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Ho partecipato alla giornata nazionale del CNCA sul carcere e la “giustizia riparativa”, che significa non condannare per sempre il colpevole del reato alla sua colpa, ma inserirlo – quando possibile – in un percorso di ricostruzione insieme alle vittime e alla comunità tutta. Vuol dire riconsegnare quello sbaglio a una dimensione di futuro possibile, per tutti, anche per la sicurezza sociale, come dice l’articolo 27 della nostra Costituzione.

Difficilissimo, nell’epoca della forca e del giustizialismo feroce. Ma una volta di più necessario proprio perché lo Stato di Diritto ci sta crollando addosso, col “diritto alla sicurezza” al centro della scena e “la sicurezza dei diritti” ridotta al dietro le quinte.

Per dirla con Don Armando Zappolini, oggi occorre innanzitutto “non far sparire le parole”, riportare a galla i diritti. Tocca a noi.

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