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10 Mar, 2014

Il cambiamento degli uomini che agiscono comportamenti violenti nelle relazioni affettive

Lunedì 17 marzo, ore 10-13
Sala Liri (Palazzina C, III piano) – Regione Lazio
Piazza Oderico da Pordenone, 15  

WORKSHOP
Il cambiamento degli uomini che agiscono comportamenti violenti nelle relazioni affettive. Modelli di intervento e prospettive di lavoro possibili.
L’esperienza del Centro Ascolto Maltrattanti (CAM) di Firenze

Interverranno:
Giacomo Grifoni – psicologo psicoterapeuta; Socio fondatore del Centro Ascolto Uomini Maltrattanti CAM di Firenze; autore del libro “Non esiste una giustificazione”
Andrea Bernetti – psicologo psicoterapeuta; coordinatore del CAM di Roma
Marta Bonafoni – Consigliera regionale della Regione Lazio

Il Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti (C.A.M.) di Firenze è il primo Centro in Italia che dal 2009 si occupa della presa in carico degli autori di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica all’interno delle relazioni affettive affinché si interrompa la violenza agita ai danni della partner. A partire dall’esperienza maturata e dalle evidenze raccolte, nel corso del workshop verranno delineate le premesse teoriche ed operative alla base della nascita del Centro e sarà descritta l’organizzazione delle sue principali attività cliniche e formative. Inoltre, verrà presentato il testo “Non esiste una giustificazione. L’uomo che agisce violenza domestica verso il cambiamento” da parte dell’autore ed illustrato un modello di accoglienza e intervento possibile a favore dell’uomo che agisce violenza nelle relazioni affettive.

Ingresso gratuito

09 Mar, 2014

In difesa della civiltà

Tre femminicidi da aggiungere alla lista nera di questi ultimi anni, nonostante le leggi e i decreti. E allora la giornata internazionale della donna che spesso viviamo con obbligo e stanchezza (nonostante le lotte e le conquiste femminili) diventa quello che era: una difesa della civiltà, un modo per attirare lo sguardo sulle reali condizioni di vita delle donne in Italia. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l’ha spiegato ieri mattina al Quirinale durante la celebrazione della festa, ricordando come la violenza contro le donne sia “una tragedia che colpisce i sentimenti dell’intera nazione”.
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06 Mar, 2014

Con la legge contro la violenza sulle donne dalla Regione Lazio una lezione di civiltà

Dibattito faticoso ma alla fine le posizione oltranziste sono rimaste isolate

Un percorso fortemente discusso, che ha visto le differenti posizioni confrontarsi anche aspramente in aula. Un iter anche faticoso che ha però permesso alla fine di approvare ieri sera la legge n.33 per il contrasto della violenza contro le donne. Un risultato importante, che da oggi segna un tracciato differente per tutte le donne e gli uomini della nostra Regione in tema di contrasto della violenza di genere e che recepisce le disposizioni della Convenzione di Istanbul.

Una legge che abbiamo costruito tappa dopo tappa a cominciare dal lavoro svolto nella V Commissione, che per cinque mesi a ritmi serrati ha costruito l’ossatura del testo poi diventata legge dopo la discussione in aula di questi giorni. Il testo approvato dal Consiglio è stato costruito su un ampio concetto di condivisione che ha tenuto dentro gli elementi, i suggerimenti e le richieste arrivate durante le audizioni dalle associazioni di donne e i gruppi che già sono presenti sul territorio.

Ma, non possiamo tacerlo, il livello e i contenuti del confronto d’aula sulla legge hanno anche reso evidente quanto il dibattito intorno alla violenza di genere non sia maturo neppure dentro le istituzioni e molto ci sia ancora da fare. A rincuorare solo il fatto che alla fine la posizione più oltranzista presente all’interno del centro-destra sia rimasta isolata al momento del voto.

La legge 33 ci permette ora di inserire una marcia nuova nel contrasto alla violenza sulle donne.

Lo fa attraverso un approccio culturale e globale, con una cabina di regia su cui poggia la programmazione trasversale delle politiche regionali, con un piano triennale capace di pianificare gli interventi sul territorio a partire dalla centralità dei centri e degli sportelli anti-violenza, con un osservatorio in grado di monitorare il fenomeno della violenza contro le donne. Una legge ricca di innovazioni: i progetti sugli uomini violenti, le borse di studio per i figli vittime di violenza assistita, gli interventi sulla comunicazione, la promozione a partire dalla scuola di una corretta relazione tra gli uomini e le donne, l’istituzione delle case per la semi-autonomia.

La legge infine sarà finanziata con fondi certi: un milione di euro l’anno andranno a costituire un apposito fondo sul contrasto alla violenza di genere, risorse a cui si aggiungeranno quelle derivanti da una innovativa progettazione dei Fondi Europei che guardi innanzitutto al raggiungimento della piena cittadinanza per tutte e tutti.

Scheda sulla Legge contro la violenza sulle donne

06 Mar, 2014

Scheda sulla Legge contro la violenza sulle donne della Regione Lazio

Scheda
Legge “Riordino delle disposizioni per contrastare la violenza contro le donne in quanto basata sul genere e per la promozione di una cultura del rispetto dei diritti umani fondamentali e delle differenze tra uomo e donna”.

