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10 Ott, 2014

Gli studenti ci chiedono un impegno per il futuro

I ragazzi e le ragazze che oggi hanno manifestato a Roma e in altre città taliane per una scuola diversa non sono la faccia più conosciuta di un fenomeno rituale. Questi studenti – i primi a manifestare nell’era renziana – pongono delle richieste alla politica e alla società ed e’ nostro compito dare risposte concrete.

Il diritto allo studio va inteso come accesso all’istruzione pubblica e gratuita ma a 360 gradi deve comprendere tutta una serie di interventi, come trasporti a tariffe agevolate, buoni libro, borse di studio, scuole accessibili, in grado di garantirlo concretamente. La Regione Lazio con il piano annuale per il diritto allo studio sta affrontando questi bisogni a cominciare dai contributi ai Comuni per il trasporto e i libri di testo.

Sono queste alcune delle priorità per i cittadini e le cittadine dei nostri territori a cui bisogna dare risposte. La difesa delle risorse per il diritto allo studio deve essere una nostra prioritèà non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale, nella certezza che oggi e sempre un sistema scolastico pubblico sano, in cui si indirizzino risorse economiche, strutturali e di personale, sia il miglior viatico per una vera democrazia

15 Mag, 2014

Università: si apre una nuova stagione per il sapere

Dopo la stagione del risanamento si apre adesso quella del fare, ad un anno dal commissariamento di Laziodisu dopo l’opera di razionalizzazione, risparmi ed efficentamento, messa in atto da commissario Carmelo Ursino, la giunta Zingaretti dimostra che nonostante le difficoltà, con la volontà politica, si può tornare ad investire.

I 100 milioni di euro e 900 posti letto annunciati oggi sono l’ennesima dimostrazione del nostro voler voltare pagina sul diritto allo studio: investire in formazione e conoscenza attraverso l’incremento dei servizi significa investire sul futuro del Lazio e dell’Italia.

Oltretutto con questo nuovo stanziamento vincolato, come deve essere ad un serio cronoprogramma la Regione Lazio torna a fare investimenti pubblici e a dare linfa a lavoro e alle piccole e medie imprese. Con la cultura si mangia eccome. Le risorse impegnate in questo progetto sono qui a dimostrarlo contro la mala gestione del passato e i disfattisti del presente.

10 Apr, 2014

Il mondo non è una minaccia

Sarebbe imperdonabile sottovalutare le pericolose correnti d’aria stantìa che attraversano l’Europa. Il nostro è un continente dove la globalizzazione, invece di esaltare la sua capacità di rendere accessibile il mondo, ha mostrato la faccia più brutale, quella della guerra agli ultimi. Nel nostro piccolo, con questo progetto, vogliamo dare un segnale per ricostruire una connessione tra le competenze locali e quelle globali, tra la storia individuale e quella di comunità. Massimiliano Smeriglio racconta Torno Subito.

Pare che ai giovani piaccia di nuovo nascondersi. Lo dicono in molti, anche tra i signori cui sarebbe ancora delegato lo studio “scientifico” dei fenomeni delle società umana. Valanghe di indagini li inseguono, i ricercatori si appostano per saggiarne gli umori, intercettarne i bisogni, coglierne le esitazioni. Niente da fare. I giovani del nuovo millennio nascondono le proprie tendenze, o invece, più semplicemente, sfuggono alle classificazioni. Esattamente come hanno fatto quelli del millennio passato.

Porteranno avanti la storia, dice con affabile solennità papa Francesco, lui sì che ne sa una più del diavolo. Ça va sans dire, ma saranno capaci di spingere un tale fardello? Sembrano così indifferenti, omologati, senza ideali, senza valori, senza spina… Oppure invece no. È vero il contrario, i giovani non sono affatto come li dipingono certe sociologie d’antan, sono soltanto giovani, più leggeri. La leggerezza è meravigliosa e da certi commenti acidi traspare solo l’invidia di chi li scrive.

