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Il 19 luglio ho partecipato alla commemorazione del bombardamento di San Lorenzo (qui le foto). Questo è il testo del mio intervento.

La memoria non è un museo.

La memoria è un giardino che va curato, coltivato, innaffiato tutti i giorni.

San Lorenzo da 72 anni è questo per Roma: il giardino della memoria.

Lo è perché porta addosso quella ferita, verticale, visibile, che si guarda in faccia: la memoria di quelle 3000 bombe e di quei 3000 morti.

Lo è perché in tuttti questi anni ha saputo trasformare quella ferita in una forza: in una comunità solida, dal tessuto ricco, una fabbrica di iniziative che certo vedono nel 19 luglio il loro apice, ma che vivono tutto l’anno, in queste strade, grazie all’attività delle tantissime associazioni, delle realtà culturali e sociali che tutti i giorni costruiscono democrazia e antifascismo.

San Lorenzo ha memoria anche di quello che è stata prima di quel 19 luglio del 1943: un quartiere di immigrati, poi sfollati. Rifugiati.

Sono ore dolorose queste per Roma. Quello che è successo a Casale San Nicola ci ha aperto gli occhi sul nostro peggior presente, sulla peggiore Europa: le botte, la violenza, quei saluti romani che tornano, contro chi scappa oggi da altre guerre, altri bombardamenti. Dalla fame.

Però – ecco – qui vicino, ci sono strade che nelle settimane scorse ci hanno parlato anche di altro: delle code di macchine in fila per portare solidarietà concreta a quegli eritrei che si erano visti chiudere in faccia le frontiere.

A Roma esistono gli uni ed esistono – soprattutto – gli altri: sta a noi – a tutto noi – far vincere gli uni sugli altri. Bloccare la violenza con la forza della solidarietà, della buona accoglienza. Che poi diventi convivenza. Come è accaduto tanti anni fa qui a San Lorenzo. Si è diventati, e si è, cittadini e cittadine insieme.

So che da anni a San Lorenzo si coltiva il sogno di una casa della memoria, che c’è un progetto partecipato che ruota intorno alla programmazione europea. Negli anni passati si preferì usare risorse per costruire un mausoleo al gerarca Graziani. Noi abbiamo chiuso il rubinetto a quell’offesa.

Ora sono qui per dire che se vorrete sono a disposizione per affiancarvi nella costruzione di quel progetto. Di una casa della memoria che non è per San Lorenzo ma per tutta Roma. Non per quello che è stato, ma per la civiltà e la società che vorremmo costruire.

Per il futuro.

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