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14 Apr, 2014

Con Tavolo Rom, Sinti e Camminanti fine politiche emergenziali e inizio politiche strutturali

Oggi è una buona giornata per i cittadini della Regione Lazio. Con la costituzione del “Tavolo regionale per l’inclusione e l’integrazione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti” finalmente recepiamo l’indicazione che ormai dal 2011 ci aveva recapitato l’Europa.

Con questo tavolo la Regione inizia un percorso che auspico di uscita definitiva dalle politiche dell’emergenza e straordinarie sui rom per entrare nell’ambito delle politiche ordinarie, strutturali, di lungo periodo. Sulla pelle dei cittadini d Roma e del Lazio, infatti, tutti, si è consumato negli ultimi decenni un micidiale circolo vizioso: quello fra una politica inefficace o addirittura incapace di aggredire la questione rom e un problema che sempre più si è andato delineando come “irrisolvibile”.

Non è così, la questione della fine delle politiche di segregazione dei Rom insieme a quelle della sicurezza di tutti possono e devono essere affrontate insieme. Attraverso l’inclusione dei Rom nel lavoro, nell’istruzione, nelle politiche sociali. Attraverso la difesa del loro diritto alla salute e contro ogni discriminazione. Attraverso infine il graduale superamento dei campi, veri moltiplicatori di problemi e di sperpero di risorse, soluzioni segreganti che ormai a trent’anni dalla loro istituzione hanno dimostrato di aver fallito.

Questa è una battaglia che si può vincere ma tutti insieme, coinvolgendo in maniera orizzontale e non dall’alto gli enti locali, le comunità e i comitati, le stesse popolazioni rom e sinte. Ancora una volta è l’Europa a offrirci una possibilità reale, con la programmazione dei fondi 2014-2020 che hanno come pilastro fondamentale proprio quello dell’inclusione sociale. Personalmente ce la metterò tutta nel dare il mio contributo per vincere questa scommessa. Che non è semplice, ma neppure definitivamente persa.

 

09 Apr, 2014

Rom: il linguaggio è il primo passo per garantire i diritti

Lo sostengo da sempre e sono ben lieta che il sindaco Marino lo abbia reso ufficiale; il linguaggio rappresenta il primo momento per affermare diritti o al contrario sancire discriminazioni. E cosi è stato fino ad oggi con la parola “nomadi” abusata da anni, soprattutto come aggettivo peggiorativo di scellerate decisioni amministrative.

Le comunità che vivono sul nostro territorio comunemente definite “nomadi”, cioè senza dimora stabile, sono in realtà prevalentemente comunità Rom, Sinti e Camminanti stanziali.

Sono convinta che uno dei fattori centrali per il superamento delle discriminazioni sia quello culturale e che, anche attraverso questa apparentemente semplice attenzione terminologica si possa andare nella direzione di vere politiche d’inclusione. In questa direzione come giornalista mi sento di lanciare un appello per l’uso di un linguaggio non discriminatorio anche agli operatori dell’informazione che invocando una necessaria sintesi continuano, perpetrando un errore non solo sintattico, a titolare le notizie con la parola “nomadi”.

08 Apr, 2014

Vincere il Confine

Mercoledì 16 aprile, ore 17.00
Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre
Lgo B. Marzi 10, Ex Mattatoio Testaccio

Presentazione dei risultati della ricerca “Vincere il Confine: nuove strategie e pratiche nella costruzione della città inclusiva ed interculturale del futuro” realizzata dal Laboratorio interdisciplinare di Arte Civica dell’Università degli Studi Roma Tre.

La ricerca affronta il delicato tema della convivenza urbana tra popolazioni di diversa origine etnico e sociale nelle città contemporanea, in particolare tra comunità rom e altre comunità presenti nel territorio della periferia Est di Roma. Quest’analisi ha messo in evidenza gli effetti negativi prodotti dal cosiddetto “Piano Nomadi” del Comune di Roma, mostrando come questa politica pubblica abbia portato alla creazione di veri e propri “enclave” etnici, capaci di squilibrare rapporti sociali quotidiani e far crescere i conflitti. La segregazione spaziale urbana creata dai campi rom, così come la crescita disordinata della città negli ultimi trent’anni, hanno rafforzato la stigmatizzazione dei gruppi che rimangono al “margine”, peggiorando notevolmente le condizioni di vita, sia delle loro comunità, che dei quartieri limitrofi.