In Italia un ragazzo su due non lavora. E in un paese senza lavoro, commenta mesta la Repubblica, i giovani sono senza speranza. John Elkann, presidente della Fiat, non è affatto d’accordo: le opportunità esistono, sono i giovani a non volerle cogliere. È che stanno bene a casa loro, dice parlando agli studenti di Sondrio. Studenti molto pazienti, evidentemente. Disperati, incupiti, vinti, lavativi. Non resterebbe che la fuga, invece i giovani non fuggono, come decretano anche le autorevoli Bussoledi Ilvo Diamanti. E se proprio volessimo dire che fuggono (tutto è relativo nelle indagini statistiche), allora fuggono anche in Francia, Germania e Gran Bretagna. Quindi non fuggono, si spostano, si muovono.

Non dovrebbe stupire nessuno che è in primo luogo mettendosi in movimento che si ha qualche possibilità di inseguire i propri sogni. Checché ne pensi Ezio Mauro, non si può essere affatto certi che sia la mancanza di un qualsiasi lavoro salariato a uccidere la fiducia nel futuro di chi dovrà “portare avanti la storia”. Se non altro perché sembra più attendibile quell’aforisma, attribuito a Bob Dylan, secondo il quale esser giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro.

Bisogna muoversi, dunque. Con intelligenza, fantasia e un buon ritmo, ma soprattutto in autonomia. “L’autonomia per noi è il centro. Sono i ragazzi che ci devono fornire un progetto di 12 mesi. Devono decidere dove vogliono andare e come muoversi. È la loro vita che si affaccia. Questa è la volta in cui la vita non viene programmata da altri”. È Torno Subito, un progetto che intende far “viaggiare il futuro e assegna borse di studio (o di lavoro) e indennità per il re-impiego delle competenze nel Lazio”. Per comprenderne più a fondo la portata (qui la scheda tecnica), abbiamo rivolto qualche domanda a Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione e convinto ispiratore dell’autonomia di cui sopra.

Nel presentare Torno Subito ricordate spesso che, in un quadro di notevole libertà e autonomia, la sola condizione vincolante posta ai progetti è quella di tornare. È una condizione ovviamente indispensabile all’inserimento lavorativo ma non è che serve anche a rispondere a un certo senso comune preoccupato per la cosiddetta fuga di cervelli?

No, assolutamente. Penso che la fuga di cervelli sia una semplificazione mediatica che non aiuta nemmeno a capire bene di cosa si parla. Credo, spero di non aver mai usato quella espressione e, se proprio dovesse esser capitato, non ho alcuna difficoltà a dire che si tratta di una definizione sbagliata, poco felice per diversi motivi. In primo luogo, per quel che riguarda un punto di vista concettuale: se c’è un aspetto positivo nella globalizzazione, è certamente quello di aver reso più accessibile il mondo. Poi, mi pare utile precisare che molti di quelli che al momento della partenza vengono definiti “cervelli” quando arrivano diventano “braccia”. Basta andare a Londra, dove è piuttosto facile vedere persone ad alta qualificazione provenienti dal Bangladesh, dall’India e anche dall’Italia che finiscono per essere impiegate nella grande distribuzione.
La fuga di cervelli, per quel che mi riguarda, è davvero un falso mito, una preoccupazione un po’ nazionalista e fuorviante. Semmai, invertendo l’ordine del ragionamento, si potrebbe sottolineare il fatto che Torno Subito offre l’opportunità di partecipare a chiunque risieda in questa regione da almeno sei mesi. Voglio dire che se c’è un problema, non è solo di chi va ma riguarda anche chi arriva. Sono le competenze che fanno un territorio. Torno Subito non trascura i ragazzi che vengono qui da lontano e si preoccupa del fatto che possano avere un’altra occasione. Credo che l’apertura del bando anche agli studenti migranti possa fare sufficiente chiarezza su quale sia l’angolazione con la quale affrontiamo questa vicenda.

Ok, molto chiaro. Andiamo un po’ più a fondo: ci aiuti a precisare l’intenzionalità e la valenza politica di questa idea progettuale?

