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“Lo diciamo da tempo che il caporalato è una vicenda che ha a che fare anche con colletti bianchi e professionisti, e l’operazione No Pain che ha scoperto un sistema organizzato di diffusione di medicinali dopanti ai braccianti indiani al solo scopo di far loro sopportare i massacranti turni di lavoro nelle campagne, purtroppo lo dimostra. Una vicenda gravissima che richiama alla memoria sistemi padronali che credevamo sconfitti. Per lo più avvenuta utilizzando e frodando il Servizio Sanitario Nazionale.

Una piaga che da diverso tempo veniva segnalata dal sociologo dell’Eurispes Marco Omizzolo che studia proprio il lavoro agricolo nell’Agro Pontino. L’inchiesta ipotizza i reati di illecita prescrizione di farmaci ad azione stupefacente, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, frode processuale, falso e truffa ai danni dello Stato.

Credo che quello che avviene nelle nostre campagne, dove sovente si tende a violare i più elementari diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto se stranieri debba essere monitorato con più forza e bisogna avere il coraggio di troncare questo sistema al massimo ribasso che consente abusi sugli esseri umani che coltivano il cibo che portiamo sulle nostre tavole.

Già due anni fa con la Regione Lazio abbiamo approvato una legge che univa il tema dei diritti essenziali a quello della repressione del caporalato e anche in questa difficile fase di pandemia ci siamo mossi per tutelare i lavoratori e le lavoratrici in agricoltura, per assicurare loro il diritto alla salute, ai trasporti, al welfare. Il contrasto allo sfruttamento nella catena del cibo è una battaglia di civiltà sulla quale, come dimostra questa orrenda vicenda, bisogna vigilare con costanza.

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