La ricerca-azione ha prodotto una sperimentazione metodologica innovativa che ha favorito l’utilizzo dell’Arte Civica con nuovi linguaggi per far emergere bisogni e desideri dei gruppi sociali coinvolti. Attraverso strumenti come la Video-Arte Partecipativa e la Musicarterapia nella Globalità dei Linguaggi si sono coinvolte direttamene le nuove generazioni rom, facendo emergere le reali problematiche che stanno vivendo e le possibili soluzioni. Altro risultato innovativo del lavoro è stato l’avvio nel tempo di una rete di resilienza cittadina, capace di affrontare le complessità dell’integrazione tra comunità Rom e i problemi della periferia, andando oltre le cronache stereotipate e i pregiudizi. È proprio dal lavoro di queste reti territoriali che arriva una richiesta di un cambio di rotta urgente delle istituzioni, rispetto alle attuali politiche di segregazione dei campi rom presenti nella Capitale. Un superamento che va costruito attraverso ambiti di partecipazione orizzontale ed aperti, attivati con linguaggi inclusivi e tempi certi che dimostrino un vero interesse ed un “ascolto attivo” nella costruzione di soluzioni a misura di ogni territorio e dei suoi abitanti.

Saranno presentati inoltre casi studio su alcune esperienze in America Latina e Italia, dove sono stati realizzati programmi urbani di miglioramento della qualità abitativa nelle città, i cosiddetti “Piani per la pace e la convivenza nella diversità”. Attraverso questo metodo, che ha dato particolare attenzione alla dimensione dialogica, per affrontare processi di rigenerazione urbana delle infrastrutture locali (case, servizi, ambiente, ecc.), si sono affrontate e in parte risolte le gravissime conflittualità, che in passato erano causa di alti tassi di violenza urbana e degrado ambientale.

Ne discuteremo con altri ricercatori, associazioni rom, Amnesty International, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri (UNAR), rappresentanti delle istituzioni pubbliche e alcuni protagonisti di questa storia.
Vincere_Confine

 

07 Apr, 2014

Tavolo regionale Rom, Sinti e Camminanti

Lunedì 14 aprile, ore 16.30
Sala Tirreno – Regione Lazio
Via Rosa Raimondi Garibaldi, 7 – Roma

E’ fissata per il 14 aprile 2014 la presentazione del Tavolo Regionale per l’Inclusione e l’Integrazione sociale delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti, alle ore 16:30 presso la Sala Tirreno della Regione Lazio, via Rosa Raimondi Garibaldi n. 7, Roma.

Il Tavolo è stato costituito con Determinazione G01751 del 18/02/2014, è presieduto dall’Assessore alle Politiche Sociali e Sport, Rita Visini, e coordinato dal Direttore della Direzione Regionale Politiche sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport, Guido Magrini.

04 Apr, 2014

“I bimbi rom? Se vanno a scuola meritano otto”

È la più grande minoranza dei paesi dell’Unione Europea, con i suoi circa sette milioni di persone. In pratica l’1,20% della popolazione europea e l’unica etnia a non avere uno Stato di appartenenza. Lo dice il lavoro svolto dalle associazioni come la Comunità di sant’Egidio, che ha presentato un’analisi su “Rom e Sinti in Italia: guardare al domani con la speranza”, alla vigilia della Giornata internazionale dei rom che ricorre oggi.
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24 Mar, 2014

Rom, la “svolta” di Marino

L’Associazione 21 Luglio è stata, in questi mesi, una vera e propria spina nel fianco per il primo cittadino della Capitale, Ignazio Marino: il medico prestato alla politica, infatti, è stato più volte accusato di violare le garanzie più elementari delle persone rom e sinte. Cosa che non deve aver fatto piacere a un uomo conosciuto proprio per la sua sensibilità al tema dei diritti civili delle minoranze.

