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26 Set, 2017

Ricollocamenti, il flop dell’Ue che rafforza i populisti

Carlo Lania, Il Manifesto

La coincidenza dei tempi non avrebbe potuto essere peggiore. Oggi scadono infatti i termini fissati due anni fa dalla Commissione europea per il programma di ricollocamento dei richiedenti asilo da Italia e Grecia e la data ha finito col sovrapporsi ai risultati delle elezioni in Germania che hanno visto una forte affermazione dell’estrema destra. Risultati che adesso non fanno sperare in niente di buono per quanto riguarda le politiche sull’immigrazione che Bruxelles potrebbe adottare a partire da domani. Ma andiamo con ordine.

Se non proprio annunciato, quello delle relocation era un fallimento abbastanza prevedibile visto l’atteggiamento riluttante, quando non proprio ostile, con cui gli Stati europei hanno dato seguito alla proposta fatta nel 2015 dal presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker di dividersi 160 mila profughi (soprattutto eritrei e iracheni) provenienti dai due Paesi che sopportano da sempre il peso della crisi dei migranti. In 24 mesi i rifugiati effettivamente trasferiti sono stati però appena 27.695, contro i 6.000 al mese ottimisticamente preventivati da Juncker. Di coloro che hanno trovato accoglienza, appena 8.451 provengono dall’Italia, contro i 34.953 posti disponibili. Altri 3.443 potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni. Stando ai dati del Viminale sono infatti 1.256 le richieste di trasferimento già approvate, 992 quelle in attesa del via libera da parte dello Stato di accoglienza e 1.195 le domande istruite e per le quali deve essere ancora individuato un Paese destinatario.

Per correre ai ripari questa mattina a Bruxelles il commissario Ue all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos chiederà agli Stati membri una proroga del programma, proponendo di proseguire con i ricollocamenti fino a quando non sarà varata la riforma di Dublino. E qui l’amarezza per l’insuccesso del programma rischia di trasformarsi in beffa. Insieme all’Italia a spingere di più per cambiare il regolamento che assegna al Paese di primo ingresso la presa in carico del migrante sono stati finora Francia e Germania. La cancelliera Angela Merkel ha però sempre rinviato ogni discussione a dopo le elezioni tedesche. Ora che le urne hanno parlato, le sue prime dichiarazioni sembrano frenare ogni voglia di mettere mano a Dublino. «Dobbiamo capire le paure degli elettori dell’AfD e riconquistarli», ha spiegato dopo il voto.

Il successo del partito di estrema destra tedesco rafforza la posizione di quanti sono contrari all’accoglienza e frenano anche per riformare Dublino. A partire da Ungheria, Repubblica ceca, Polonia e Slovacchia, con i primi tre paesi già nel mirino della commissione Ue, ma anche l’Austria, chiamata anch’essa al voto tra meno di un mese. I sondaggi danno in testa Sebastian Kurz, 31enne ministro degli Esteri e leader dei popolari, uno che vorrebbe confinare i migranti a Lampedusa e non perde mai occasione per minacciare la chiusura del Brennero.

A questo punto la cosa più probabile è che prima di Dublino Bruxelles decida di ritoccare il Trattato di Schengen. A spingere in questa direzione sono Francia e germania ma anche Austria, Norvegia e Danimarca, tutti Paesi che in un documento comune presentato all’ultimo vertice dei ministri degli Interni Ue hanno già chiesto di semplificare le norme che autorizzano il ripristino dei controlli alle frontiere interne prolungandone la durata massina fino a due anni (e non più sei mesi rinnovabili per un massimo di tre volte come accade oggi).

Una richiesta giustificata per motivi di sicurezza legati l pericolo di possibili attacchi terroristici, ma dietro i quali si intuisce anche la volontà di un ulteriore giro di vite nei confronti dei migranti. Lo stesso Avramopoulos non esclude che si possa andare in questa direzione, al punto di aver già annunciato di voler presentare le modifiche entro la fine di settembre. Avramopoulos andrà però incontro anche a un’altra richiesta avanzata da berlino e Parigi, quella di accelerare sui rimpatri degli irregolari. «Dal momento che solo il 36% dei migranti che non ha diritto a restare in Ue viene rimpatriato – ha spiegato il commissario – è chiaro che tutti gli attori devono aumentare il proprio lavoro in modo significativo»

16 Mag, 2014

Rivolta dei rifugiati, la polizia interviene con idranti e manganelli

La rivolta al Cara (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Castelnuovo di Porto, è cominciata la mattina presto. Un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo “ospiti” della struttura (che ne potrebbe accogliere 300 ma dove ne sono stipati più del doppio), ha chiuso le porte al centro impedendo il cambio di turno tra gli operatori.

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15 Mag, 2014

Il Viminale chiarisca cosa sta accadendo al Cara di Castelnuovo di Porto

Ancora una volta ci troviamo a dover commentare notizie poco chiare che arrivano dall’interno di un Cara, Centro per Rifugiati e Richiedenti Asilo. Un luogo dove la trasparenza e i diritti dovrebbero essere al centro dell’attenzione e dell’impegno delle istituzioni e del governo.

