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26 Ott, 2013

“NoiNo”, una campagna contro la violenza che ci rende orgogliose

Voglio esprimere il massimo apprezzamento per la campagna “NoiNo” contro la violenza di genere, voluta da Roma Capitale e Regione Lazio, perche’ per la prima volta una campagna istituzionale dedicata a quello che e’ uno dei fenomeni culturali piu’ odiosi del nostro tempo, la violenza contro le donne, e’ stata pensata e realizzata con lo sguardo degli uomini.

E proprio gli uomini sono i destinatari dei messaggi di sensibilizzazione per il contrasto della violenza.  NoiNo e’ una campagna unica che mette in rete tutti i soggetti cha hanno un ruolo  fondamentale per il contrasto della violenza: le associazioni di donne, i centri antiviolenza, i media e le istituzioni. Ognuno nel proprio specifico impegnato a veicolare e rilanciare il messaggio chiave della campagna.

Come consigliera della maggioranza alla guida della regione Lazio non posso che essere orgogliosamente felice di poter accogliere il prossimo 25 novembre, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la presidente della Camera Laura Boldrini. Sara’ un’ occasione unica per fare il punto su quanto gia’ realizzato, ma sopratutto per rilanciare insieme alle associazioni di donne  e ai centri antiviolenza che saranno presenti, il tema delle politiche di genere, a cominciare dalle risorse che le istituzioni devono investire per il contrasto alla violenza e per un’effettiva eguaglianza uomo-donna.

22 Ott, 2013

Audizione V Commissione sulla legge contro la violenza sulle donne

Giovedì 31 ottobre, ore 9,30
Sala Mechelli – Consiglio Regionale del Lazio
Via della Pisana, 1301

Audizione della V Commissione (Cultura, diritto allo studio, istruzione, pari opportunità, politiche giovanili, spettacolo, sport e turismo) in merito alla Proposta di legge n. 33 del 13 giugno 2013 concernente: “Norme per la creazione della rete regionale contro la violenza di genere e per la promozione della cultura dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne” e alla Proposta di legge n. 67 del 17 settembre 2013 concernente: “Istituzione dell’osservatorio regionale sulle pari opportunità e la violenza di genere”.

Saranno presentii seguenti centri antiviolenza e associazioni:

Differenza Donna
Telefono rosa
Centro Erinna Viterbo
Centro DonnaLlilith Latina
Lucha y Siesta
Centro Donna Lisa
ASSOLEI Sportello Donna Onlus
Centro Prov.le «Maree»
Servizio antiviolenza SOS donna h24 del Comune di Roma
Cooperativa Magliana 80
Parsec Cooperativa Sociale
Le Ali della Fenice – Centro Antiviolenza “Essere Donna”
Karibu
Calcutta Onlus (Fiuggi, Fr)
Risorse Donna (Atina, Fr)
Associazione La Caramella Buona (per la lotta alla pedofilia) Acuto- FR
Astrid
Diacomia
Sostegno Donna Onlus
Ponte Donna
Dimensione Donna

21 Ott, 2013

Audizione V Commissione sulla legge contro la violenza sulle donne

Martedì 29 ottobre, ore 9,30
Sala Mechelli – Consiglio Regionale del Lazio
Via della Pisana, 1301

Audizione della V Commissione (Cultura, diritto allo studio, istruzione, pari opportunità, politiche giovanili, spettacolo, sport e turismo) in merito alla Proposta di legge n. 33 del 13 giugno 2013 concernente: “Norme per la creazione della rete regionale contro la violenza di genere e per la promozione della cultura dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne” e alla Proposta di legge n. 67 del 17 settembre 2013 concernente: “Istituzione dell’osservatorio regionale sulle pari opportunità e la violenza di genere”.

Saranno presenti le seguenti associazioni:

  • Udi nazionale
  • Casa internazionale delle donne
  • Se non ora quando
  • Be Free
  • Fondazione Pangea
  • Punto D
  • Zeroviolenzadonne
  • Maschile plurale
  • Corrente rosa
  • Donne da Sud
  • Giulia
  • Sportello ‘Diritti e salute delle donne’ – Istituto nazionale delle migrazioni e della povertà (INMP)
  • Se non ora quando Factory
  • Genere femminile
  • Doppia difesa
  • Donne in rete
  • AISPPD
  • Associazione socialmente donna
  • Associazione stati generali dell’innovazione (rete Wister)
  • Federcasalinghe
  • Dire
  • Differenza donne

