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05 Ott, 2017

VII Commissione

Martedì 7 novembre 2017, ore 10.30
Sala Etruschi

Proposta di deliberazione consiliare n. 77 dell’8 maggio 2017 concernente: ”Approvazione del Piano sociale regionale denominato “Prendersi cura, un bene comune””, adottata dalla Giunta regionale con decisione n. 17 del 4 maggio 2017.

Martedì 7 novembre 2017, ore 12.30
Sala Etruschi

Audizione con il coordinamento regionale dei centri di riabilitazione ex art. 26.

 

05 Ott, 2017

Comitato Monitoraggio Leggi

Lunedì 6 novembre 2017, ore 14.30
Sala Latini

1) Comunicazioni del presidente;
2) Proposta alla quinta commissione consiliare permanente di inserimento di una clausola valutativa nel testo della proposta di legge n. 288 del 18 settembre 2015 “Norme per il riconoscimento, la promozione e il sostegno dei diritti alla conoscenza e allo studio nella Regione Lazio”, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, lettera a) della legge regionale 8 giugno 2016, n. 7 “Istituzione del Comitato per il monitoraggio dell’attuazione delle leggi e la valutazione degli effetti delle politiche regionali”.

05 Ott, 2017

Meglio vivere le piazze che scendere in strada. Noi del Piccolo America abbiamo fatto così

Valerio Giuseppe Carrocci, La Repubblica 

Caro Direttore,

io non credo che basti “scendere in piazza”: per quanti possiamo essere quest’azione non sarà mai sufficiente, e non lo sarà perché Roma ha bisogno di un processo nuovo, diverso, continuativo, Roma ha bisogno che le sue piazze vengano abitate, Roma ha bisogno di essere abitata.

04 Ott, 2017

Colau: “Dopo le violenze con Rajoy non si può trattare. Il Psoe deve sfiduciarlo”

Concita De Gregorio, La Repubblica

“Sì, è così. Domani ci sarà la seconda riunione. Il Manifesto sottoscritto a Saragozza il 24 settembre è stato il primo passo di un progetto politico che punta ad arrivare a un’alternativa al governo Rajoy. E’ una mano tesa ai socialisti di Pedro Sànchez. Solo un nuovo governo può trattare con la Catalogna, ormai, dopo le violenze di domenica scorsa”.

03 Ott, 2017

3 ottobre 2013, la tragedia rimossa dall’odio

Filippo Miraglia, Il Manifesto

Tre ottobre 2013, al largo dell’isola di Lampedusa morirono in un naufragio 368 persone.

Quella data, il 3 ottobre, è stata dichiarata, con una legge approvata dal Parlamento, Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione.

Si trattò di una vera tragedia, documentata da immagini strazianti, come la lunga fila di bare nell’aeroporto dell’isola, che fece in pochi minuti il giro del mondo.

Il governo italiano dopo poche settimane attivò, per la prima volta, un programma pubblico di ricerca e salvataggio, Mare Nostrum, che consentì a decine di migliaia di persone di salvarsi.

Poi, come, sempre, le diffuse tendenze razziste del nostro Paese, e del vecchio continente, hanno avuto il sopravvento, nel dibattito pubblico e nell’orientamento dei governi.

Chiuso Mare Nostrum, prende definitivamente il sopravvento il punto di vista dei predicatori d’odio.

Ogni tanto qualche barlume di umanità davanti ai morti. Come davanti alle immagini del corpo del bambino siriano, Aylan, sulla spiaggia di Bodrum. Ma si tratta, quasi sempre, di parole e impegni di circostanza, di lacrime di coccodrillo.

Le politiche sull’immigrazione sono andate e continuano ad andare sempre nella stessa direzione: chiudere, fermare, controllare, respingere. La criminalizzazione dell’immigrazione e della solidarietà è proceduta a grandi passi, per dare solide basi di consenso alle scelte dei governi e dell’Ue.

In questi anni le frontiere sono state ulteriormente blindate. Sono andate avanti con grande impegno le iniziative volte a esternalizzare le frontiere, scaricando su altri governi e Paesi l’onere di fermare i flussi e di respingere.

Ricorrendo ad uso distorto e strumentale delle risorse per la cooperazione allo sviluppo. Prima la Turchia di Erdogan e poi la Libia di Serraj. Con grande dispiegamento di diplomazia e di denari pubblici.

