A Budapest giornata di resistenza. Noi presenti, Orbán in crisi risponde con la repressione, silenzio inaccettabile di Meloni
Oggi a Budapest non è solo una giornata di Pride, ma una giornata di resistenza civile e politica.
In un Paese dove manifestare per i diritti può costare intimidazioni e condanne, migliaia di persone sfidano un regime sempre più isolato e repressivo. Viktor Orbán, in difficoltà nei consensi e sotto pressione anche interna, reagisce con una nuova ondata di controllo e censura, colpendo chiunque difenda libertà, dignità, uguaglianza.
In questo contesto, la presenza di Elly Schlein e della delegazione del Partito Democratico al Pride di Budapest è un segnale forte e concreto. Siamo lì per portare la nostra solidarietà a chi rischia, per ribadire che l’Europa è comunità di diritti e libertà, non un’alleanza tra nazionalismi autoritari.
A fronte di tutto questo, il silenzio del governo Meloni è grave e imbarazzante. Neanche una parola per chi oggi lotta per la propria libertà. Neanche una presa di distanza da Orbán, nonostante sia uno degli alleati più discussi e pericolosi della destra internazionale.
O si sta dalla parte dei diritti, o si legittimano le derive autoritarie.
Noi, come Partito Democratico, sappiamo bene da che parte stare