10 Ott, 2013

Sì della camera al decreto. Tempi stretti per il senato

Alla fine ci sono riusciti e il decreto femminicidio è passato alla camera ieri con 343 voti favorevoli per approdare adesso al senato con tempi strettissimi per l’approvazione entro il 14 ottobre. Un testo arrivato alla camera già modificato, grazie all’apertura della viceministra del lavoro e con delega alle pari opportunità, Cecilia Guerra, e grazie al lavoro che le parlamentari hanno svolto direttamente in commissione giustizia, modifiche però che ancora non convincono del tutto.
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03 Ott, 2013

Femminicidio, finanziati i centri antiviolenza

La prima modifica sostanziale è che i centri antiviolenza entrano da protagonisti nella legge e si aggiudicano la maggior parte degli stanziamenti per i quali è stata trovata una copertura. Si tratta di una cifra bassa, 30 milioni di euro, che intanto serviranno a non far chiudere i centri, riconoscendoli come strumenti essenziali a dare il necessario supporto alle donne che decidono di denunciare.
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23 Set, 2013

Centri antiviolenza, rischio chiusura

Arriva in parlamento il DL sul femminicidio, dove nemmeno si parla dei luoghi in cui, ogni anno, oltre 14mila donne trovano assistenza psicologica e rifugio se sono vittime di soprusi in famiglia. Eppure molte di queste realtà sono allo stremo per mancanza di fondi. E ad alcune non resta che chiudere i battenti.

Finanziamenti a singhiozzo. Affitti salati da pagare. Rischio di sfratti. Pochissime risorse da investire. Il lavoro che si trasforma automaticamente in volontariato. Fino, in alcuni casi, alla chiusura di centri e case rifugio per donne maltrattate che dovrebbero svolgere un ruolo centrale e determinante nel contrasto alla “guerra silenziosa” che ogni anno fa in Italia centinaia di vittime.

La situazione dei centri anti violenza (CAV) in Italia peggiora di giorno in giorno, nell’indifferenza del Palazzo. Tagli e difficoltà ad accedere periodicamente alle programmazioni regionali, una mannaia. Il decreto sul femminicidio, varato durante l’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, non menziona nemmeno i CAV. Per Titti Carrano, presidente della D.i.Re (Donne in rete contro la violenza), nel dl manca “qualunque riferimento al riconoscimento del ruolo che i centri svolgono da anni in Italia: chiediamo il loro coinvolgimento nei tavoli tecnici che si occupano di violenza e lo stanziamento di specifici e adeguati fondi definiti nella legge di stabilità”.

Un provvedimento (andrà in aula il 23 settembre) che esclude – come previsto dalla Convenzione di Istanbul – gli interventi di prevenzione. Come quelli svolti dai CAV: supporto legale e psicologico alla donna maltrattata, collaborazione con forze dell’ordine e servizi sociali, Telefono Rosa h24 per le emergenze, attività di promozione culturale con corsi nelle scuole, convegni, seminari e iniziative di vario genere. Poi le case rifugio per ospitare le donne in pericolo e impossibilitate a tornare a casa per paura del compagno aguzzino.

Sono 124 le donne uccise nel 2012 e 14mila quelle che si rivolgono, ogni anno, ai 63 centri anti violenza aderenti a D.i.Re. A questi vanno aggiunti un’altra quarantina autocensiti per un totale di 100 centri presenti sul territorio nazionale. E nel 2013 sono in aumento le donne che si rivolgono ai CAV, sintomo di una maggiore consapevolezza.

“E’ arrivata un’ingiunzione di pagamento, siamo a rischio sfratto” denuncia Cinzia Maroccoli, presidente del CAV di Potenza, l’unico dell’intera Basilicata. Si caratterizza per costituirsi parte civile ai processi contro gli uomini maltrattanti. Aperto dal 1989, fino al 2001 è andato avanti con autofinanziamenti. “I soldi arrivano a singhiozzo – spiega – Siamo ancora in avanzo della cifra del 2011 mentre non conosciamo ancora l’importo per il 2013”. In mancanza di risorse, ecco la riduzione dei servizi, il lavoro delle operatrici che diventa volontariato e la morosità nella locazione di 1200 euro al mese. Il CAV ha anticipato soldi e si è indebitato con la banca, con la speranza che arrivino i finanziamenti regionali. Prima o poi. Assenti le risorse per ampliare la casa rifugio al momento capace di ospitare 5 donne. “A volte dobbiamo rifiutare le richieste per mancanza di posti e indirizzare le donne maltrattate verso altre strutture di accoglienza” spiega la presidente “La nostra è precarietà esistenziale, non riusciamo a prospettare un intervento di lungo periodo. Ci negano un futuro”. E due signore ospitate sono all’ottavo mese e sul punto di partorire.

