Top

01 Dic, 2014

Cibo criminale la mafia e i nuovi servi della gleba

Don Luigi Ciotti e Stefano Rodotà dialogano su un’industria nascosta con un giro d’affari di 15 miliardi. […] Quel boss invisibile che siede alla nostra tavola. C’è un cibo difficile da digerire, un cibo illegale, è il cibo mafioso. Il cibo che le mafie coltivano, monopolizzano, trasportano, trasformano, vendono le economie avanzate del paese vivono solo grazie al lavoro dei migranti disprezzati.
Michele Smargiassi, La Repubblica

06 Nov, 2014

Sfruttati a tempo indeterminato

In Europa e non solo, indipendentemente dalla crisi, spesso assunta a paravento per politiche discriminatorie, una parte non residuale della produzione, soprattutto agricola, è retta da schiavi al servizio di padroni. Sembra un’affermazione ideologica. Il senso di quanto affermato merita invece un approfondimento.

L’occasione è data dalla presentazione dell’ultimo dossier dell’associazione In Migrazione Onlus dal titolo emblematico: Sfruttati a tempo indeterminato. Sono raccolte le storie di alcuni braccianti indiani, soprattutto sikh, impiegati in provincia di Latina, che raccontano di violenze subite, sfruttamento, subordinazione, caporalato. Condizioni che non sono da considerare marginali o eccezionali nel sistema di produzione capitalistico mondiale, ma strutturali.

Questa tesi non è improvvisata. Una recente pubblicazione dal titolo Quasi schiavi, edita da Maggioli, a cura di Enzo Nocifora e con contributi di importanti sociologi, spiega bene la strutturazione nel sistema di produzione capitalistico del lavoro schiavistico. In Migrazione racconta come e perché ci si trovi di fronte a un sistema rodato di illeciti fondati su arruolamenti via cellulare, buste paga irregolari, ricatti e intimidazioni che svelano il vero business del settore.

L’evasione fiscale e contributiva fa da cornice a una zona grigia che nasconde milioni di euro sottratti indebitamente allo Stato e soprattutto ai lavoratori indiani. Questo sistema non si reggerebbe senza la complicità dei colletti bianchi dello sfruttamento. Commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro, ragionieri che consentono allo sfruttamento di strutturarsi e di insediarsi tra le pieghe del sistema ufficiale e di fatturare milioni di euro.

Le storie dei braccianti sikh raccolte nel dossier raccontano la realtà di un paese ancora fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, quest’ultimo spesso immigrato e costretto a lavorare 14 ore al giorno, tutti i giorni, per 300/400 euro al mese. Datori di lavoro che pretendono di essere chiamati padrone, violenze e mortificazioni che rappresentano il volto più truce di un’Italia razzista, violenta e mafiosa. Si fanno chiamare padroni, ma sono dei miserabili. D’altro canto la recente alleanza Lega Nord-Casapound va esattamente in questa direzione.

L’alleanza tra il padronato razzista del nord e movimenti neofascisti cammina sulle gambe grasse di un’Italia volgare, pericolosa, xenofoba. È forse la palingenesi del nuovo secolo o forse l’anticipazione dell’Italia renziana, con operai e braccianti senza diritti, padroni arroganti che minacciano ritorsioni ad ogni rivendicazione, burocrati e professionisti complici per interesse. I dati riportati dal dossier di In Migrazione sono inquietanti.

Salari bassissimi (in media 3,00€/h a fronte degli 8,26 del contratto nazionale), orari improponibili (12/14 ore di media a fronte delle 6,40 ore del contratto nazionale) e spesso condizioni abitative inadeguate caratterizzano un contesto che favorisce il radicamento della criminalità organizzata nel settore agricolo.

Al contrario di tante realtà nazionali di sfruttamento della manodopera, che si configura con arruolamenti giornalieri a chiamata dei lavoratori, in molte realtà agricole del pontino si è davanti ad un impiego costante per periodi lunghi di un esercito fidelizzato di braccianti che garantisce un settore “grigio” di illegalità nel quale si muovono con destrezza alcuni imprenditori e i loro consulenti. Una sorta di lavoro garantito tradotto in “contratti a sfruttamento indeterminato”.