Penso che Torno Subito possa essere una grande opportunità. Starà a noi riuscire a farla funzionare al meglio e metterci tutte le risorse che serviranno a soddisfare la domanda. È un progetto dove ci sono tante cose, a cominciare dal reddito, che a mio avviso hanno anche un significato politico. Forse però il punto di partenza è semplicemente l’idea di stimolare la curiosità, cioè il fatto di non vivere il mondo come una minaccia. La torsione nazionalista, populista e plebea che sta avvenendo in Europa è molto preoccupante. Sarebbe sciocco e imperdonabile sottovalutarla. È così anche perché la globalizzazione ha finora mostrato, nella gran parte dei casi, la sua faccia più brutale, quella della guerra economica agli ultimi. Non possiamo risolvere noi un problema così gigantesco ma, nel nostro piccolo, proviamo a ricostruire una connessione tra le competenze locali e quelle globali e tra la storia individuale e la storia di una comunità.

Molto interessante. Un progetto semplice per un’idea molto ambiziosa, dunque?

Secondo me è l’indirizzo giusto per ridare significato anche all’idea del governo locale, un governo che prova a cambiare veramente le cose senza costruire falsi miti né feticci. Altre Regioni fanno progetti con cui si propongono di favorire il ritorno dei “cervelli”, a me pare che così si colga solo un aspetto elitario e una dimensione individuale della questione. È ovvio che anche noi, man mano che avanzeremo, riscontreremo problemi, difficoltà, imprevisti. Siamo solo all’inizio di un percorso che io spero possa essere abbastanza lungo. Credo però che l’approccio, la filosofia di fondo che c’è dietro questo progetto semplice possa funzionare proprio perché è in grado di rimettere al centro un protagonismo individuale dentro un contesto collettivo. Tocchiamo un tema impegnativo, sì. Uno dei problemi più seri nelle storie delle idee di sinistra è che hanno azzerato sia la comunità che l’individuo.

Lavoro, reddito, cittadinanza. Lo scorso anno ci avevi detto di voler usare la formazione anche come leva per cominciare ad affrontare la grande questione del reddito. Questa è la prima delle fiches messe in gioco, quella che dà il segno di un certo approccio?

Abbiamo appena festeggiato un anno di attività dall’insediamento della giunta. Credo che la cosa bella sia proprio il fatto di poterlo festeggiare, di poter dire che in dodici mesi abbiamo fatto delle cose. Oltre a un lavoro sul debito, che è importante comunque perché altrimenti non campi, possiamo dire di aver fatto una legge sull’acqua pubblica, dentro lo spirito referendario, che oggi è la più avanzata che ci sia in Italia. Poi ci sono la legge sul femminicidio, l’assegnazione delle terre pubbliche ai giovani che vogliono avvicinarsi all’agricoltura, la delibera sull’emergenza abitativa. Non sto adesso a fare l’elenco, ma possiamo parlare di un pacchetto di cose che va nella direzione della re-distribuzione delle risorse, delle opportunità, delle occasioni e dei diritti. Se ci fai caso, il tema centrale è che questo approccio non è sostenuto da un grande impianto organizzativo dei partiti, che esistono poco e male.
Si regge sulla volontà di alcune persone determinate a porre al centro una distribuzione diversa delle risorse e delle opportunità. La stessa cosa vale per Torno Subito e varrà per altre iniziative, come ad esempio un progetto che presenteremo già in questa primavera e che ha la stessa filosofia di fondo di Torno Subito ma parla a un target diverso, ai cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training), cioè ai ragazzi a bassa scolarizzazione. Torno Subito è un progetto che si può definire di “alta formazione”, naturalmente ci siamo posti il problema che esistono un sacco di persone che magari un titolo di studio non ce l’hanno e hanno pieno diritto a un intervento che offra anche a loro almeno un’opportunità.

Chi sono questi ragazzi?

