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27 Nov, 2014

Contro le mafie presenza costante delle istituzioni e politiche di equità sociale

La Regione Lazio in prima linea nella lotta alle mafie e ad ogni forma di criminalità organizzata con azioni che a 360 gradi toccano tutti i differenti ambiti a rischio infiltrazioni.

“Le attività illecite – dichiara il consigliere regionale Baldassare Favara in occasione della presentazione di Mamma mafia di Danilo Chirico, nell’ambito del meeting regionale contro le mafie – legate alle organizzazioni malavitose sul territorio del Lazio sono molteplici e vanno dalla prostituzione, alle estorsioni, all’usura al riciclaggio di denaro sporco. Siamo la seconda regione per numero di transazioni economiche sospette segnalate dalla banca d’Italia e la quarta per quantità di droga sequestrata dopo la Sicilia, Calabria, Campania. Dati questi che confermano la presenza diffusa delle criminalità organizzate che la Regione Lazio contrasta con il sostegno alle attività delle forze dell’ordine locali e nazionali e con interventi di sensibilizzazione ed educazione che toccano tutti gli ambiti da quelli economici, produttivi, sociali”.

“L’antimafia – aggiunge Marta Bonafoni – deve essere un prerequisito presente in tutte le politiche messe in campo dalle istituzioni, dal welfare, al sociale, alla scuola all’educazione. La crisi economica sempre piu mordente rende piu’ esplicito il tentativo della mafia di sostituirsi allo Stato. Ecco perchè sono necessarie istituzioni sempre più forti e presenti capaci di annientare l’ingiustizia sociale della mafia con politiche di equità e benessere per tutta la comunità.”

27 Nov, 2014

Scuola, la sentenza è storica: “I precari vanno assunti”

La corte di giu­sti­zia euro­pea: il governo ita­liano sta­bi­lizzi pre­cari della scuola con il con­tratto a ter­mine. Non ci sono solo i 148 mila che Renzi vuole assu­mere. Ce ne sono almeno altri 100 mila. Col­pito al cuore il sistema della pre­ca­rietà di Stato. Torna la demo­cra­zia nelle scuole ita­liane?

La Corte di giu­sti­zia dell’Unione Euro­pea ha col­pito al cuore il sistema del pre­ca­riato nella scuola in Ita­lia. Con una sen­tenza attesa da tempo ieri la corte di Lus­sem­burgo pre­sie­duta dal giu­dice slo­veno Marko Ile­sic ha dichia­rato ille­gali i con­tratti di lavoro a tempo deter­mi­nato sti­pu­lati in suc­ces­sione oltre i 36 mesi (tre anni). Da oggi i docenti pre­cari e il per­so­nale Ata, che hanno supe­rato un con­corso nel 1999, o hanno otte­nuto un’abilitazione, hanno diritto ad essere assunti nella scuola. La Corte ha ripor­tato sui binari del diritto un paese che ha cer­cato con tutti i mezzi di restare nell’illegalità con il Dl 368 del 2001 che per­mette un numero illi­mi­tato di rin­novi con­trat­tuali solo nella scuola.

L’Italia sarà così obbli­gata, pena risar­ci­menti milio­nari e decine di migliaia di ricorsi ai giu­dici del lavoro, a tor­nare a far parte dello stato di diritto comu­ni­ta­rio dopo quin­dici anni.

