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Il Manifesto, Alessandra Pigliaru

Dopo la Casa internazionale delle Donne di Roma, sotto scacco da un’ipotesi di sfratto non ancora scongiurato completamente, è arrivato il turno di un altro luogo caro alle donne e alla capitale. La notizia è di ieri ma ha già fatto il giro del web: la casa delle donne Lucha y Siesta, con sede in via Lucio Sestio 10 (e che il quartiere ha conosciuto come la sottostazione Cecafumo) ha infatti ricevuto notizia di un’ipotesi di sgombero imminente. È stata l’Atac Spa, proprietaria dello stabile, a informare sia le donne che occupano da 10 anni l’immobile sia il decimo Municipio a cui afferiscono. La ragione è una vendita imminente, leggibile all’interno della crisi economica che investe l’Atac.

La possibilità che si debba abbandonare lo stabile, facendo cessare tutte le attività politiche e sociali (prima di tutto quella di contrasto alla violenza sulle donne) che hanno reso quel luogo punto nevralgico e irrinunciabile per molte e molti, è inaccettabile. Lo dicono bene nel comunicato stampa diffuso ieri, piuttosto chiaro soprattutto nella istanza radicale: «Non intendiamo essere le macerie di un’operazione che minaccia il valore sociale di una storia decennale per sanare anni di scandali e mala gestione economica», si legge. Lucha y Siesta è «luogo di incontro fra storie di vita, coraggio, sogno e desiderio e di relazioni per la costruzione di traiettorie di uscita dalla violenza». Centro antiviolenza «laico e femminista», è anche conosciuto come «laboratorio di progettazione sociale e di partecipazione a partire dai propri desideri e dalle proprie capacità. Lucha è una rete per l’orientamento al lavoro e alla formazione, per l’assistenza legale e il sostegno psicologico nei percorsi individuali e collettivi di autonomia delle donne».

E se, anche in questo caso, il progetto di sfratto deve essere collocato in una mentalità generale di «messa a reddito», trattandosi di un privato sarebbe ugualmente irricevibile il silenzio del Comune sulla vicenda. La sollecitazione è arrivata nella serata di ieri da Marta Bonafoni, consigliera regionale di Insieme per il Lazio che, in una nota, evidenzia come la Regione abbia colto il valore del progetto, finanziando le attività riguardanti l’autonomia delle donne vittime di violenza maschile con il bando per l’inclusione sociale e con un ulteriore bando rivolto alle associazioni impegnate nella promozione e nel rispetto delle differenze di genere. Per questo l’assessora alle Politiche sociali Rita Visini, ha inviato una lettera all’assessora capitolina Baldassarre, «per chiedere rassicurazioni sul prosieguo di questa esperienza».

Un tale scenario non riguarda solo Roma ma tutti i centri che con fatica tengono vive le proprie attività e che fanno politica attiva sui territori; quando si attacca la libertà femminile è il senso generale che deve essere compreso, quello di una perdita enorme per tutte e tutti. Lucha y Siesta, come proseguono le ragazze del collettivo, è uno spazio liberato che merita di essere vissuto. E di questo si pretende certezza, senza indietreggiare neppure di un millimetro.

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