Hanno tra i 14 e i 25 anni e forse hanno smesso perfino di cercare occasioni, prospettive. Ricevo parecchie di queste sollecitazioni e non so cosa rispondere. Mi spiego: saprei cosa rispondere sul piano personale ma non è la stessa cosa farlo da amministratore. Vedi, nella costruzione collettiva dell’Italia repubblicana la formazione e lo studio sono sempre stati visti come occasioni di ascesa sociale. Li vedevano così il contadino, l’operaio, i miei nonni, mio padre. Tutti investivano nella formazione perché sicuramente con la formazione da qualche parte poi saresti arrivato. Bene, questo meccanismo s’è rotto da tempo…

E questo non lo puoi dire da amministratore?

Quello che posso dire solo come persona è che io, per esempio, ho deciso di abbandonare una facoltà universitaria come giurisprudenza, una facoltà più strutturata, per darmi alle lettere. Ero ben cosciente che quella fosse una laurea “debole” ma sapevo anche che bisogna stare in sintonia con la propria anima. A volte questa armonia può determinare persino la possibilità di vivere o di sopravvivere. Se dico questo come amministratore, però, può anche sembrare che voglio buttarla in filosofia…E non mi pare giusto, come amministratore devo darmi da fare per costruire delle occasioni, delle possibilità. In questo paese c’è già un eccesso di semplificazioni, di populismi spicci. Noi non vogliamo certo unirci a quel coro. La cifra di questa nostra amministrazione è quella di un cambiamento concreto, tangibile, non urlato né raccontato a vanvera.

Cercate di tenere un profilo anti-retorico?

Sì, anti-retorico per definizione. Io ci tengo molto all’anti-retorica. La spiegava molto bene un film di Daniele Luchetti sulla Resistenza di un gruppo di ragazzi in Veneto. Si chiama “I piccoli maestri”, ed è tratto da un romanzo di Luigi Meneghello. C’è una vera lezione sull’anti-retorica, l’anti-eroismo, la responsabilità individuale.

Torniamo ancora sul reddito.

Il reddito è parte di quel ragionamento sulla re-distribuzione. È chiaro che il tema va affrontato a livello del governo nazionale, ma mi pare che questo governo non abbia alcuna intenzione di affrontarlo. Noi facciamo la nostra parte, non ci limitiamo a dire che ci vorrebbe il reddito di cittadinanza. Invece di mettere risorse su altre cose, scegliamo di investirle in modo consistente sul rapporto diretto tra amministrazione e cittadini. In questo modo, bypassiamo, facciamo a meno di una serie di scatole burocratiche dove spesso in passato le risorse si sono perse in mille rivoli. Solo così possiamo avere la certezza di poter dire che alla fine diecimila ragazzi potranno godere dei benefici di Torno Subito sapendo di non fare vane promesse. Nel progetto per i Neet, se diremo che potranno usufruirne in quattromila, poi quattromila devono essere. Il rapporto diretto, senza appalti a strutture para-sindacali o d’impresa, ci permette anche di monitorare meglio quello che accade. Nel raggiungere questi obiettivi mi sentirei piuttosto soddisfatto del lavoro svolto.

Apriamo una breve finestra sulla politica nazionale: il governo farà cambiamenti epocali sul lavoro e il welfare? Anche nell’area moderata di opinione e rappresentanza del terzo settore comincia a distinguersi un tifo acceso per Renzi. C’è un entusiasmo “a prescindere”…

