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Ribaltare il discorso solo disgraziato sulle periferie si può e si deve. Mi è capitato di farlo nel weekend appena trascorso ragionando di “libri e periferie”.

Venerdì con La scuola che verrà abbiamo inaugurato un Bibliopoint di Biblioteche di Roma all’interno dell’Istituto Di Vittorio-Lattanzio (V municipio): una biblioteca chiusa e abbandonata fino a due anni fa che ora grazie allo sforzo di un preside illuminato, di docenti appassionati e di un’associazione di cittadini raddoppia la sua funzione, non solo per gli studenti ma resterà aperta per il quartiere tutto. Presidio culturale vero.

Sabato con Ileana Izzillo nel bello spazio Il cantiere teatrale (XII municipio) abbiamo presentato il libro di Roberto Miani “Periferendo”, che ha una mia postfazione. Perché quello delle periferie non è un finale già scritto, ma va costruito tessendo i fili di quelle comunità che sono marginali solo perché continuiamo a guardarle partendo dal centro. Dobbiamo ribaltare lo sguardo, appunto.

Il Censis nel suo ultimo rapporto dice che l’Italia è diventata il paese della cattiveria pulviscolare e individualizzata. I libri possono essere un ottimo antidoto per cominciare a invertire la rotta.

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