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04 Feb, 2014

M5S, le nostre colleghe della Regione Lazio si dissocino dagli attacchi sessisti

Come donne elette nel centrosinistra e nel centrodestra della Regione Lazio desideriamo esprimere la nostra vicinanza e solidarietà alla Presidente della Camera Laura Boldrini e alle deputate del Pd fatte oggetto in questi giorni di attacchi e insulti sessisti, gravissimi, da parte dei militanti e dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle.

Una tale deriva ci indigna e ci preoccupa: in democrazia mai il confronto può e deve passare il segno, diventare offesa, umiliazione o aggressione. Siamo soltanto 6 consigliere regionali a firmare questo comunicato, perché ancora così scarsa è la rappresentanza femminile nelle nostre istituzioni e ancora non pienamente riconosciuto il contributo che le donne danno nei loro molteplici ruoli. Per questo troviamo inquietante il silenzio in cui sono piombate in questi giorni le nostre 4 colleghe, le consigliere regionali del M5S.

Di solito così attive nelle dichiarazioni sia per mezzo di agenzie che nei social network in queste ore non si trova traccia invece di una loro presa di posizione e di distanza rispetto a quello che sta accadendo in Parlamento e nei mezzi di comunicazione vicini al movimento di Beppe Grillo.

A loro, con le quali abbiamo condiviso da ultimo un interessante dibattito intorno alla legge sulla violenza contro le donne, a loro che abbiamo sentito parlare di dignità femminile offesa, di violenza anche verbale, di un corretto uso di un linguaggio non sessista, chiediamo ora di essere coerenti e conseguenti, e di dissociarsi da quanto sta avvenendo per mano e per bocca dei loro colleghi grillini.

Le consigliere regionali del gruppo Per il Lazio Cristiana Avenali, Daniela Bianchi, Marta Bonafoni, Rosa Giancola, Teresa Petrangolini e della Lista Storace Olimpia Tarzia

04 Feb, 2014

Cari sessisti, ci insultate e ci accusate ma avete solo paura

È sempre colpa nostra. Davvero incredibile il masochismo femminile. Un maschietto di quart’ordine lancia un insulto becero ad un gruppo di donne che lavorano nel complicato mondo della politica e sotto accusa, con un abracadabra dell’inconscio collettivo, finiscono le femministe di “Se non ora quando”, ree di aver costruito una gigantesca manifestazione contro un altro maschietto ineducabile che, incurante delle responsabilità della sua alta carica, collezionava favorite come un sultano, impegnava il suo tempo in orgette e barzellette, sdoganando pericolosamente quella bassa meccanica mentale del maschio-massa secondo cui le donne sono “tutte puttane meno mia sorella”, e quindi vincono quelle che la danno via facile, zitte “bone” e disponibili e più giovani sono meglio è, perciò minorenni è il massimo.

Complimenti, c’è di che essere fiere di noi. Il deputato Massimo De Rosa dice a un gruppo di sue colleghe che hanno conquistato la prestigiosa carica in virtù di una loro felice propensione ad eccellere nel sesso orale, e la colpa è della Guzzanti che ha detto alla Carfagna eccetera eccetera eccetera.

Nemmeno mia madre, una vera regina dell’autolesionismo, riusciva a farsi del male con questa abilità sopraffina. E dire che le donne della sua generazione con l’autosvalutazione ci andavano a nozze.
Proviamo, noi che siamo venute dopo, a razionalizzare. E partiamo, rispettosamente, da Mara Carfagna.

La sua sfolgorante bellezza le ha certamente aperto le porte del cuore dell’allora Presidente del Consiglio. Lui ne ha fatto talmente poco mistero che la sua signora dell’epoca, Veronica, si è pure scocciata su La Repubblica, con un seguito micidiale di ampio e circostanziato dibattito. La bella ministra, poi, si è tagliata i capelli, si è comprata un stock di tailleur e si è messa a lavorare. Tutto è bene quel che finisce bene.

Resta il fatto che bellezza compiacenza e accettazione del ruolo (di funzione del desiderio maschile) ancora, purtroppo, sono elementi tristemente determinanti nella promozione sociale femminile.
Se una donna è giovane e bella (e di belle ce n’è sempre di più), anche se ha tre lauree e un talento strepitoso, anche se studia e si impegna e fatica come un mulo, viene comunque sfiorata, almeno una volta, dalla battuta: “e con chi è andata letto questa per arrivare dove è arrivata?”.
Automatismi del maschio meno progredito (e ce n’è ancora parecchi). Subcultura desolante. D’accordo. Ma è così. E lo sappiamo tutti.

Perciò chi è giovane e brutta, o non più giovane e così così, rischia di restare al palo. Non parte. Non partecipa alla gara. O partecipa con un handicap. Chi, al contrario, è in possesso dei requisiti giusti per concorrere al ruolo di pupa del capo, anche se è un genio, viene inchiodata alla croce della sue misure… Parliamo delle bambole. Fino alla metà del secolo scorso erano bebè, le bambine le cullavano, le sgridavano, le imboccavano e il modello era essere mamme.

Nel 1959 nasce Barbie. Ha uno stacco di coscia da soubrette, i capelli lunghi e biondi, le tettine, gli occhioni, il bikini. La bambine la vestono la svestono la pettinano. Poi comprano la casa il pony la spider la sala da ballo… il modello è essere belle.
Ci finiamo dentro tutte, da quelle che erano bambine in quegli anni, come me, a quelle che erano bambine ieri o adesso. Sculetta sculetta qualcosa accadrà.

È triste la battuta con cui Massimo De Rosa ha offeso le deputate, è deprimente. Ma non stupisce.
Il sessismo, come il razzismo, è un’etichetta, una coperta stretta. Come il razzismo, il sessismo è molto più radicato e profondo di quanto non si creda. Se la tirano addosso, l’accusa di sessismo, i contendenti politici, in nome di una correttezza formale, di una politesse istituzionale, che non morde veramente nel cuore del problema.

Il cuore del problema è che le donne non sono ancora persone, non lo sono fino in fondo, non hanno accesso, nel mistero dei precordi, del prerazionale, dell’indicibile, allo stesso rispetto di cui sono oggetto gli uomini. Sempre seconde, sempre cooptate, mai soggetto, mai protagoniste, mai padrone del gioco. Sempre di servizio. Sempre scelte o scartate, in base ai mutevoli umori del momento, scansate o invitate nel club maschile, che regge i destini del mondo. È questo che è davvero grave.

La non equipollenza, la tragedia della disparità. E, se salgono davvero in alto, come l’onorevole Boldrini, le donne finiscono travolte dal terrore animale che molti uomini provano, di fronte a chi, oltre al potere di generare, conquista anche quello di parlare, decidere, comandare.

Lidia Ravera, Huffington Post

11 Ott, 2013

La nuova destra

Quando calcava le piazze elettorali del Lombardo-Veneto rilanciando gli slogan leghisti contro l’invasione degli immigrati Beppe Grillo non scherzava. Le dure parole nei confronti dei disperati del mondo, ripetute ieri contro l’emendamento dei parlamentari a 5stelle per l’abolizione del reato di clandestinità, sono le stesse urlate negli ultimi venti annidai microfoni leghisti.
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