A quanto ci riferiscono alcuni operatori di Castelnuovo dalle 8 di questa mattina all’interno del Cara è in corso una protesta dei migranti che ha avuto momenti di altissima tensione nelle scorse ore, ci sarebbero state delle cariche violente da parte della polizia. Almeno uno dei rifugiati, un diabetico, sarebbe finito in ospedale nel corso degli scontri.

Voci riferiscono di altri migranti ricoverati, ci sarebbero dei anche trattenuti. Troppi condizionali, troppa poca informazione esce da un luogo posto sotto la tutela del Ministero degli Interni. A quanto pare la protesta sarebbe esplosa in coincidenza con il cambio di gestione del servizio interno al Centro. Non è soltanto il ritardo nell’erogazione del Pocket Money ad aver alzato la tensione, come peraltro confermato dallo stesso direttore del nuovo gestore Auxilium.

a quello che ci hanno riferito, dall’interno del Cara gli ospiti si sarebbero anche visti eliminare l’autobus in grado di farli spostare dalla struttura, non ci sarebbe più un’ambulanza a loro disposizione, la stessa qualità dei pasti sarebbe molto peggiorata. Diritti umani negati, insomma.

È vero tutto questo? Corrisponde al vero che la polizia questa mattina abbia caricato e che ci siano dei migranti in ospedale? Ci sono dei trattenuti? Auspico davvero a breve un intervento chiarificatore da parte del Viminale, che lo stesso governo si impegni a ripristinare immediatamente condizioni umane dignitose all’interno della struttura.

Più in generale, oggi da Castelnuovo ci arriva la conferma che le politiche sulle migrazioni e sugli immigrati dell’Italia vanno riformate dalla prima all’ultima.

04 Feb, 2014

Migranti abbandonati nel Cara allagato. Presto il Garante regionale dei rifugiati

In 800, tra cui 80 minorenni, sono rimasti nel Centro senza luce, con cibo di fortuna e senza acqua potabile. Peciola (Sel): “Sono presenti mamme con bambini anche molto piccoli, che non possono rimanere nella struttura in quelle condizioni”. Bonafoni (Pl): “Giovedì legge in commissione alla Pisana” LE FOTO

Isolati e allagati. Così sono rimasti gli 800 migranti del Cara di Castelnuovo di Porto in questi giorni di maltempo. Strade bloccate da frane e smottamenti hanno reso per due giorni impossibile raggiungere la struttura Porto che sorge in una piana vicinissima al Tevere. E l’emergenza non è finita: oggi erano ancora visibili i segni dell’acqua sui muri e sono ancora in corso gli interventi di ripristino per i danni subiti. “E’ una situazione ancora molto precaria per i rifugiati e richiedenti asilo politico ed è in corso la riorganizzazione del funzionamento della struttura“, fa sapere Gianluca Peciola di Sel che oggi ha visitato il centro. Venerdì, con il nubifragio, la struttura si è completamente allagata (guarda le foto) e i migranti, tra cui 80 minorenni, sono stati costretti a scappare sui tetti. Molti di loro sono rimasti senza documenti.

SENZA SOCCORSI – “L’acqua – racconta la consigliera Marta Bonafoni (Pl) che ha raccolto alcune testimonianze – superava i sessanta centimetri d’altezza. Un fiume che ha allagato tutto: la mensa, le cucine, l’ambulatorio medico, gli uffici e tutti i locali destinati alle famiglie di richiedenti asilo – soprattutto quelle con bambini – ubicate al pian terreno. Chi era dentro – continua Bonafoni – non poteva uscire, e chi era fuori non poteva arrivare. Alcuni operatori hanno lanciato l’allarme ma secondo i loro racconti né la Protezione Civile né i Vigili del Fuoco sarebbero intervenuti fino alla sera, quando con un canotto sono state evacuate però solo 24 persone”.

Oggi manca ancora l’acqua potabile e con le cucine allagate sono stati garantiti solo pasti di fortuna. A denunciare la situazione erano stati i movimenti per il diritto all’abitare già venerdì. Giorno in cui uno degli operatori del centro è rimasto folgorato in seguito a un corto circuito.

SOVRAFFOLLAMENTO – “Come ho potuto verificare nel corso del sopralluogo – aggiunge Peciola – reso possibile grazie alla disponibilità della Prefettura nonostante il poco preavviso della visita, sono evidenti i segni del sovraffollamento e le stanze che ho potuto vedere sono in condizioni fatiscenti. Nel Cara sono presenti mamme con bambini anche molto piccoli, che non possono rimanere nella struttura in quelle condizioni, devono essere trasferiti in luoghi più adatti”.

IL GARANTE DEI DIRITTI DEI RIFUGIATI – Giovedì prossimo, fa sapere la consigliera Bonafoni, “in Commissione Politiche Sociali alla Pisana verrà discussa la legge sull’istituzione del Garante dei diritti dei rifugiati. Una figura che si occuperà anche di supervisionare le strutture destinate ad accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo della nostra Regione, accertando la loro idoneità e la loro rispondenza a tutti gli standard, di legalità e civiltà. Un importante collegamento tra le istituzioni e i centri che potrà scongiurare casi di silenzio assordante come quello del Cara di Castelnuovo di Porto”.

