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20 anni di reclusione per maltrattamenti e tentato omicidio con l’aggravante della continuazione. Il fidanzato di Chiara Monda, la ragazza massacrata di botte a Casal Bernocchi, ha ricevuto oggi una condanna che rende giustizia a Chiara e che mi auguro possa contribuire a non far spegnere i riflettori sul dramma sociale della violenza di genere.

Un tipo di violenza che va punita con pene certe e severe, ma che ancor di più va affrontata spingendo l’acceleratore sulla prevenzione: il fidanzato di Chiara la controllava in maniera ossessiva, prima ancora che metterle le mani addosso violava sistematicamente la sua libertà e autonomia, fino a botte finali, che l’hanno ridotta in fin di vita, scattate perché lui aveva scoperto che lei si scriveva in chat con un altro ragazzo.

La violenza di genere è violenza infame, che si nasconde dietro un presunto amore, che è desiderio di controllo e sopraffazione, assenza totale di rispetto delle differenze. La politica e la società tutta devono farsi carico di questo dato ‘strutturale’ del nostro vivere civile. La Regione Lazio ha investito ingenti risorse proprio in questa direzione, e la legge 4/2014, approvata da alcuni mesi dal Consiglio Regionale, rappresenta una risposta innovativa e globale.

Resta il fatto che una giusta sentenza non riesce ad alleviare il dolore. Un dolore acuto per una giovane donna che è ancora in uno stato di salute molto precario e che rischia di non potersi mai più riprendere la propria vita.

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