Potenziare il sistema dei servizi a sostegno delle donne vittime di violenza; avviare un percorso di conoscenza e analisi del fenomeno attraverso l’istituzione di un Osservatorio regionale; coordinare tutti i soggetti (istituzionali e non) che operano nel settore attraverso una cabina di regia e la predisposizione di un Piano triennale di interventi; promuovere campagne di sensibilizzazione, progetti all’interno delle scuole, percorsi formativi per operatori. Il tutto attraverso l’istituzione di un apposito Fondo, con una dotazione di un milione di euro.
Questi, in estrema sintesi, gli elementi che caratterizzano la legge votata dall’Aula della Pisana. Prevista anche la facoltà, per la Regione, di costituirsi parte civile nei processi relativi a reati di violenza su donne o minori, destinando le somme percepite a titolo di risarcimento al perseguimento delle finalità della legge.

Potenziamento e diversificazione dei servizi
Oltre a potenziare la presenza di centri antiviolenza e case rifugio (strutture di primo livello, destinate ad accogliere donne che hanno subito violenza) su tutto il territorio regionale e a rafforzare le reti locali, si introducono nuove tipologie di servizi:

case di semiautonomia (strutture di secondo livello, per donne che non si trovano in pericolo immediato o non hanno raggiunto piena autonomia al momento della dimissione dal centro);
– interventi volti a sostenere l’autonomia economica e psicologica delle vittime ai fini dell’inserimento lavorativo, anche attraverso forme di sostegno a iniziative imprenditoriali;
– percorsi specifici per agevolare i figli delle vittime di violenza nel diritto allo studio.

Una volta entrata in vigore la legge, inoltre, la Regione potrà individuare, nell’ambito del proprio patrimonio, immobili da concedere in comodato d’uso a centri antiviolenza, case rifugio e case di semiautonomia. Si sostengono, infine, azioni di potenziamento della sicurezza diurna e notturna di luoghi pubblici “a rischio di violenza” attraverso sistemi di illuminazione e impiego di nuove tecnologie.

Conoscenza e analisi del fenomeno
Viene istituito, presso l’assessorato competente in materia, l’Osservatorio regionale sulle pari opportunità e la violenza sulle donne. Alla struttura viene attribuito il compito di provvedere alla rilevazione, all’analisi e al monitoraggio dei dati; svolgere indagini, studi e ricerche; elaborare proposte e progetti; promuovere la diffusione della cultura delle pari opportunità, del rispetto, della libertà e della dignità della donna.

Coordinamento degli interventi
Viene istituita, presso la presidenza della Giunta regionale, la Cabina di regia per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne. L’organismo si occuperà, in particolare, di coordinare gli interventi e le misure di prevenzione e contrasto alla violenza e di promuovere l’attivazione di una rete regionale antiviolenza di cui fanno parte istituzioni, enti pubblici e privati, reti locali e associazioni del settore.
Sulla base delle proposte formulate dalla Cabina di regia e dei dati forniti dall’Osservatorio la Giunta adotterà il Piano triennale attuativo degli interventi e delle misure per contrastare la violenza sulle donne, in cui verranno fissati gli obiettivi da perseguire, individuati gli interventi da realizzare e ripartite le risorse.

 Promozione di campagne di sensibilizzazione, progetti per le scuole, percorsi formativi per operatori, programmi per recupero delle “persone maltrattanti”

Si prevede la promozione di campagne di sensibilizzazione; campagne informative e percorsi formativi nel settore della comunicazione, dei media e dei new media; progetti all’interno delle scuole, anche rivolti a docenti e genitori.

Ancora, si sostiene la formazione per operatori pubblici e del privato sociale e si promuove la formazione di agenti delle forze dell’ordine e di operatori sanitari del pronto soccorso. Promossi infine “programmi, anche all’interno delle carceri, per il recupero delle persone maltrattanti su indicazione degli organi giudiziari e/o dei servizi sociali competenti e a favore di coloro che li richiedano”.

01 Mar, 2014

I beni confiscati alle mafie devono essere messi al servizio di welfare e giovani

Salvaguardare l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, farne buon uso al servizio del welfare e dei giovani del nostro territorio. Dunque bonificare i beni confiscati alle mafie per renderli bene comune per il nostro futuro. 

Questa mattina in Campidoglio ho partecipato alla Conferenza nazionale sui beni confiscati alle mafie organizzata dall’associazione Libera. Un evento che ha visto la presenza di più di 400 realtà impegnate in tutta Italia nell’antimafia sociale.

La confisca dei beni è l’azione più efficace che si può mettere in campo contro le economie mafiose. In troppi luoghi, anche della Regione Lazio, le mafie ancora oggi si sostituiscono allo Stato nelle politiche lavorative, di welfare, di reddito per i giovani. Per questo servono istituzioni presenti sul territorio capaci di indebolire la criminalità organizzata.

Occorre mettere i beni e le terre confiscate alla mafia al servizio delle politiche sociali regionali, per facilitare l’accesso al credito di quelle cooperative di giovani che vogliono occuparsi di quei beni e permettere di utilizzare i fondi europei della programmazione 2014-2020 per la coesione territoriale. C’è poi l’urgenza di strumenti territoriali efficienti, e nel Lazio questo significa il superamento dell’Abecol, l’agenzia regionale sui beni confiscati.

Basta un’unica agenzia nazionale – ha ribadito oggi anche don Ciotti – e tenendo ben fermo il punto di vista di chi da decenni lavora nell’antimafia credo che nella nostra Regione bisogna lavorare a una riforma della materia, avendo cura di preparare per bene il terreno delle future politiche antimafia. Le mafie sono velocissime a occupare gli spazi lasciati vuoti dalla politica, pronte sempre a riorganizzarsi.

Le istituzioni devono essere più veloci di loro nel dare le risposte giuste, tenendo insieme la responsabilità del governo e la partecipazione della società civile e responsabile.