Per il gruppo animato da Carlo Stasolla, però, i ripetuti sgomberi dei campi (diciassette da Settembre ad oggi, con una media di uno ogni quindici giorni) sono stati effettuati violando le normative internazionali in materia di diritto all’abitare. E la struttura di accoglienza per rom e sinti di Via Visso, progettata dalla passata amministrazione ma mantenuta in vita dalla giunta Marino, rappresenta – sempre secondo la “21 Luglio” – una forma di segregazione abitativa: un luogo riservato ad un solo gruppo etnico, per di più sprovvisto degli standard minimi di abitabilità e di sicurezza. Le accuse mosse dall’associazione alla Giunta Marino, insomma, sono tutt’altro che tenere.

E’ per questi motivi che l’incontro tenutosi Sabato pomeriggio al Campidoglio rappresenta, o può rappresentare, una svolta nelle politiche capitoline in materia di rom. Già, perché il Sindaco ha deciso di parlare faccia a faccia con i suoi “contestatori”, di ascoltarne le ragioni e di capire il loro punto di vista.

Alla Sala delle Bandiere, Sabato, c’erano proprio tutti. Ignazio Marino era accompagnato dal vicesindaco Luigi Neri, dal Comandante della Polizia Municipale e da diversi consiglieri comunali. Dal canto suo, la delegazione della 21 Luglio era composta dai dirigenti dell’associazione, ma anche da un nutrito drappello di rom provenienti dai principali campi della città, nonché da esperti del settore: architetti, urbanisti, sociologi, studiosi di “buone pratiche” locali per l’integrazione dei rom e dei sinti.

L’incontro, rigorosamente a porte chiuse, si è protratto per diverse ore, ed ha assunto la forma di un vero e proprio “seminario di studi”: i tecnici della 21 Luglio, muniti di presentazioni powerpoint, hanno illustrato la condizione dei rom e dei sinti nella Capitale, e hanno formulato proposte e ipotesi per il superamento dei “campi nomadi”. E gli amministratori – Sindaco, assessori e consiglieri – hanno preso appunti, hanno ascoltato, hanno fatto domande, chiesto chiarimenti, sollevato obiezioni. Il Campidoglio, insomma, è stato il teatro di una sorta di “lezione universitaria”, con degli “studenti” sicuramente un po’ insoliti…

Circa i contenuti concreti emersi nella discussione le bocche, all’indomani dell’incontro, sono cucite. Ma la soddisfazione trapela da entrambe le parti. «E’ stata una riunione molto utile e concreta» – ha dichiarato Marino alle agenzie – «basata su un dialogo aperto e, soprattutto, propositivo. Abbiamo analizzato la situazione dei Rom, Sinti e Camminanti a Roma e ci siamo confrontati sulle buone prassi da mettere in campo, prendendo come esempio gli altri Paesi Europei, per allineare Roma sulla strada dell’integrazione e dell’inclusione sociale nel rispetto dei diritti di tutti e della legalità. Sono convinto che sia l’inizio di un ottimo cammino che faremo insieme per migliorare il volto della città».

Di analogo tenore il commento di Carlo Stasolla: «Siamo soddisfatti che il sindaco Marino voglia iniziare a prendere in mano la cosiddetta “questione rom”. Il nodo centrale resta il superamento dei “campi nomadi” e per questo obiettivo prioritario e urgente occorre l’impegno di tutti, delle autorità locali, dell’associazionismo e delle comunità rom. Adesso alle parole dovranno seguire i fatti e l’Associazione 21 luglio è pronta a fare la sua parte».

E’ ancora presto per sapere se questo incontro produrrà effetti concreti nelle scelte del Campidoglio. E del resto, i nodi da sciogliere sono tanti: la “21 Luglio” chiede di superare i campi, di avviare una vera e propria politica abitativa, di sospendere gli sgomberi indiscriminati e senza tutele. In una parola, chiede di voltare pagina rispetto a venti anni di politiche capitoline in materia: non proprio una robetta da niente.

