loro accompagnamento verso una vita autonoma e libera.

Allargare questa rete alle università significa portare in un luogo di cultura, educazione e formazione uno strumento necessario attraverso un approccio innovativo, visto che, come dimostrano i fatti di Cosenza, neppure i luoghi della formazione possono essere considerati liberi dalla violenza maschile sulle donne. Ma significa anche andare incontro alle richieste delle studentesse che in questi anni hanno garantito vicinanza e supporto concreto a ragazze e giovani donne incappate in relazioni con uomini maltrattanti o vittime di molestie e abusi.

Per questo è necessario impostare i futuri centri non come servizi generici, separati dalle realtà studentesche, ma come presidi agganciati al lavoro di ascolto, raccolta delle segnalazioni, reindirizzo e accompagnamento portato avanti dai collettivi in un’ottica politica e femminista, al fianco dei movimenti e delle associazioni che da anni si occupano di violenza di genere. Solo così potremo agire con efficacia e rafforzare realmente quella rete nata dal mondo dell’associazionismo e del Terzo Settore che ne rappresenta la linfa vitale.

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