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31 Mar, 2017

Il kit 3D nelle scuole della Regione Lazio: uguaglianza e opportunità

Oggi ho iniziato la mia giornata insieme agli studenti e ai docenti (e anche a qualche genitore) dell’IIS Einaudi di Roma.

Ho consegnato loro il kit 3D che la Regione Lazio sta distribuendo in più di 200 scuole del nostro territorio. Stampanti e tablet che attraverso l’innovazione tecnologica fanno entrare negli istituti un punto di vista forte e chiaro: il nostro investimento nella scuola pubblica.

Per dare a tutti gli #studenti uguali opportunità, indipendentemente dalle famiglie di appartenenza e dai quartieri in cui vivono. Per scommettere sulla formazione degli insegnanti, e sulla loro cooperazione con i ragazzi e le famiglie.

Perché investire sui #giovani vuol dire questo: non metterli al centro dei discorsi magari dimenticandoseli un attimo dopo. Ma affiancarli e rafforzarli nel loro percorso di crescita e formazione.

Alle ragazze e ai ragazzi il kit è decisamente piaciuto!
* le foto le hanno fatte loro 😀

27 Feb, 2017

Con gli studenti del Cavour contro gabbie e tortura

Questa mattina ho passato tre ore bellissime insieme agli studenti del professor Salvatore Mazziotti, al liceo scientifico Cavour.

Dalle 8.00 alle 11.00 abbiamo parlato di temi tosti: la tortura, i muri, il Cie, la costrizione, il G8 di Genova, Stefano Cucchi e Giulio Regeni, il video delle due donne rom chiuse e derise in una gabbia a Follonica, il carcere, il femminicidio.

È stato uno scambio intenso, vero, per niente scontato.
Sulla forza che uno Stato dovrebbe avere, ad esempio nel riformare se stesso e i propri codici di comportamento. Sul rispetto che quello stesso Stato dovrebbe agire, nel fermarsi un attimo prima davanti alla libertà e ai diritti delle persone.

Tutto nel giorno della morte – in Svizzera – di Dj Fabo.

Con quei ragazzi e quelle ragazze ci siamo dati un altro appuntamento. Per chiedere tutti insieme che il Parlamento approvi finalmente una buona legge contro la #tortura.

13 Feb, 2017

Sessismo, nessuno è immune dalle discriminazioni di genere

Monica Lanfranco, Il Fatto Quotidiano
12 febbraio 2017

La sottovalutazione e il disconoscimento degli effetti e dei pericoli culturali, sociali, simbolici e pratici del sessismo non si trova solo in ambienti aggressivi e totalmente privi di minimi requisiti democratici che eleggono, per esempio, il quotidiano Libero come loro megafono. Penso che questo sia il dato più rilevante sul quale ragionare, volendo trovare il lato utile dell’ignobile e ripetitiva trovata del quotidiano con il titolo sulla sindaca Raggi

Benissimo che Maria De Filippi da Sanremo sanzioni chi, invece che ascoltare cosa ha da dire una donna, si concentri sul suo abito, ma non si può dimenticare che per oltre due decenni Mediaset, imitata presto anche dalla Rai, ha veicolato trasmissioni, (ben analizzate nel Corpo delle donne) dalle quali due generazioni di giovani hanno attinto modelli relazionali e identitari. Una catastrofe educativa passata inosservata e sottostimata.

Il martellamento continuo attraverso la tv prima, e i social poi, ha normalizzato il linguaggio sessista, impreziosito dalla definizione di trash che ne ammanta una qualche dignità subculturale, fino a giustificarne l’uso: parlare così, quindi pensare così ti rende parte del gruppo dominante, ti rende una persona moderna, diretta, smart, cool. Il sessismo attraverso la lingua penetra così tanto nel subconscio fino a scomparire come violenza, aggressione, umiliazione, disumanizzazione, quale invece è.

Un breve racconto. Durante una recente formazione per un gruppo di attivisti di sinistra, tra cui molti giovani, propongo la visione del video Parole d’amore, perfetta escalation che evidenzia il sessismo collettivo inconscio veicolato in frasi di uso quotidiano. L’impatto è forte: ogni volta che lo mostro c’è chi ammette quanto l’insulto e il disprezzo che si subisce, (e spesso senza accorgersene si veicola), sia diffuso e ormai invisibilizzato dalla routine, a scuola, nei luoghi di lavoro, per strada. Un ragazzo però, sostiene che una di queste frasi non si possa più ritenere offensiva, perché, pur inizialmente rivolta alle donne, oggi è adoperata anche tra maschi.