La sen­tenza ha un valore epo­cale per­ché vale sia per il lavoro pub­blico che per quello pri­vato. Dun­que sia per la scuola e la pub­blica ammi­ni­stra­zione sia per le imprese. Que­sto signi­fica che la riforma Poletti (la prima parte del Jobs Act) che ha can­cel­lato la cosid­detta «cau­sa­lità» dei con­tratti a ter­mine può essere con­si­de­rata non valida poi­ché con­trav­viene alla diret­tiva euro­pea 70 del 1999. Quella che vieta i rin­novi dei con­tratti a ter­mine oltre i tre anni, ma che il governo Renzi non ha rispet­tato. Con­tro que­sta «riforma», i giu­ri­sti demo­cra­tici, la Cgil e l’Usb hanno già pre­sen­tato una denun­cia alla Com­mis­sione Euro­pea. In caso di parere posi­tivo, il ricorso pas­serà alla Corte che, alla luce della sen­tenza di ieri, non potrà che con­fer­mare il suo orien­ta­mento. Nel frat­tempo in Ita­lia, i giu­dici del lavoro saranno costretti ad appli­care la sen­tenza nella scuola o negli enti di ricerca e nella P.A.

La Corte ha smon­tato uno degli alibi usati dai governi per non fare le assun­zioni: quello dei con­corsi pub­blici. Una rarità ormai, di recente risco­perto in maniera cao­tica e ini­qua dal mini­stero dell’Istruzione. Ebbene, i lavo­ra­tori dovranno essere assunti subito senza aspet­tare l’epletamento delle pro­ce­dure concorsuali.

La sen­tenza fa inol­tre tra­bal­lare le basi sulle quali è stato costruito l’edificio della pre­ca­rietà sin dal 1997, quando il centro-sinistra di Prodi approvò il fami­ge­rato «pac­chetto Treu». Riso­lu­tivi sem­brano i punti 100 e 110 della sen­tenza a favore di otto docenti e col­la­bo­ra­tori ammi­ni­stra­tivi napo­le­tani che hanno lavo­rato per il mini­stero dell’Istruzione per non meno di 45 mesi su un periodo di 5 anni. Il primo sta­bi­li­sce che il con­tratto a tempo inde­ter­mi­nato è «la forma comune dei rap­porti di lavoro» anche in set­tori come la scuola dove il tempo deter­mi­nato rap­pre­senta «una carat­te­ri­stica dell’impiego». Il secondo punto smen­ti­sce le poli­ti­che dell’austerità con le quali i governi hanno giu­sti­fi­cato il blocco delle assun­zioni in tutto il pub­blico impiego: il rigore del bilan­cio non può giu­sti­fi­care il «ricorso abu­sivo a una suc­ces­sione di con­tratti di lavoro a tempo deter­mi­nato». Biso­gnava aspet­tare l’Europa per affer­mare la cer­tezza di que­sti prin­cipi. A tanto è arri­vata la bar­ba­rie poli­tica e giu­ri­dica nel nostro paese.

Ieri il governo Renzi ha pro­vato a fare il vago. La rispo­sta del mini­stro dell’Istruzione Ste­fa­nia Gian­nini era pre­ve­di­bile: la «buona scuola» pre­vede l’assunzione dei 148 mila docenti pre­cari nelle gra­dua­to­rie ad esau­ri­mento e il con­corso per 40 mila nel 2015. Tutto a posto allora? Per nulla. La sen­tenza della Corte chia­ri­sce la fon­da­men­tale discri­mi­na­zione com­piuta dal governo ai danni di almeno altre 100 mila per­sone che non ver­ranno assunte a set­tem­bre, pur aven­done i titoli. Si tratta dei docenti abi­li­tati Pas e Tfa, oltre che del per­so­nale Ata (almeno 15 mila). La mag­gior parte ha lavo­rato più di 36 mesi nella scuola. Si parla di 70 mila, ma anche di 100 mila.

Sui numeri non c’è cer­tezza per­ché manca un cen­si­mento serio, l’unico stru­mento per pro­ce­dere ad un vero piano per le assun­zioni. La sen­tenza è infine un colpo tre­mendo, anche finan­zia­rio, alla poli­tica degli annunci dell’esecutivo. Se, com’è pre­ve­di­bile, con­ti­nuerà sulla sua strada, allora dovrà pre­pa­rarsi a pagare milioni di euro in risar­ci­menti. Nei tri­bu­nali ita­liani giac­ciono almeno die­ci­mila ricorsi in attesa della sen­tenza della Corte. Da oggi i pro­cessi di mol­ti­pli­che­ranno a dismi­sura e si con­clu­de­ranno con una con­danna. Renzi si trova davanti a que­sta alter­na­tiva: assu­mere fino a 300 mila per­sone nella scuola, oppure ini­ziare a pagar­gli i danni.