03 Feb, 2014

Rompere il silenzio intorno ai rifugiati del Cara di Castelnuovo di Porto

Da soli ad affrontare la grande piena, aiutati solo dagli operatori del Centro, fatti prigionieri come loro dall’alluvione di venerdì scorso. Il Cara di Castelnuovo di Porto sorge in una piana vicinissima al Tevere ed è destinato ad allagarsi ad ogni aumento di acqua. Venerdì mattina ospiti e operatori lo hanno constatato in diretta quando hanno trovato il pian  terreno della struttura, che ospita 750 persone (80 dei quali bambini), e tutte le vie d’accesso completamente allagate e impraticabili.

L’acqua – ci hanno raccontato alcuni di loro – superava i sessanta centimetri d’altezza. Un fiume che ha allagato tutto: la mensa, le cucine, l’ambulatorio medico, gli uffici e tutti i locali destinati alle famiglie di richiedenti asilo – soprattutto quelle con bambini – ubicate al pian terreno. Chi era dentro – ci hanno raccontato i presenti – non poteva uscire, e chi era fuori non poteva arrivare. Alcuni operatori hanno lanciato l’allarme ma secondo i loro racconti né la Protezione Civile nè i Vigili del Fuoco sarebbero intervenuti fino alla sera, quando con un canotto sono state evacuate però solo 24 persone.

Sempre secondo le loro denunce, ancora oggi nessuno sarebbe intervenuto ad aiutare ospiti e operatori, a liberare i locali dal fango e dai detriti, mentre manca l’acqua potabile e con le cucine allagate sono stati garantiti solo pasti di fortuna. L’alluvione è stata una catastrofe per tutta la nostra regione ed ha toccato gangli vitali come l’agricoltura, i trasporti oltre che la stabilità di intere aree. Non è pero accettabile che nella sciagura ci siano cittadini più sciagurati di altri come gli uomini e le donne del Cara. Anche in questo la Regione e la sua nuova maggioranza devono dare segnali di discontinuità.

In questa direzione un passaggio importante  è rappresentato dall’arrivo al voto giovedì prossimo in Commissione Politiche Sociali alla Pisana della legge sull’istituzione del Garante dei diritti dei rifugiati. Una figura che si occuperà anche di supervisionare le strutture destinate ad accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo della nostra Regione, accertando la loro idoneità e la loro rispondenza a tutti gli standard, di legalità e civiltà. Un importante collegamento tra le istituzioni e i centri che potrà scongiurare casi di silenzio assordante come quello del Cara di Castelnuovo di Porto.

16 Dic, 2013

“Liberi o meglio morire”. I senza speranza del Cara

Qualcuno prende il microfono e spiega: “Se parliamo, se ci lamentiamo, se la prendono con noi: non ci picchiano, questo no. Però se qualcuno di noi ha il colloquio per il permesso la settimana successiva, questo viene rimandato di mesi”. Ecco perché alcuni rispondono di no alle domande, non vogliono essere fotografati, forse. Più in là dalla folla, di fronte al cancello presidiato dai militari italiani, si ferma un pullman, da lì scendono altre persone e mano a mano scaricano grandi quantità di cibo: semola, patate, uova, verdura: “Immaginate voi di mangiare ogni giorno per un anno: riso e maccheroni, maccheroni e riso”, spiega Ahziz.
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21 Giu, 2013

Di untori e altri demoni

Martedì 25 giugno, ore 20.30
Teatro Palladium
Roma

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), la campagna LasciateCIEntrare e Antigone sono lieti di invitarVi in occasione della giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura allo spettacolo “DI UNTORI E ALTRI DEMONI”

Ingresso libero

Un evento-spettacolo che denuncia la tortura comunque e ovunque, non solo come pratica diffusa in paesi lontani ma anche come fenomeno presente nel qui e ora, nei centri di detenzione europei, nei CIE, nelle nostre carceri. In un mondo, dove ancora oggi, ci sono luoghi in cui la pratica della tortura  continua ad esistere o altri dove comunque non ci sono esplicite leggi che la condannino, riuniamo video, teatro e testimonianze in un unico evento di denuncia sulla tortura e sui trattamenti inumani e degradanti in tutti i luoghi di detenzione.

Introduce l’evento:
Jean Leonard Touadi

Con un monologo di Erri De Luca “La slegatura”

Proiezione del video “Inside carceri”, realizzato da Antigone

Spettacolo teatrale “Di Untori e Altri Demoni”, formazione e regia di Nube Sandoval e Bernardo Rey.

Protagonisti i rifugiati che hanno partecipato ai laboratorio di riabilitazione psico-sociale promossi nell’ambito del progetto Together with Vi.To. –
progetto di Accoglienza e Cura delle Vittime di Tortura del CIR.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa CIR
Valeria Carlini* 335 17 58 435 carlini@cir-onlus.org
Yasmine Mttendorff 335 60 29 838 mittendorff@cir-onlus.org
Tel. 06-69200114 int. 216 -230 cirstampa@cir-onlus.org

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