Intanto, però, sembra essersi rotto un tabù. Quasi sempre, le politiche locali in materia di rom e sinti sono promosse senza alcuna consultazione con gli interessati: sono politiche fatte “per” i rom, “sulla pelle” dei rom, in assenza dei rom. Almeno in questo caso, i rom, i sinti, le associazioni hanno trovato ascolto. Vedremo cosa accadrà.

Sergio Bontempelli, Corriere delle migrazioni
23 marzo 2014

 

23 Mar, 2014

#Italiaromanì

3-5 aprile
Aula Magna della Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre
Largo Giovanni Battista Marzi 10 –  Roma

Il Consiglio d’Europa stima la presenza complessiva in Europa di 12 milioni di rom con una consistenza numerica nel nostro Paese che dovrebbe aggirarsi intorno alle 170-180 mila unità. Di essi sono circa 40 mila quelli che vivono nei cosiddetti “campi nomadi”, la maggior parte dei quali concentrati nelle periferie delle grandi città. Le comunità rom e sinte in Italia sono caratterizzate dalla eterogeneità dei diversi gruppi.

Dal 1984 alcuni legislatori hanno tentato di offrire risposte alla cosiddetta “questione rom” emanando testi legislativi organici con l’intenzione di tutelare il diritto ad un presunto nomadismo. Lo stato di “emergenza nomadi”, dichiarato il 21 maggio 2008, con le sue azioni fondate su un approccio sicuritario, ha marcato una profonda linea di demarcazione istituzionale tra l’abitante del “campo nomadi” e la società maggioritaria. Solo negli ultimi due anni si è assistito al debole tentativo di affermare politiche segnate dall’uguaglianza, dalla parità di trattamento e dalla titolarità dei diritti fondamentali.

Il Convegno nazionale “ITALIA ROMANÌ”, organizzato dall’Associazione 21 luglio nell’arco di tre giornate, si articolerà in nove sessioni ed è rivolto a esperti, ricercatori, professionisti, studenti e chiunque voglia conoscere con profondità i temi trattati e avvicinarsi al tema delle politiche rivolte alle comunità rom e sinte.

L’obiettivo del Convegno nazionale “ITALIA ROMANÌ” è duplice. Da una parte fotografare la condizione sociale e giuridica delle comunità rom e sinte in un post “emergenza nomadi” che ha lasciato tracce profonde nel vissuto delle singole comunità. Dall’altro individuare limiti e prospettive della “Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti” in attuazione alla Comunicazione della Commissione Europea n. 173/2011.

Il Convegno nazionale rientra tra le attività della campagna Stop all’apartheid dei rom! lanciata dall’Associazione 21 luglio nell’ottobre 2013 e sostenuta dalla Bernard Van Leer Foundation.

10 Mar, 2014

Su Rom e Sinti nessun deriva “sicurezza”, lavoriamo su inclusione e partecipazione

Sull’integrazione dei Rom e dei Sinti, la Regione Lazio si appresta ad avviare un Tavolo d’inclusione che coinvolge tutte le associazioni e le realtà che lavorano sul territorio, quindi anche i comitati di quartiere e i Prefetti di tutte le Prefetture del Lazio.

Il consigliere Santori forse legge gli atti della Giunta Zingaretti con la lente sbagliata – quella dell’intolleranza – quando annuncia che dal Tavolo sono escluse le forze di polizia e i cittadini dei comitati.

Lo scopo principale è invece uscire dalla logica dell’emergenza e lavorare sull’inclusione e la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. Un mission di non semplice realizzazione, soprattutto nei territori più disagiati, ma che deve comunque operare per la convivenza e l’integrazione, rifiutando una volta per sempre le parole d’ordine del passato, fatte di segregazione, cacciata e rifiuto, le uniche politiche attive usate nei confronti di Rom e Sinti.

Con l’istituzione del Tavolo, la Regione Lazio non fa altro che dare seguito alla Strategia nazionale richiesta dal Governo.

L’Italia tra l’altro, è stata già sanzionata dall’Europa per non aver messo in atto politiche basate sull’inclusione e aver utilizzato gran parte dei fondi europei ad esse destinate, per la costruzione di “campi rom” mai divenuti strumento di inclusione, ma al contrario serbatoi di conflitti interni ed esterni.