Direi che le prime scelte del governo sul lavoro mi paiono piuttosto impressionanti. Purtroppo anche quello del nostro amico Poletti, come ministro con una lunga storia di cooperatore, non mi pare un buon esordio. Il job acts resta una terribile dichiarazione d’intenti. Renzi punta alla completa liquidazione di tutti i corpi intermedi. Non parla mai al parlamento o ai giornalisti, parla al pubblico. In questa maniera azzera ogni criterio di rappresentanza. È evidente che di cose da dire, anche molto negative, sui corpi intermedi della rappresentanza politica, oppure sindacale, ce ne sarebbero e molte, però nella prospettiva del segretario del Pd non c’è alcuna alternativa di società.
Si propone solo l’azzeramento di ogni forma di organizzazione collettiva. Spaventa non solo ma soprattutto l’impianto culturale che propone, per esempio la cancellazione di ogni contrattazione. Perché se dici che un contratto a tempo determinato lo puoi ripetere per otto volte e che non c’è bisogno di alcuna causale per giustificarne la scadenza (già questa, come sappiamo, era una finzione), stai dicendo che questo è quel che bisogna fare, magari per i prossimi vent’anni. Stai dicendo, insomma, che questa è la sola modalità di accesso al mondo del lavoro per i pochi fortunati che avranno la possibilità di avere un contratto.

Hai notato sorprese nelle reazioni alle sue affermazioni?

Queste affermazioni devastanti vengono accolte generalmente da scroscianti applausi. Mi è capitato di discutere anche pubblicamente con amici e compagni del partito democratico, anche persone stimate e stimabili. Beh, sono rimasto davvero colpito dalla velocità di ri-collocazione nel quadro politico e perfino dal cambiamento del lessico. Magari erano persone con le quali avevo avuto accese discussioni sulle critiche che io avanzavo alla forma partito o ai ritardi del sindacato. Ecco, adesso improvvisamente ti dicono che fa tutto schifo, che bisogna buttare via tutto. C’è una quota di trasformismo davvero eccessiva. Non la imputo a qualcuno in particolare, mi pare che purtroppo sia abbastanza diffusa.
Ecco, se mi chiedessi di citare due tra i segni più inquietanti che accompagnano il governo di Renzi, direi l’attesa messianica di un uomo del destino e un tasso di trasformismo e opportunismo che risulta davvero esagerato. Di cose irritanti di questo tipo, in questi anni ne abbiamo viste parecchie, per carità, ma ti assicuro che sono rimasto piuttosto impressionato. Anche perché questo modo di fare non dà neanche la libertà e la capacità di leggere i processi: vieni chiamato ad affidarti completamente all’uomo comunicazione, all’uomo del marketing, dietro il quale si riassemblano in fila tutti i poteri. Il mio giudizio è molto negativo soprattutto sui processi di fondo che sta muovendo Renzi.
Non so dire quanto durerà il governo ma temo che l’impronta che ha imposto Renzi possa durare ben oltre il governo stesso. Sta costruendo aspettative che parlano direttamente alla tragica situazione che viviamo in questo paese. Se non riuscirà a portare avanti il suo disegno, dirà che la colpa è della Cgil, della Confindustria, dei partiti, delle istituzioni, del parlamento, e magari lavorerà a un governo bis con questa potenza di fuoco alle spalle.

Meglio tornare ai ragazzi di Torno Subito. In quali ambiti ti piacerebbe si formassero, di cosa pensi ci sia più bisogno?

Mi piacerebbe che seguissero esclusivamente le loro passioni. Penso che in questo paese ci sia bisogno di una forte iniezione di creatività, al limite perfino un po’ irrazionale. Non ho mai creduto, e a maggior ragione non credo adesso, che esistano degli ambiti più forti verso i quali sia utile orientare le energie. È la formazione che deve adeguarsi alle volontà e alle proposte che ci arrivano. Lo dico spesso: il mercato del lavoro non è più in grado di indicare nulla se non la propria sussistenza. Nella ricerca, nella formazione e nella conoscenza, forse invece puoi trovare anche degli sviluppi di società e di nuova economia.
Magari a uno piace fare il musicista e, con questa nostra iniziativa, avrà la possibilità di andare in Venezuela e vedere delle bande di quartiere che gli possono dare un’idea, una suggestione. Non necessariamente per fare la stessa cosa ma per fare una cosa a cui non avrebbe pensato senza vivere l’esperienza che Torno Subito gli ha consentito. Mi piacerebbe, però, che nei progetti l’intreccio tra vocazione individuale e ricostruzione di comunità fosse molto forte. La vera cosa che mi piacerebbe è questa, per il resto che vadano dove li portano la testa, il cuore, la pancia…

Ecco, si può proporre di andare per un periodo in Belgio o in Canada con la Procter & Gamble come scegliere una fabbrica recuperata in Argentina o Brasile. Non avete pensato di favorire certi luoghi piuttosto che altri, oppure scelte etiche, ambientaliste, socialmente responsabili?

