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21 Dic, 2017

Con gli studenti di Tivoli per parlare di violenza contro le donne

Ieri sono stata a Tivoli invitata dall’Istituto Professionale Rosmini per parlare della nostra legge contro la violenza di genere.

È stato un dibattito diverso dal solito, più “tosto”: a un certo punto una ragazza di sedici anni, si chiama Carola, ha interrotto la discussione per dire la sua, che suonava più o meno così (tra gli applausi dei suoi coetanei) “eh ma se una se la cerca…”.

Ne è scaturito un bellissimo confronto sul “giudizio” e sulla “libertà”.

Così sono reintervenuta anche io per dire che neanche Carola però andava giudicata da noi adulti, per due ragioni: 1) perché ha detto parole che derivano da una cultura che da secoli criminalizza i comportamenti delle donne, e mica è facile o automatico liberarsene; 2) perché non serve giudicarli gli adolescenti di oggi, semmai serve ascoltarli e ragionare con loro. Per produrre il cambiamento.

Troppo facile parlare con chi è già convinto insomma. La “rivoluzione culturale” deve avere l’ambizione di raggiungere tutte e tutti.

17 Dic, 2017

Con il contributo della Regione Lazio nasce lo sportello d’ascolto per uomini maltrattanti

Giovedì insieme tra gli altri all’assessora Lucia Valente e a Maria Grazia Passuello ho partecipato alla presentazione dello sportello di ascolto per uomini maltrattanti #ParlaconNoi dell’associazione Donne e Politiche Familiari.

Una bella occasione, per rilanciare il tema della violenza maschile sulle donne: perché le recidive sono tantissime e lo sforzo deve essere quello di trasformare sempre il conflitto in relazione.

Un’occasione preziosa, per fare il bilancio di questi cinque anni: la Regione Lazio a questo punto infatti ha completato al 100% l’attuazione della legge sulla prevenzione e il contrasto della violenza di genere.

Non la fine di un percorso, ma l’inizio di una sfida che ora ha tutte le carte in regola per essere giocata. Uomini e donne insieme.

Come ha detto Teresa Dattilo, il nostro è un “ottimismo delirante”. Possiamo vincere.

24 Nov, 2017

Violenza sulle donne, misure di prevenzione e contrasto. Un impegno lungo 365 giorni l’anno

Nel Lazio dobbiamo rendere insopportabile la violenza contro le donne. Con questo spirito oggi nell’aula magna del liceo Albertelli la Regione Lazio ha presentato le nuove azioni messe in campo contro la violenza di genere, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. 194 tra studenti e studentesse di 60 scuole del Lazio hanno risposto all’appello nato due mesi fa dall’assessore Smeriglio “Oltre l’indignazione l’impegno” come preludio alla costruzione di una rete regionale di scuole che chiamerà al protagonismo i ragazzi, le ragazze e i docenti e che nascerà fra pochi giorni, una volta approvato il primo Piano triennale contro la violenza di genere. Diverse le misure presentate oggi che coinvolgono innanzi tutto il mondo della scuola, con un nuovo bando di 500 mila euro destinati ai progetti di prevenzione e agli uomini maltrattanti che scadrà il prossimo 15 gennaio.

Molti gli investimenti per l’inclusione sociale (con 2 milioni per l’avvio di 150 percorsi di formazione e di sostegno all’autonomia delle vittime) e contro la tratta. Grazie al progetto “Rete antitratta Lazio” per il quale sono stati investiti 3,1 milioni di euro.

Un’attenzione particolare è poi rivolta ai figli e alle figlie delle vittime, per l’assegnazione di borse di sostegno agli studi e alla formazione di 10 mila euro.

Un capitolo a parte merita invece l’implementazione dei centri antiviolenza e delle case rifugio. I centri e le case rifugio della Regione Lazio passeranno da 14 a 24 con l’apertura di nuove sette centri antiviolenza a Torre Spaccata, Appio Latino, Grotta Perfetta, Tivoli, Fiumicino, Aprilia e Viterbo e tre case rifugio a Borbona, Viterbo e Alatri per un totale di 1 milione di euro. A queste strutture, grazie a un nuovo finanziamento di 600mila euro, entro aprile 2018 se ne aggiungeranno altre 9. 

In questo modo ogni provincia della nostra Regione avrà, finalmente, il proprio centro di accoglienza per le donne e la rete regionale verrà estesa a 33 strutture, piu’ del doppio di quelle finanziate dalla Regione nel 2013.

Dopo cinque anni di impegno, scaturito dall’approvazione della legge 4, chiudiamo il cerchio dell’attuazione, per rilanciare la battaglia contro la violenza di genere. Una battaglia che ci ha sempre visti in prima linea non solo il 25 novembre ma 365 giorni l’anno per quella che è, in primo luogo, una mobilitazione culturale.

