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21 Ott, 2013

Paese Sera si ferma, giornalisti senza contratto

Il giornale, in situazione precaria già da luglio, ora costringe i redattori a smettere di lavorare. L’azienda ha violato i patti con il sindacato secondo i quali avrebbe dovuto versare gli stipendi arretrati il 15 ottobre e fare i nuovi contratti a partire dal 1 ottobre. I lavoratori chiedono alla società editrice di riprendere la trattativa

Condannato al silenzio. Questo accade a un giornale nato più di due anni fa con l’ambizione di trasformarsi nella ‘Voce di Roma’ e che, invece, strozza la voce dei suoi giornalisti. E’ la storia del Nuovo Paese Sera, quotidiano on line e mensile cartaceo in bilico dallo scorso luglio. Da quando scadono i contratti dei redattori, che da mesi non percepiscono lo stipendio, e che il 15 ottobre avrebbero dovuto ricevere l’ultima tranche dei salari arretrati secondo un accordo sindacale, firmato dalla società editrice e dalla redazione, che prevedeva inoltre un contratto per tutti i giornalisti a partire dal primo di ottobre. Niente di tutto questo però è accaduto. La società che edita il giornale ribadisce che in cassa non c’è liquidità. Tutto è destinato a fermarsi.

Non solo. L’atteggiamento di chiusura della S.r.l. si riscontra in un cambio delle carte in tavola: la terza e ultima parte delle mensilità non corrisposte era dovuta a prescindere. Tutto messo nero su bianco con l’accordo firmato lo scorso agosto, alla presenza dell’Associazione stampa romana. Non la pensa così però l’amministrazione societaria che vincola i pagamenti degli arretrati alla chiusura dell’accordo con dei nuovi soci. Un ruolo giocato dalla società Parsitalia media che ancora non ha sciolto la riserva sul suo ingresso nella Nuovo Paese Sera S.r.l..

Un braccio di ferro che mette i redattori all’angolo. Zero soldi per gli stipendi e abbonamento alle agenzie di stampa saltato per mancato rinnovo. Senza dimenticare che per alcuni giorni la redazione è stata anche a corto della luce elettrica. Un atteggiamento che porterà alla chiusura di una redazione, mettendo i lavoratori per strada, e spegnerà una voce. Condannando al silenzio Paese Sera.

I giornalisti sollecitano la società editrice di Paese Sera a riprendere al più presto la trattativa e auspicano che per il giornale ci sia un futuro concreto.

31 Lug, 2013

Non spegnere la voce di Roma

Si sta spegnendo ‘la voce di Roma’, una testata giornalistica che ha svolto un lavoro d’inchiesta e di denuncia fondamentale per i cittadini di questa Regione. I reportage sulla legalità, su i  rifiuti,  le voci e i pareri di tutti quelli fuori dal coro ai quali la testata ha sempre dato spazio.

Tutto questo è stato Paese Sera nel corso degli anni, anche una fucina di giornalisti e una vera scuola di scrittura. Da oggi scadono i contratti dell’intera redazione e la proprietà ha minacciato di impedire dal primo agosto l’accesso nella sede ai giornalisti. I rappresentati della politica hanno bisogno di testate libere, che sappiano informare i cittadini e far accrescere il loro senso critico.

Per questo la chiusura di questo organo d’informazione è un costo che non possiamo permetterci. Come consigliera regionale, come giornalista nonché come affezionata collaboratrice del mensile Paese Sera, auspico che questa delicata fase trovi presto una soluzione che salvaguardi la libera informazione e  anche i diritti dei lavoratori.

Oggi sarò a fianco dei giornalisti che protestano nella sede di via Carlo Emery, 47.

14 Gen, 2013

Primarie si può?

PRIMARIE CS: GIA' 1MLN VOTANTI, LEADER ENTUSIASTI

Ultimamente ho partecipato a un’assemblea, una di queste che si riuniscono la sera “già cenati”. Nella fattispecie l’assemblea di cui vi racconto era una delle tante convocate in questo periodo per parlare delle elezioni a Roma e del futuro della nostra città. Con una caratteristica specifica: riunito e seduto in cerchio nella sala di un’associazione culturale, al Quadraro, non c’era neppure un esponente dei partiti del centrosinistra capitolino, né dei militanti di quel vasto movimento d’opinione che ha ormai preso comunemente il nome di “movimento arancione”. Ma allora, vi starete chiedendo, di che parliamo visto che tutto quanto si sta muovendo intorno alle elezioni a Roma ultimamente ruota o intorno alle segreterie di partito o all’interno delle assemblee arancioni? Beh, il punto è che io non credo sia così, penso che non tutto si esaurisca in quella dimensione, e appunto l’assemblea del Quadraro ci racconta questo: c’è un pezzo dei movimenti romani, c’è una sinistra diffusa, ci sono anche dei singoli cittadini, che stanno provando a prendere voce per lanciare un allarme… ma com’è possibile che il 2012 finisca senza che ci sia una parola chiara sulle candidature del centrosinistra per il Campidoglio? “Paura” è allora la parola che fra le prime è risuonata in quell’assemblea: paura che Alemanno – o chi per lui, a destra – possa miracolosamente riprendere fiato, nella confusione che regna sovrana dall’altra parte. Paura che le troppe dinamiche tutte interne ai partiti possano alla fine portare all’individuazione di un candidato molto forte per pochi e indigesto per tutti gli altri, circostanza che peraltro non sarebbe neppure una novità dalle nostre parti. Paura infine che l’eccessivo frazionamento possa far passare in secondo piano l’esigenza di una svolta radicale per Roma, una nuova strada che passi anche da parole d’ordine quali la laicità, l’antimafia sociale o ancora la soluzione vera e progressiva al problema della casa posto con tanta forza dalle occupazioni abitative. Priorità, per l’assemblea del Quadraro, che alla fine del suo confronto in un lunedì sera dove ci si parla seduti in circolo e “già cenati” ha inteso in definitiva contrapporre a queste tante paure una voglia, quella di poter contare, attraverso le primarie. Lo slogan partorito alla fine da cittadini e movimenti suonava più o meno così: “il sindaco è mio, e lo decido io”. Sarebbe bello.

(articolo pubblicato sul numero di gennaio 2013 del Paese Sera)