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La Casa internazionale delle donne ha presentato ricorso al TAR per la procedura di sfratto del Buon Pastore avviata dal Comune di Roma. Quello che chiedono e rivendicano è pagare un canone che sia commisurato al loro straordinario lavoro sul piano sociale e culturale non solo per la città di Roma, ma di rilevanza quantomeno nazionale. La Casa internazionale delle donne si è sempre fatta carico della manutenzione ordinaria e straordinaria di un bene culturale del Comune che altrimenti sarebbe decaduto.

La Regione Lazio lo sa e lo ha messo nero su bianco dichiarando la Casa internazionale delle donne luogo di particolare interesse pubblico e promuovendo quel luogo nell’ottica di assegnare al complesso di azioni e significati della Casa internazionale un valore che possa restituire dignità all’impegno delle donne che la gestiscono con dedizione e sapientemente.

La Casa internazionale delle donne non è un privilegio per chi si è negli anni assunto la responsabilità e l’onere, con grande generosità, di rendere il Buon Pastore un bene prezioso per i cittadini a salvaguardia dei diritti di tutte, e quindi di tutti.

È piuttosto un’opportunità che, ci auguriamo, il Comune di Roma colga nella sua interezza, riprendendo un rapporto di stima e fiducia con chi di quel luogo ha fatto un presidio di autodeterminazione e democrazia.
Continueremo sempre ad essere a fianco della Casa internazionale delle donne e a sostenerla.

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