Tutti i sin­da­cati della scuola stanno affi­lando le armi giu­ri­di­che. L’Anief, che tra i primi ha ini­ziato a per­cor­rere que­sta strada, pre­para una valanga di nuovi ricorsi per imporre il paga­mento degli scatti di anzia­nità ai pre­cari, non­ché le loro men­si­lità estive per un totale di 20 mila euro. «È una pagina sto­rica – ha detto Mar­cello Paci­fico, pre­si­dente Anief – Ora è asso­dato che non esi­stono ragioni ogget­tive per discri­mi­nare chi è stato assunto a tempo deter­mi­nato nella scuola dal 1999». La Gilda di Rino Di Meglio ha reca­pi­tato una dif­fida al governo. Se entro dicem­bre non avvierà la sta­bi­liz­za­zione dei pre­cari per­cor­rerà fino in fondo la via giudiziaria.

«La que­stione pre­ca­riato è esplo­siva – sostiene Mas­simo Di Menna della Uil Scuola – Con­ferma la mio­pia di una gestione del per­so­nale attenta al rispar­mio anzi­ché al rispetto dei diritti dei lavo­ra­tori». Piero Ber­noc­chi dei Cobas chiama alla mobi­li­ta­zione con­tro il governo che, come i pre­ce­denti, pre­fe­rirà pagare le multe piut­to­sto che rispet­tare il diritto: «Con il suo piano Renzi voleva espel­lere il 50% dei docenti met­tendo pre­cari con­tro pre­cari, fasce con­tro fasce. Non c’è riu­scito. Ora biso­gna esten­dere que­sta con­qui­sta a tutto il pub­blico impiego». «Non biso­gna illu­dere i pre­cari, non pos­sono aspet­tare gli anni del dibat­ti­mento nelle aule legali — sostiene Cri­stiano Fiorentini(Usb) — La sen­tenza non deter­mina assun­zioni imme­diate. Ci vuole una norma per la stabilizzazione».

«Il governo ha soste­nuto che la Cgil difende i lavo­ra­tori sta­bili e discri­mina quelli pre­cari — sostiene Mimmo Pan­ta­leo, segre­ta­rio Flc-Cgil — La sen­tenza della Corte di Giu­sti­zia euro­pea sulla scuola ha ribal­tato que­sta fal­sità e dimo­stra come il nostro sin­da­cato si stia bat­tendo per i pre­cari. Que­sta sen­tenza raf­forza le ragioni dello scio­pero gene­rale del 12 dicem­bre». Giunta all’indomani dell’approvazione alla Camera del Jobs Act, la sen­tenza col­pi­sce uno dei pila­stri della riforma tar­gata Renzi-Poletti: vieta cioè di rin­no­vare infi­nite volte il con­tratto a ter­mine: «Ora devono sce­gliere — con­ti­nua il sin­da­ca­li­sta — O affron­tano migliaia di ricorsi, e li per­de­ranno, oppure sta­bi­liz­zano tutti i pre­cari e non solo quelli iscritti nelle gra­dua­to­rie a esaurimento».

La sen­tenza della Corte Ue è uno di quei «casi in cui diciamo meno male che l’Europa c’è — ha com­men­tato la segre­ta­ria Cgil Susanna Camusso — Non c’è dub­bio che que­sta sen­tenza sia un pre­ce­dente per i pre­cari della P.A. e sul decreto Poletti. Il governo deve rispon­dere sul fatto che non pro­cede alla sta­bi­liz­za­zione dei precari».

Roberto Ciccarelli, Il Manifesto