La memoria delle vittime dell’immigrazione non sembra aver scalfito il cinismo di chi continua a considerare questo tema un’arma di distrazione di massa (le destre xenofobe e razziste) e di chi invece è convinto che per sottrarre un argomento alle destre bisogna giocare d’anticipo e, parafrasando il comico, non lasciare il razzismo ai razzisti.

Il 3 ottobre è una giornata di lutto.Per quei 368 esseri umani sterminati dalle politiche di gestione delle frontiere e per le migliaia che sono morte dopo quel giorno: 15.289 persone, secondo i dati ufficiali forniti dall’Unhcr. Più di 10 morti al giorno.

Gran parte di queste persone non ha un nome e mai avrà una degna sepoltura. I loro corpi non saranno restituiti alle famiglie. Una giornata nella quale non è accettabile esprimere solidarietà senza denunciare le politiche che hanno prodotto e continuano a produrre la strage che avviene davanti ai nostri occhi.

Non c’è spazio per una neutralità che non condanni le cause della strage.

Per fermarla bisogna far cambiare le politiche dell’Ue e dei governi europei, a partire dal nostro, e mettere in campo politiche e leggi alternative, che consentano alle persone che sono obbligate o vogliono partire di rivolgersi agli stati e non ai trafficanti

In Italia e in Europa c’è una parte consistente dell’opinione pubblica, non solo gli antirazzisti, che pensano che le vite delle persone e i loro diritti vengano prima degli interessi elettorali dei partiti.

Questa parte sana della società oggi non ha spazio e non le viene data, se non raramente, la parola.

Molto più spazio e visibilità è dato a chi predica l’odio, a chi criminalizza l’immigrazione e la solidarietà.

Il prossimo 21 ottobre è stata lanciata una manifestazione nazionale contro il razzismo. Una grande occasione per riprendersi le piazze e dar voce a chi non vuole arrendersi alle stragi e alla cancellazione dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione.

* vicepresidente nazionale Arc

02 Ott, 2017

V Commissione

  1. Proposta di legge n. 288, “Norme per il riconoscimento, la promozione e il sostegno dei diritti alla conoscenza e allo studio nella Regione Lazio”;
  2. Proposta di legge n. 321, “Integrazione alle disposizioni di legge in materia di diritto agli studi universitari”.

02 Ott, 2017

La Catalogna, i migranti e il Nobel per la pace

Rubrica n.3 in diretta su #RadioPopolare.

Considerazioni sparse dopo il voto in #Catalogna: 1) non ci sorprende ma ci colpisce come ancora una volta l’Europa col suo silenzio emerga in tutta la sua fragilità; 2) tanti ed enormi sono i punti interrogativi aperti sulle prossime ore; 3) #Rajoy impressionante per la sua colpevole incapacità: prima del voto aveva detto “nessuno riuscirà a votare” (e si è visto), ieri sera ha dichiarato “non c’è stato nessun referendum” (peccato che con le cariche, i proiettili di gomma, il sangue e le centinaia di feriti tutte le telecamere del mondo si sono accese sulla Spagna ieri).

In Italia riparte il lavoro comune tra #Mdp e #CampoProgressista. In fondo è stato “facile”, è bastato togliere dal tavolo il nome di Renzi e mettere quello di Gentiloni, e iniziare finalmente a parlare delle cose da fare: via i super ticket della sanità, più fondi per i giovani e la scuola. Trattative sulla legge di stabilità partite, insieme. Per ora.

3900003… è il numero stampato sul braccialetto giallo che indossava Papa Francesco ieri durante l’incontro con i rifugiati a Bologna. Domani è la Giornata contro i morti in mare, quasi 400 vittime al largo di #Lampedusa nel 2013. Ma in Italia sembra che anche “pietà l’è morta”…

Il 6 ottobre a Oslo verrà assegnato il #Nobel per la Pace. Qualcuno se lo ricorda? Quest’anno uno strano silenzio dei media accompagna il riconoscimento, eppure i venti di guerra tra #Trump e la Corea del Nord non lasciano tranquillissimi i pacifisti!

Ps la rubrica torna lunedì prossimo, come sempre alle 7.50 in diretta su radiopopolare.it

Qui trovate il podcast: http://pod.radiopopolare.it/demonecopertina_1_02_10_2017.mp3