13 Mar, 2017

Un gesto di orrore quotidiano

Alessandro Dal Lago, Il Manifesto

Non sappiamo se il senzatetto di Palermo sia stato bruciato per una ritorsione dopo un alterco o per una vendetta privata o puro e semplice odio verso i marginali. Ma sta di fatto che episodi simili non sono infrequenti. Basta fare una rapida ricerca in rete e balzano agli occhi i delitti contro gli ultimi, senzatetto, immigrati o entrambi, fatti che suscitano un’indignazione di maniera di qualche giorno e poi finiscono nell’oblio.

È successo qualche tempo fa a Conegliano e ancora prima a Nettuno. Nove anni fa, a Rimini, quattro adolescenti bruciarono una panchina in cui dormiva un senzatetto, il quale si salvò per miracolo. Presi, furono condannati a pochi anni di prigione e a risarcire la vittima con alcune decine di migliaia di Euro. Poi, si è saputo che l’avvocatessa del senzatetto, nominata amministratrice delle sue sostanze, gliele ha sottratte per soddisfare il proprio bisogno di lusso, poverina. Ai domiciliari, ha patteggiato due anni con la condizionale. Se si va in rete, si possono leggere i post e i commenti dei suoi amici avvocati. Ma perché arrestarla, è una brava madre, ha due figli piccoli…

Cercare di bruciare un senzatetto o pestarlo a sangue, gettare molotov contro un campo Rom o un dormitorio di migranti, aggredire insomma chi non è considerato uno normale, ma un insetto o un disturbo da eliminare, è tipico di un certo neo-nazismo. Talvolta è una bravata di ragazzi che poi, inevitabilmente, si pentono e piagnucolano sui pochi mesi di prigione che li attendono. Gesti pre-politici, li si potrebbe definire, se non fossero anche effetto di un coro generalizzato contro Rom, profughi, rovistatori di cassonetti, vagabondi, poveracci di ogni provenienza. Se una parte consistente dell’opinione pubblica trasforma queste vittime in responsabili del «degrado», e cioè colpevoli, non c’è da meravigliarsi se i più scalmanati tentino di trasformare le parole in fatti.

Prendete il caso delle donne Rom di Follonica, rinchiuse da due addetti di un supermercato nella gabbia dei rifiuti. Salvini offre solidarietà e sostegno legale ai due responsabili. Era solo uno scherzo, come no. E ora lo scherzo finisce in un corteo di Carnevale. Una donna si maschera da «Rom in gabbia» e un uomo da dipendente del supermercato, dicono le cronache. Commento della sindaca leghista di Cecina: «Maschera di carnevale ieri a Cascina! A me fa ridere!!! A carnevale ogni scherzo vale! Se siete tristi e di sinistra, peggio per voi!».

Ma non è la sola ad avere un singolare senso dell’umorismo. Salta fuori l’avvocato dei due mattacchioni di Follonica e sostiene che nel video non c’è una sola parola di razzismo e che comunque dovrebbe essere ritirato dalla rete perché era destinato a un gruppo chiuso. I due hanno rinchiuso le Rom tra i rifiuti e poi le hanno filmate per far divertire gli amici. Dove sarà mai il reato, dove sarà mai lo scandalo?

L’assassino di Palermo, quali che siano state le sue motivazioni, non si è curato della telecamera di sorveglianza del sito. Può essere stupidità, certo. Ma può anche essere la convinzione che il suo gesto non sia così impopolare. Un paio d’anni fa, ci fu un attentato contro un campo Rom a Padova. Ed ecco uno dei commenti online: «Dopo tante brutte notizie finalmente una notizia che trova il consenso dei lettori».

E così, di scherzo in scherzo, di aggressione in aggressione, di rogo in rogo, l’orrore diventa quotidiano, abituale e quindi accettabile. Significa che una linea è stata tracciata tra il mondo del «noi» e quegli altri che non esistono, non sono esseri umani e quindi si possono irridere, sequestrare e al limite cospargere di benzina.

02 Mar, 2017

Una rete contro la violenza di genere

Questa mattina nella Sala Nobile di Palazzo Savelli, il Comune di Albano, sono intervenuta al primo appuntamento del corso di formazione qualificata per il contrasto alla violenza sulle donne e sui minori “Protection Network”.

Focus della mattinata era la costruzione delle reti e dei protocolli d’intervento sulla prevenzione e sulla lotta alla violenza di genere.