L’agricoltura rappresenta un comparto strategico per l’economia laziale, che senza il contributo dei lavoratori migranti sarebbe inesorabilmente in crisi con conseguenze economiche, lavorative e sociali gravissime. I braccianti indiani contribuiscono alla crescita e allo sviluppo economico e sociale della provincia di Latina. Nel territorio pontino, i registri anagrafici dell’Inps, anno 2012, registravano una presenza di 16.827 braccianti iscritti. La Cgil per l’anno precedente (2011) ha conteggiato 25.000 richieste presentate alla Prefettura di Latina, a fronte dei 6500 posti stabiliti dal decreto flussi per quel territorio, quattro volte la necessità dichiarata.

Una manodopera imponente, soprattutto migrante come conferma anche la Cgil, che si colloca in un territorio vastissimo (con 9500 aziende registrate alla Camera di Commercio di Latina al 31.12.2013). La pratica illegale del reclutamento, del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti, secondo In Migrazione, è determinata da un sistema illegale diffuso territorialmente eppure gestito da gruppi ristretti di truffatori, mafiosi, sfruttatori.

Arrendersi sarebbe un errore. La Commissione antimafia ha ascoltato sia In Migrazione che la Flai Cgil mentre l’On. Mattiello ha proposto la riconduzione del reato di caporalato nell’art. 416 bis, ossia nell’associazione di stampo mafioso. Intanto In Migrazione, insieme alla Regione Lazio, in particolare assessorato all’agricoltura, Arsial e Tavolo della legalità e sicurezza, darà vita al progetto Bella Farnia, dal nome del residence dove risiede la maggior parte della comunità indiana di Sabaudia.

Il progetto, con il contributo della Flai-Cgil, prevede la realizzazione del primo centro polifunzionale con attività di mediazione culturale, insegnamento dell’italiano, assistenza legale e orientamento al lavoro. Un progetto concreto che vuole rompere isolamento, sfruttamento, segregazione.

Un’iniziativa coraggiosa, in un territorio difficile, dove insieme alle meravigliose bellezze naturalistiche dell’area persistono realtà feudali, caporalato, clan appartenenti a varie organizzazioni mafiosi e la tentazione costante di negare problemi sociali e sistemi criminali, pensando che le cose non potranno mai cambiare. In Migrazione vuole invece dimostrare il contrario.

Marco Omizzolo e Roberto Lessio, Zeroviolenza

24 Ott, 2014

“Contromafie”, con Libera impegnati per una Regione non più schiava

Le mafie nella nostra regione presidiano fortemente quasi interi settori produttivi controllando, attraverso l’immissione di cospicui capitali da riciclare pezzi di territorio e gangli vitali.

Una situazione difficile – soprattutto in relazione a settori come l’edilizia, l’agricoltura, il controllo di pezzi di territori di pregio come le spiagge – di cui la Giunta Zingaretti ha avuto da subito contezza.

Per questo il nostro impegno da amministratori e da cittadini è stato quello muoverci seguendo idealmente il solco preziosissimo tracciato da Libera e Don Ciotti, impegnati anche nel Lazio nella lotta contro le mafie in maniera concreta e tangibile.

Da rappresentante delle istituzioni credo che vada assunto da tutti l’impegno non solo morale ma concreto di lavorare ogni giorno in difesa della giustizia e della libertà di tutti, per scardinare nella pubblica amministrazione e nel quotidiano quei meccanismo nefasti come il clientelismo, la raccomandazione o anche solo “l’occhio di riguardo” che sono i territorio di crescita ed espansione della mentalità che sostiene i poteri mafiosi.

23 Ott, 2014

Dalla Regione parte la guerra al caporalato, presto la nuova legge

Il progetto “Bella Farnia” presentato l’altro giorno a Latina dall’assessorato alla’agricoltura e dall’Arsial è un esempio concreto di politica intelligente e giusta. Costruire un centro polivalente di servizi, formazione, promozione dei diritti proprio dentro un’area in cui vivono e lavorano i braccianti stranieri impiegati nelle campagne del sud Pontino, significa andare al cuore del problema dichiarando guerra allo sfruttamento e al caporalato fenomeni con numeri ormai drammatici nella nostra Regione. Numeri che fanno male alla dignità e ai diritti umani, male agli imprenditori sani e virtuosi, benissimo invece ai furbi e alla stessa criminalità organizzata.

