Marta Bonafoni

Anniversario del bombardamento di San Lorenzo

Anche 75 anni fa era una bellissima giornata di sole. Calda, appena poco meno afosa di quella di oggi.
A Roma la vita scorreva più o meno come ogni giorno, c’era la guerra ma pareva lontana.

Alle 11 e 3 minuti di quel 19 luglio 1943 invece la guerra cascò anche sulla testa della nostra città, con la prima bomba su San Lorenzo. A quella ne seguirono altre 4000, sganciate da 500 bombardieri.

Dovevano essere bombe “di precisione” dirette a obiettivi militari. Non va mai così e non andò così nemmeno quella volta: una volta depositata la polvere insieme alle macerie spuntarono almeno 1500 morti e 4000 feriti.

Le bombe colpirono la “vita” di quel quartiere popolare che era San Lorenzo: operai, artigiani, facchini, ferrovieri, gli scultori, i marmisti, tante donne, gli avventori delle osterie come quelli della sala giochi dove si giocava a zecchinetta.
In gran parte erano “immigrati”, dall’Abruzzo le Marche l’Umbria la Romagna, accolti e subito integrati e protagonisti del tessuto economico e sociale di quel pezzo di Roma.
Capaci di reagire insieme dopo le bombe, dentro la Resistenza romana.

Oggi – durante le celebrazioni del 75simo anniversario del bombardamento di San Lorenzo – ho detto semplicemente questo: che le istituzioni tutte, e i cittadini tutti, oggi devono farsi carico di quella memoria rendendola viva e operosa nel tempo feroce che viviamo.

Dicendo no al razzismo e sì all’accoglienza. Promuovendo un patto di convivenza, insieme antico e nuovo, fondato sulla nostra Costituzione.

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