Beh, in primo luogo bisogna dire che i luoghi possono influenzare le scelte successive solo fino a un certo punto. Pensa che nell’ultimo viaggio che ho fatto in Argentina, proprio per guardare da vicino le imprese recuperate, con noi c’era anche Giuliano Poletti. Non mi pare che da ministro mostri grande interesse per l’impresa senza padroni. Ma, al di là delle battute, credo che già de-strutturando molto noi apriamo la sfera della libertà individuale. E poi non è detto che le belle cose da sperimentare o da imparare abbiano sempre bisogno di strutture definite nella forma. C’è una sostanza delle cose che passa anche per canali non sempre riconoscibili.
Se vai nella Silicon Valley, magari non trovi la fabbrica recuparata o l’impresa autogestita in cooperativa, però potresti scoprire una comunità di programmatori che pratica uno stile di vita altrettanto interessante, innovativo, radicale. Ci sarà, comunque, il passaggio più complesso che riguarda il ritorno. Nell’andare l’offerta è il mondo, le esperienze devono essere libere, e speriamo straordinarie, credo sia giusto così. Il ritorno avviene invece in un territorio determinato, conformato in un certo modo e con certe difficoltà. Lì credo sia opportuno fare qualche passo in avanti, per esempio sulla responsabilità sociale dell’impresa piuttosto che nelle forme organizzative o nel rapporto tra ciò che si produce e la sostenibilità. È una questione che dobbiamo ancora affrontare ma penso che sia nelle corde dello spirito del progetto una scelta ragionevole e qualificata.
Perché tutta questa ricchezza deve evitare di finire in un imbuto precostituito. Dobbiamo essere bravi a sollecitare, creare, costruire le condizioni per un esito positivo. Parleremo con tutti. Con le università, con i centri di ricerca, con le imprese, con il mondo della cooperazione, che oggi sembra molto ripiegato su se stesso. Sarà un lavoro faticoso ma sono convinto che se arriverà un’ondata di ritorno positiva, metterà comunque in moto dei processi, genererà delle domande. Non è detto, naturalmente, che tutti vogliano ascoltare quelle domande ma spero ci sia almeno una parte della nostra società pronta a recepirle.

Marco Calabria e Riccardo Troisi
Comune-info

13 Mar, 2014

“Torno subito”, opportunità innovativa per i giovani e per un nuovo modello della Regione Lazio

Una bella giornata in cui grazie al progetto “Torno subito” è stato gettato un seme di speranza per il futuro, nonostante un contesto economico avvilito dalla disoccupazione e in particolare da quella giovanile.

Il bando presentato oggi dal presidente Zingaretti e dall’assessore Smeriglio prevede il finanziamento di esperienze formative e lavorative in Italia e all’estero per giovani dai 18 a 35 anni, per una platea complessiva di 10mila giovani del Lazio, per una formazione di almeno 8 mesi fuori, più minimo 4 mesi di work experience.

“Torno subito” attuato impegnando le risorse del Fondo Sociale Europeo 2007-2013 e quindi recuperando risorse che altrimenti rischiavano di tornare indietro, dimostra che a partire dalle istituzioni è indispensabile il coraggio di cambiare, di innovare, di mettere insieme e integrare il tema della conoscenza, della formazione e del lavoro ponendole al servizio di un nuovo modello di sviluppo per la nostra Regione.

E’ necessario un patto etico con i giovani che aderiscono al bando, la Regione Lazio sostiene la formazione professionale e garantisce una indennità nel periodo di formazione, un vero e proprio “reddito per i cittadini in formazione” del nostro territorio, che poi riversano le loro nuove competenze nel sistema-Lazio.