La frase è: “hai le tue cose?” Prima considerazione: una frase sessista smette di esserlo se il bersaglio cambia? Se si vuole evidenziare un atteggiamento scorretto, perché invece di dire “sei nervosa?“, che è il contenuto sotteso, si sceglie di parlare delle mestruazioni? Qui la faccenda si fa interessante. L’attivista sostiene che molte donne (lui dice la maggioranza, e cita anche la scienza) subiscono squilibri rilevanti durante il ciclo, che incidono sull’umore e quindi sul comportamento.

Faccio presente che le donne in Italia prima della metà degli anni ’60 non avevano accesso in magistratura anche a causa del pregiudizio legato alla fisiologia (nel ciclo si verifica uno squilibrio che mina la capacità di valutazione in tribunale, si diceva): questa risulta una notizia nuova per quasi tutta l’aula.

Quando invito a trovare una frase analoga rivolta agli uomini vengono fuori situazioni in cui manca la centralità del corpo maschile: si potrebbe dire, per canzonare il nervosismo maschile, “non ne hai presa ieri sera“. Faccio notare che anche in questo caso, pur alludendo al nervosismo causato dalla mancata soddisfazione sessuale, si sta rovesciando sull’altra la responsabilità. Insomma: con grande fatica si arriva a definire che (forse) una frase di peso quasi simile a hai le tue cose? potrebbe essere “non ti è venuto duro“?

A ben guardare, però, tranne che nei casi gravi e pervasivi, la mancata erezione è un incidente che non invalida la qualità di giudizio e l’affidabilità degli uomini, mentre l’inattendibilità e l’irresponsabilità delle donne, mestruate tutta la vita dai 13 ai 55 anni circa, diventa uno stigma per un intero genere anche grazie a quella semplice frase. Non ci trovavamo in un circolo di lettori del quotidiano di Feltri, ma in un luogo dove si fa politica esattamente contro le visioni del mondo enunciate dalle sue pagine. A riprova che nulla e nessuno è immune dalla misoginia quotidiana, perché essa è così radicata dentro di noi da doverla continuamente disvelare, riconoscere ed espellere non solo dalle nostre parole, ma soprattutto dalla nostra mente e dal nostro modo di ragionare.

27 Gen, 2017

La scuola piange: è morta Simonetta Salacone

Mi ricordo quando in diretta con la radio inondava il microfono di parole giuste e pensieri forti. Una foga straordinaria, generosissima.

Mi ricordo quando con orgoglio indicava i gruppi di genitori rom che accompagnavano i figli a scuola, la Sua Scuola, finalmente conquistati – loro per primi – alla causa dell’istruzione dei loro piccoli.

E poi quelle feste, in aula magna o in cortile, tutti ordinati ma in fondo tutti mescolati, senza barriere ne’ distinzioni fra i Suoi bambini e ragazzi.

L’ultimo dibattito insieme è stato non molto tempo fa al FusoLab, per parlare di educazione di genere e contrasto alla violenza sulle donne.

Se ne è andata ieri sera Simonetta Salacone. Insegnante.

Una che tutti -i-giorni-nessuno-escluso ha costruito (e difeso) una Scuola migliore per tutti/e noi. Quella sì, davvero Buona.

01 Nov, 2015

Un riforma mancata? Presentazione del libro di Walter Tocci

Giovedì 3 dicembre a Roma, ore 17.30
ITIS Galielo Galilei
Via Conte Verde, 51 – Roma

Presentazione del libro di Walter Tocci “La scuola, le api e le formiche. Come salvare l’educazione dalle ossessioni normative.” Discuteremo della condizione attuale del sistema educativo italiano, degli errori passati e delle prospettive future.

Con me ci saranno Gianni Amelio, Tullio de Mauro e Simona Flavia Malpezzi, con Saul Meghnagi a coordinare. Vi aspetto all’ITIS Galileo Galilei, Via Conte Verde 51, vicino alla fermata Manzoni della metro A.

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