Ho trovato perfetta l’assessora all’agricoltura Sonia Ricci quando ha sottolineato la relazione stretta che c’è tra l’innovazione nel settore agroalimentare e la sconfitta del lavoro nero, lungimirante e giusto poi coinvolgere nel progetto l’associazione In/Migrazione, un pezzo della società civile che conoscendo il territorio ha deciso di mettersi in gioco insieme all’istituzione per dare risposte alle proprie denunce.

In questa direzione intende andare il mio lavoro, nel corso dell’iter della legge contro il lavoro nero in agricoltura che ho presentato insieme al consigliere Massimiliano Valeriani attualmente all’attenzione dell’VIII Commissione .

Con l’obiettivo duplice di promuovere il lavoro buono e dignitoso e affiancare le imprese etiche contro ogni mafia.

15 Ott, 2014

A partire dal nostro territorio un’alleanza in difesa della terra

Un momento importante ed unico il dibattito di ieri pomeriggio alla Casa del Giardinaggio di Roma, sulle esperienze e i percorsi comuni in difesa del territorio. Non solo un passaggio di autorità e rappresentanti istituzionali ma un confronto diretto tra associazioni, movimenti e esperti a carattere internazionale sui temi legati alla terra: dal landgrabbing – l’accaparramento di vastissime aree destinate a monoculture redditizie – alle terre pubbliche da riqualificare, agli orti urbani, alla tutela della biodiversità.

Una riflessione a 360 gradi, e che ha visto la partecipazione dell’attivista indiana Vandana Shiva, che ha toccato dal vivo anche le problematiche legate alla terra su cui stiamo lavorando in Consiglio regionale, come il caporalato in agricoltura che nella nostra Regione tocca moltissimi lavoratori agricoli, sul quale ho presentato insieme al consigliere Valeriani una proposta di legge ora in discussione in VIII Commissione.

L’incontro di ieri va nella giusta direzione di priorità, e conferma la necessità di tenere insieme il quadro internazionale con quello locale. Pensare globale e agire glocale per le battaglie sulle terre pubbliche, che contemplino oltre che le condizioni di lavoro degli addetti anche la tutela e la difesa delle produzioni di qualità dei nostri territori.

Una presa di responsabilità necessaria che può essere una risposta anche ai problemi causati dal dissesto idrogeologico che sono drammaticamente sotto gli occhi di tutti ancora una volta in queste ore.

23 Gen, 2014

Proposta di legge contro il caporalato e il lavoro nero

“Lo sfruttamento e la negazione dei diritti dei lavoratori, immigrati e italiani, è un dato che connota drammaticamente anche la nostra regione, in molti casi direttamente collegato ad organizzazioni criminali sempre più presenti nell’intermediazione illegale e nel controllo dei flussi migratori. Lavoro nero e caporalato funestano sopratutto l’edilizia e l’ agricoltura, dove la crescente ricerca di manodopera a basso costo moltiplica il disagio sociale derivante dall’insufficienza delle politiche pubbliche rivolte all’accoglienza e alla formazione”.

È quanto si legge in una nota diramata dai consiglieri regionali Marta Bonafoni e Massimiliano Valeriani.

“Da questa emergenza – continua la nota – supportata dai numeri che dicono che su un campione di controlli su 278.268 lavoratori il 38 % è in nero, la proposta di legge depositata oggi dai consiglieri Marta Bonafoni e Massimiliano Valeriani e firmata da tutti i capogruppo di maggioranza.
Un disegno di legge che chiede la modifica della legge regionale 18 del 2007 per il contrasto e l’emersione del lavoro nero a partire dal chiedere il rispetto dei contratti collettivi e delle leggi vigenti. In particolare questa proposta contiene un elemento innovativo rappresentato dagli indici di congruità ossia parametri che definiscono il rapporto tra l’estensione territoriale dell’impresa, la qualità dei beni e dei servizi offerti dai datori di lavoro e la quantità delle ore lavorate. Uno strumento utile per mappare il territorio ed anche per indirizzare i controlli al di fuori di scelte  casuali”.

“Inoltre è urgente  – dicono i due consiglieri regionali – disegnare un quadro normativo che prevede la revoca immediata di finanziamenti  regionali e agevolazioni  per quei datori che ne usufruiscono e non rispettano l’obbligo di comunicare l’assunzione di nuovi lavoratori”.