Infatti, solo sentendoci soggetti di una comunità, potremo contribuire davvero a risollevare l’occupazione e l’economia: dobbiamo sentire la responsabilità del futuro del nostro Paese impegnandoci per uscire dalla rassegnazione diffusa.

Per raggiungere un nuovo modello di sviluppo dobbiamo puntare indiscutibilmente su scuola, ricerca e università, non esistono altre strade.

Serve investire sui talenti e le vocazioni delle persone, specie dei giovani: la conoscenza è un patrimonio non stimabile che deve essere fruibile e accessibile a tutti e le istituzioni devono sempre essere garanti di questo diritto

07 Feb, 2014

Laziodisu: nuova stagione per il diritto allo studio e il futuro della Regione

Un altro importante e concreto passaggio per il mantenimento degli impegni presi a difesa del diritto allo studio e per il consolidamento e l’ampliamento del sistema della conoscenza.

La riforma illustrata oggi dal Presidente Zingaretti e dall’assessore Smeriglio sul futuro di Laziodisu e la sua trasformazione in Agenzia della conoscenza, va nella direzione di una scelta coraggiosa e concreta a sostegno del diritto allo studio nella nostra Regione.

Un percorso ancora da completare ma che ha dato già alcuni importantissimi risultati come la cancellazione dei vergognosi debiti sulle borse di studio, assegnate agli studenti aventi diritto e non saldati dalle passate giunte dal 2008 ad oggi.

Un diritto elementare acquisito, non un favore, che gli studenti della nostra Regione non hanno potuto utilizzare e che ha mortificato insieme a loro le possibilità di crescita e di sviluppo del nostro territorio.

Il radicale e proficuo cambiamento era già indicato dal commissariamento di Laziodisu, deciso dalla Giunta Zingaretti lo scorso giugno, dove sono state eliminate trentacinque inutili poltrone per incarichi spesso sovrapposti, chiuse cinque sedi di rappresentanza infruttuose, ma investiti in direzione opposta ben settanta milioni di euro per il diritto allo studio.

Sono questi esempi di scelte politiche importanti che indicano come priorità l’istruzione perché base portante delle politiche di crescita del Paese intero e della nostra regione.

Scelte ancor più significative perché fatte in un momento storico in cui il diritto alla conoscenza è stato messo all’angolo.

Lunedì la riforma di Laziodisu approderà in V commissione alla Pisana: toccherà al Consiglio regionale mettere in campo il proprio contributo in questa fase di passaggio fondamentale. Sul diritto allo studio da oggi si esce dall’emergenza e si approda alla programmazione.

10 Dic, 2013

“Io, fuori sede, senza un posto per dormire”

“I posti ci stanno, perché non ce li danno?”. Il cartellone di dieci metri, nero e arancione, è la prima cosa che vedi appesa al dormitorio De Lollis, a due passi dalla Sapienza. Ma i ragazzi che da tre settimane lo occupano, e che da molto più tempo cercano di denunciare lo “scandalo degli alloggi”, come lo chiamano loro, questa sera non hanno voglia di parlare.
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04 Ott, 2013

In Consiglio il nostro impegno contro i tagli della scuola

Esprimo la mia vicinanza e la condivisione delle ragioni del coordinamento scuole di Roma che oggi con studenti, docenti e genitori ha manifestato in corteo per le strade della nostra città, nel giorno in cui le scuole di Roma hanno manifestato per chiedere alla Regione di sottoscrivere il ricorso al Tar sull’annullamento dei tagli agli organici, disposti per l’anno scolastico 2011-12 dall’allora ministro Gelmini.

Bene fa l’assessore Massimiliano Smeriglio ad impegnarsi subito nell’approfondire gli aspetti di compatibilità e opportunità amministrativa ed istituzionale rispetto all’eventuale ricorso, anche in relazione alle competenze costituzionali attribuite alle Regioni. La condanna politica ai danni provocati alla scuola pubblica dai tagli voluti dagli scorsi governi è in ogni caso ferma e convinta, per questo mi impegno come rappresentante delle istituzioni a portare in Consiglio regionale questi temi, per far sì che la stagione dei tagli al l’istruzione resti solo un brutto ricordo.