E’ ora infatti che la città pubblica, fatta di istituzioni, enti locali, Asl, forze di polizia, operatori, tribunali, insegnanti, consultori, servizi, ma fatta anche di associazioni del privato sociale attive su questo tema, si mettano insieme strutturandosi in un’azione corale e multidisciplinare che dia una risposta globale al problema. La violenza si consuma quasi sempre nelle mura domestiche, ma non è una faccenda privata: è una questione culturale e che ha a che fare con tutta la società. Per questo dobbiamo sentirci tutti e tutte coinvolte.

La sala piena di questa mattina e la qualità alta degli interventi dei relatori suggeriscono che siamo sulla strada giusta.

08 Feb, 2017

Pestato e violentato dagli agenti. Ma Thèo: “Stop alla guerra”

Stefano Montefiori, Corriere della Sera

Sdraiato sul letto d’ospedale, sotto gli occhi del presidente della Repubblica Francois Hollande che è venuto a fargli visita, Thèo, 22 anni, maglietta dell’Inter come pigiama, si rivolge alle telecamere e ai suoi concittadini: “Ringrazio il presidente che è venuto in ospedale da me. So quello che sta succedendo in questo momento, anche se non seguo troppo le notizie perché non ho voglia di sprofondarci dentro. Sapete che amo la città, e mi piacerebbe ritrovarla come prima, per favore. Stop alla guerra, restiamo uniti. Ho fiducia nella giustizia, e giustizia sarà fatta”.

04 Nov, 2015

Massacrò di botte la compagna: un’ingiustizia la riduzione di pena

“Quella di oggi è una brutta pagina, una brutta lezione ai più giovani ai quali dovremmo insegnare il rispetto delle differenze, per Chiara e i suoi cari che subiscono l’ennesima ingiustizia, per tutte le donne che vivono in questo Paese.” Così in una nota Marta Bonafoni, Consigliera Sel alla Regione Lazio e Sara Graziani, Responsabile Politiche di genere Sel Lazio, commentando la sentenza che riguarda Chiara, in coma per le percosse ricevute dal compagno.

Nel rispetto del lavoro dei giudici, stavolta ci uniamo con fermezza allo sdegno e alle proteste di quanti, amici e parenti di Chiara, erano presenti in Aula e hanno manifestato tutto la loro sofferenza, perché in quell’aggressione c’è tutto il portato di violenza, crudeltà e di concezione proprietaria della donna che andava considerato, se davvero si vuole porre la parola fine ad un fenomeno così insopportabile che poggia su un’arretratezza culturale inquietante e che rende le donne di questo Paese cittadine di serie b.”

08 Ott, 2015

Le parole e i coltelli

Due madri non dormono. Una, la madre di lei, all’alba va dai carabinieri. Mia figlia Giordana, vent’anni, non è tornata a casa stanotte. L’altra, la madre di lui – Luca, 24 – di notte lo ha sentito partire in macchina. La macchina della madre. Le madri.
La paura delle madri: dove vanno, cosa fanno la notte questi figli. La botola che non vedi, sai che c`è ma non la trovi. Dove sono, con chi sono. Dove possono cadere. Dov’è il pericolo.
Concita De Gregorio, La Repubblica

16 Set, 2015

Il caso Cucchi. Un’indagine medica indipendente

Venerdì 16 ottobre 2015 – ore 12.00
Senato della Repubblica
Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro
Piazza Capranica 72 – Roma

Medici per i Diritti Umani (MEDU) presenta Il CASO CUCCHI. UN’INDAGINE MEDICA INDIPENDENTE di Alberto Barbieri e Massimiliano Aragona.
Saranno presentati alla stampa elementi clinici ancora non presi in considerazione nel corso dei due processi che hanno riguardato la morte di Stefano Cucchi. Ciò accade in una fase come quella attuale, quando una nuova indagine sta individuando responsabilità finora mai emerse.
L’indagine di MEDU si basa sullo studio e l’analisi della documentazione processuale tra cui deposizioni, perizia, consulenze, documentazione sanitaria, memorie, motivazioni delle sentenze.
Dalla narrazione cronologica degli eventi all’analisi delle conseguenze fisiche e psichiche del trauma, dalla riflessione sulla natura degli atti violenti alle considerazioni sulle causa della morte, questa indagine cerca di restituire una ricostruzione dei fatti compatibile, tanto con la logica clinica, quanto con la verità “umanamente accertabile e umanamente accettabile” del caso Cucchi.

Intervengono:
Intervengono: Luigi Manconi (Presidente Commissione Diritti Umani del Senato), Patrizio Gonnella (Presidente Antigone e CILD-Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili ), Alberto Barbieri e Massimiliano Aragona (Medici per i Diritti Umani).

Saranno presenti Ilaria Cucchi e l’avvocato Fabio Anselmo