Altri centri rifugio sono stati costretti direttamente a chiudere. Come il caso a Cosenza del “Roberta Lanzino”. Parliamo con la responsabile, Antonella Veltri, che racconta come nel 2010 abbiano preso la sofferta decisione per la mancanza di fondi. Ad oggi sono morosi con il proprietario dello stabile. Rischiavano di chiudere anche il centro di supporto legale e psicologico, per fortuna è arrivata una boccata d’ossigeno: “La Provincia ci ha assegnato un posto”. Un passo importante.
“Ovviamente il lavoro” afferma Veltri “resterà volontario e una qualsiasi spesa sarà coperta da autofinanziamenti o iniziative autorganizzate (riffe o vendita di candele per strada)”. I pochi spiccioli in arrivo dalla Regione non sono sufficienti.

Se al Sud si evidenziano situazioni limite, al Nord i CAV versano in condizioni poco migliori. A parte il Trentino che è la regione più virtuosa e più attenta al finanziamento dei centri. Secondo un calcolo dell’Unione europea, ogni Paese dovrebbe prevedere un posto sicuro per vittime di violenza di genere ogni 10mila abitanti. In Italia ne servirebbero circa 6mila. Nella realtà sono soltanto 500. A fine anno potrebbero essere ancora meno le case rifugio. Così come le operatrici spesso disincentivate da tale corsa ad ostacoli.

In Emilia Romagna il CAV di Lugo adesso è riuscito ad accedere a finanziamenti comunali ma ha rischiato la chiusura. “Il nostro è volontariato puro” racconta Nadia Somma, presidente dell’associazione Demetra donne in aiuto “Abbiamo ridotto a 6 ore alla settimana il nostro intervento: tra affitto, rimborso benzina, elaborazione progetti, spese varie non avevamo più soldi”. E invece servirebbero risorse anche per corsi di formazione a procure e forze dell’ordine: “Spesso” continua Somma “un agente confonde le violenze domestiche per conflitti familiari non intervenendo a dovere sul compagno maltrattante”. Mentre nel caso di affidi in comune, si costringe la donna a continuare ad incontrare l’uomo che dopo il distacco diviene maggiormente violento.

La rete D.i.Re promette battaglia per modificare il decreto in Parlamento. Così come alcuni parlamentari sensibili al tema. Celeste Costantino, deputata di Sel, ha intrapreso un viaggio nazionale nei centri, chiamato #RestiamoVive, per testimoniare le difficoltà in cui versano queste strutture,  raccogliere dati e numeri, ascoltare dalla viva voce delle operatrici le difficoltà del lavoro quotidiano:  “Dal Nord al Sud del Paese i CAV si ritrovano a lavorare in una situazione davvero insostenibile. Al più presto serve un piano di finanziamento nazionale per la prevenzione, percorsi di aiuto per gli uomini maltrattanti, un Osservatorio nazionale, l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, proposta di legge, quest’ultima, che ho già depositato. Il dl femminicidio è stato scritto senza tenere conto della complessità del tema e con un’ottica da ‘pacchetto sicurezza’. Un’occasione persa dopo aver votato all’unanimità la Convenzione di Istanbul”.

Giacomo Russo Spena, L’Espresso

30 Lug, 2013

Non basta dire mai più, aiutiamo i centri antiviolenza

Oggi si parla molto di violenza contro le donne, eppure tutto pare fermarsi ai buoni propositi. Si sancisce il principio ma non lo si difende nelle prassi; questo è il vero nodo da sciogliere. L’impianto normativo italiano a favore delle donne vittime di violenza maschile si può dire che è astrattamente idoneo ed efficace, può essere sicuramente migliorato; ma il problema non sono le leggi, il problema è la loro applicazione. Occorre riconoscere subito la violenza maschile contro le donne e non confonderla con un conflitto di coppia. Non deve essere più possibile che una donna per essere creduta debba essere uccisa.
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18 Giu, 2013

L’importanza dei centri antiviolenza

Peraltro la grande nuvola grigia che ci circonda non è solo quella delle donne uccise, ma di quelle che potrebbero esserlo, oppure che vivono tutta la vita nel terrore di esserlo. Per loro solo le misure sociali e di prevenzione possono quello che la giustizia penale non può. Oggi in Italia abbiamo 127 centri, di cui solo 61 sono delle vere e proprie case-rifugio per un totale, su tutto il territorio del Paese, di 500 posti letto. Leggi l’articolo