Solo così possiamo garantire un futuro alla nostra Regione e al Paese, investendo, e non disinvestendo, sui giovani e sul sapere. In Consiglio lavoreremo per garantire tutto il sostegno necessario a individuare le soluzioni più opportune per assicurare che la formazione dei nostri studenti non venga mai scalfita dalle scelte incoscienti della politica

13 Giu, 2013

Laziodisu: il commissariamento primo passo verso la legge sul diritto allo studio

“Bene il commissariamento di Laziodisu, che rappresenta un nuovo inizio per tutti gli studenti del Lazio e che predispone l’Ente verso una maggiore efficienza e quindi una riduzione degli sprechi. Una discontinuità che è il preludio per una piena attuazione del diritto allo studio: un obiettivo che la Regione Lazio intende perseguire con determinazione e dal quale non si può assolutamente prescindere. ”

“Il primo atto – prosegue la consigliera Bonafoni – il pagamento delle borse di studio, per la cifra di 10 milioni di euro, a saldo dei ritardi accumulati dal 2009 al 2012, è un’ottima notizia per gli studenti della Regione lazio che sana anni di politiche deficitarie nei loro confronti.
Come sottolineato dal presidente Zingaretti e dall’assessore Smeriglio, si apra adesso una stagione di collaborazione e partecipazione con il mondo dell’Università, a partire dalle associazioni studentesche. Che sia un inizio per il raggiungimento di una effettiva riforma del sistema, capace di arrestare definitivamente la grave tendenza all’abbandono degli studi negli Atenei della nostra regione, che impedisce ai giovani non solo di investire sulla propria formazione, e quindi su un futuro migliore, ma impoverisce tutta la regione sotto un profilo culturale e sociale oltre che economico e produttivo. A Carmelo Ursino, neo Commissario Laziodisu il mio augurio di buon lavoro”.

Lo dichiara in una nota Marta Bonafoni, consigliere regionale del Gruppo per il Lazio, componente della Commissione Diritto allo Studio, presente alla conferenza stampa di presentazione del commissario Carmelo Ursino Laziodisu.

10 Feb, 2013

Il Comitato Università e Ricerca!

comitato-universita-zingarettiIl Lazio è la Regione italiana con la più alta concentrazione di università e di centri di ricerca. Ogni giorno decine di migliaia di persone, docenti e studenti, si confrontano, studiano e fanno ricerca. Una grande ‘area della conoscenza’ che in questi anni la Regione ha trascurato, con i tagli alle risorse e demolendo il diritto allo studio. Nell’era della competizione globale, quando la concorrenza internazionale si gioca sempre più sulla capacità delle grandi aree metropolitane e regionali di attrarre investimenti e capitale umano qualificato, il rilancio del mondo della ricerca e dell’Università è una condizione indispensabile per rilanciare lo sviluppo economico e sociale del territorio. Per questo nasce il comitato ‘Università e Ricerca Insieme per Nicola Zingaretti’, che riunisce ricercatori e docenti per condividere idee e progetti per rilanciare la ‘Rete del Sapere’. Vogliamo costruire un rapporto sempre più solido tra domanda e offerta di lavoro, tra le imprese e chi studia e diffondere una cultura dell’innovazione nella pubblica amministrazione, nell’impresa e nella società. Non deve più accadere che un ricercatore o un docente della nostra Regione sia costretto a trasferirsi all’estero per continuare la sua attività e per vedere riconosciuti il suo talento e la sua capacità. Qui puoi leggere e scaricare il nostro Appello dei ricercatori e dei docenti universitari per Nicola Zingaretti Presidente.

Se ti fa piacere puoi aderire o inviare il tuo contributo scrivendo a uni@nicolazingaretti.it.