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19 Apr, 2017

Mozione di maggioranza per sostegno a Gabriele Del Grande

“Abbiamo sostenuto e sottoscritto la mozione di maggioranza che oggi l’aula del Consiglio regionale discuterà per dare supporto al giovane giornalista Gabriele Del Grande, recluso nelle carceri turche, senza reale motivo.

In questi dieci giorni di carcere a Gabriele è stato impedito di telefonare, nominare un avvocato e addirittura conoscere il motivo del fermo. Da oggi è iniziata la battaglia, che è anche la nostra, per il riconoscimento dei diritti minimi di una persona. Lo sciopero della fame che Del Grande ha iniziato deve essere accompagnato da una presa di posizione netta nei confronti del Governo turco da parte di tutti i livelli, politici, istituzionali e sociali.

Non dobbiamo permettere che Gabriele, come i tanti giornalisti detenuti in Turchia, restino senza voce e isolati in un paese che pare abbia smarrito la direttrice democratica”.

A dichiararlo sono Gino De Paolis, Marta Bonafoni, Daniela Bianchi, Rosa Giancola e Riccardo Agostini, Consiglieri Mdp alla Regione Lazio

19 Apr, 2017

Del Grande in sciopero della fame in un carcere turco

 

Il Manifesto

«Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio cellulare e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato». La prima telefonata di Gabriele Del Grande, il giornalista italiano fermato in Turchia durante un controllo di polizia nella provincia sudorientale dell’Hatay al confine con la Siria e trattenuto in un centro di detenzione amministrativa da domenica 9 aprile fino a ieri senza possibilità di contatto con l’esterno è arrivata solo ieri. «Da stasera inizio lo sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti», ha annunciato chiamando la sua compagna e alcuni amici.

La telefonata è comunque stata concessa sotto stretta sorveglianza. «Sto parlando con quattro poliziotti che mi guardano e ascoltano», ha riferito infatti. «Mi hanno fermato al confine, e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione e di espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento. I miei documenti sono in regola ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo – ha aggiunto – La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta».

Gabriele Del Grande, 35 anni, è reporter e documentarista. Fondatore dell’osservatorio sulle vittime dell’immigrazione «Fortress Europe», nel 2014, insieme ad Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry, ha realizzato il documentario «Io sto con la sposa» che racconta la vera storia di cinque profughi palestinesi e siriani, sbarcati a Lampedusa, che per arrivare in Svezia mettono in scena un finto matrimonio. Finanziato con il crowdfunding, il film è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia, sezione Orizzonti.

Sempre attraverso il crowdfunding stava realizzando un altro progetto, una serie di interviste ai profughi di guerra siriani per il libro «Un partigiano mi disse», descritto nella presentazione come un’opera «sulla guerra in Siria e la nascita dell’Isis raccontate attraverso l’epica della gente comune in un intreccio di geopolitica e storytelling».

Ieri dopo l’annuncio dell’inizio dello sciopero della fame di Del Grande il presidente della Commissione per i diritti umani Luigi Manconi ha incontrato a porte chiuse per un’ora l’ambasciatore turco a Roma, mantenendo il massimo riserbo sul contenuto del colloquio.

19 Mar, 2017

#iostocongabriele

Sabato 22 aprile 2017, ore 11
Piazza del Quirinale

In queste ore, il nostro Ministero degli Esteri sta chiedendo alla Turchia che Gabriele Del Grande, fermato nella regione di Hatay il 9 aprile, ed ancora oggi detenuto in isolamento in un centro di identificazione ed espulsione nella cittadina di Mugla, sia rimesso in libertà, “nel pieno rispetto della legge”.

Anche noi di Baobab Experience ci uniamo alla mobilitazione per la liberazione di Gabriele, contrari come siamo a qualunque forma di limitazione della libertà di movimento di ogni persona e di ogni forma di repressione e censura su chi produce pensiero e informazione.

Allo stesso tempo, osserviamo ancora una volta come le dichiarazioni e le iniziative delle nostre autorità di governo e diplomatiche appaiano grottesche nella loro dissonanza con l’accondiscendenza con cui, appena un anno fa, con lo stesso governo turco verso il quale oggi richiediamo il rispetto della legge e dei diritti, abbiamo stipulato un accordo europeo sulle migrazioni che, per usare le parole di OXFAM in un suo recente rapporto, “non è possibile applicare senza violare gli standard internazionali in materia di diritti dei richiedenti asilo”, e che “mette a rischio i più elementari diritti umani”.

La nostra indignazione per la privazione della libertà di Gabriele è pari a quella con cui assistiamo alle meschine giravolte di chi non prova alcun imbarazzo a stipulare qualunque tipo di accordo con qualunque tipo di “governo” – capi tribali libici inclusi – a cui delegare lo sporco lavoro di bloccare le migrazioni con qualunque mezzo, e che senza nessuna vergogna alza la voce ogni qual volta la tutela del diritto sia difesa a voce alta solo in base al colore del passaporto di chi ne sia il titolare.

#iostocongabriele

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