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Arrivo al consultorio di via della Consolata come al solito chiamata da chi quel servizio lo frequenta e lo anima tutti i giorni. Stavolta però il telefono squilla non per volontà delle operatrici, ma di un gruppo di mamme che si riveleranno oltreché appassionate organizzatissime, e che si riuniscono sotto la sigla di un’associazione: Pachamamma.

Come la Madre Terra, che tante e bellissime pagine sta facendo scrivere alle Costituzioni dei più avanzati Paesi dell’America Latina, PachaMamma si batte per i diritti e il benessere delle mamme e dei loro figli, in due parole per una maternità serena e naturale.

Quando arrivo in realtà mi trovo di fronte a una vera e propria mobilitazione: striscioni fai da te, fischietti, megafono, marsupi passeggini pancioni e bambini di tutte le età ovunque, persino il pediatra di zona. Le mamme del consultorio di via della Consolata sono parecchio preoccupate e protestano, perché un’ostetrica della struttura (anzi sarebbe meglio dire L’OSTETRICA) Chiara Pizzi è stata a loro modo di vedere ingiustamente licenziata dalla ASL (vicenda parecchio delicata e tutta in fieri, che non è questa la sede né il momento di raccontare).

In ogni caso quelle mamme e quei bimbi raccontano con la loro presenza e la loro energia bella un pezzo di storia comune a tutte quelle di questo blog: i consultori sono (ormai da quarant’anni) luoghi di grandi incontri, di scelte fondamentali, di pezzi di storie individuali che poi diventano anche storie di quartiere, di intere comunità.

Naturalmente approfitto della mia visita in via della Consolata ed entro a visitare i locali.
Il posto è bello, dignitoso e funzionale. Certo magari c’è difficoltà a trovare parcheggio su una strada di scorrimento non proprio accessibile, ma la storia di quell’edificio vale da sola il viaggio: frutto di una delle tante colate di cemento firmate a Roma da Caltagirone, nel 1987 viene requisito dal Comune e destinato a uso pubblico.
E infatti da quel cancellone si entra sia al poliambulatorio che al consultorio.

Il primo, sulla sinistra, ha la porta aperta e le persone che aspettano in fila seduti nella sala d’attesa. Il secondo, il consultorio, è sulla destra e come si conviene ha la porta chiusa, perché i sevizi che ospita richiedono riservatezza, tranquillità, silenzio.

Ovviamente quando entro trovo come sempre mi succede durante questo viaggio i sorrisi la cordialità e i mille racconti delle operatrici del servizio. Con loro a fare gli onori di casa c’è anche Rita Gentile, responsabile ostetrica di tutta la ASL che oggi si chiama 3 e che fino a qualche tempo fa era la D (da Monteverde a Massimina a Ostia a Fiumicino e tutto il litorale, praticamente da sola una regione geografica!).

Le stanze sono pulite e ridipinte non da molto. Solo quella della psicologa è chiusa, ma perché dentro c’è un colloquio in corso. La sala più bella è quella delle mamme, dove si fanno i corsi pre-parto, quelli per l’allattamento, i baby massaggi. L’affetto che lega le donne del quartiere a quel posto, a quelle quattro mura, ha un segno tangibile di testimonianza nell’affresco che prende quasi tutta la parete di fondo della stana: lo firmano, appunto, due mamme che da lì sono passate prima con le loro lance, poi coi loro bambini da fare vaccinare.

Ci sono con me l’assistente sociale e la ginecologa. Mi raccontano di quanto sia importante il lavoro che da decenni quel posto fa con le famiglie, per la genitorialità, per la fascia 0-3 anni, in raccordo anche con il dipartimento di salute mentale della zona. C’è rammarico, e come non potrebbe, per il depotenziamento che negli anni in termini di risorse e anche di personale ha vissuto anche via della Consolata: un tempo, tanto per dirne una, l’intero distretto era un’eccellenza in città per il servizio offerto come Consultorio Giovani, e invece adesso gli orari per i ragazzi sono ridotti al lumicino e – cosa ricorrente ahimè in tutto il territorio regionale – non si riesce più ad andare nelle scuole, e quindi avvicinare così le e gli adolescenti a un luogo troppo spesso sconosciuto alle nuove generazioni.

Mi congedo da via della Consolata e da quelle preziose operatrici annunciando il rilancio che il Presidente Zingaretti intende imprimere ai consultori del Lazio, in termini di risorse, di ristrutturazione degli edifici, di personale. Leggo nei loro occhi il comprensibile timore di non farsi troppe illusioni. Esco con una voglia matta di smentirle, di poterci riuscire.

È la scommessa di questo viaggio d’altra parte: dopo anni di assalti ideologici contro e/o passi indietro sui consultori riuscire a far fare un passo avanti vero, a queste strutture, così preziose per tutte e tutti noi.

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