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09 Nov, 2015

Solidarietà ai giornalisti del Velino in sciopero

“Esprimiamo la nostra vicinanza ai giornalisti del Velino e la nostra preoccupazione per il loro futuro. Quando si attraversa una crisi come quella che sta riguardando il Velino sono in ballo in primo luogo i destini di lavoratori e professionalità preziosi, ma anche l’esistenza di una pluralità di soggetti dell’informazione che sono fondamento della democrazia. Auspichiamo una soluzione immediata, garantendo da parte nostra di tenere alta l’attenzione.” A dichiararlo sono Gino De Paolis, Marta Bonafoni e Daniela Bianchi Consiglieri Sel alla Regione Lazio.

09 Nov, 2015

Leggo per legittima difesa

11-13 dicembre
Officina Via Libera
Via dei Furi, 25 – Roma

La rassegna di libri, teatro e musica al Quadraro.
Tre giorni per difendersi dalla paura con le parole.

Più di quindici libri, più di quindici scrittori, due spettacoli teatrali, reading musicali, interviste e incontri, un percorso nella città orizzontale del Quadraro, uno spettacolo per bambini, una libreria e tanti lettori appassionati.
Si parte venerdì sera con un viaggio nel mistero delle parole intraducibili di ‘Lost in translation’, per concludere domenica con la “straziante, meravigliosa bellezza” di ‘Non essere cattivo’.

Nel mezzo c’è la vita: il cibo, l’amore, l’adolescenza.

Tutte le attività sono libere e gratuite…gli spettacoli sono “a cappello”

PROGRAMMA

VENERDI’ 11 DICEMBRE

19:00 “LOST IN TRANSLATION. Cinquanta parole intraducibili dal mondo” di Ella Frances Sanders
Interviene Ilaria Piperno, modera Guido Vitiello.
Disegnano Elisa Amato e Walter Teddy Killer.

20.00 Aperitivo e degustazioni

20:30 SIAMO UOMINI O CAPORALI?
Interviene Elena Chiattelli con “Affocolento. Dissertazioni agrodolci di una cuoca ribelle”. Musiche di Ludovica Manzo.
Funky Tomato – Il pomodoro e la dignità. Parole e immagini
Condisce Marta Bonafoni.

Parole e musica da “500 e altre storie” con Alessandro Pieravanti ed Eric Caldironi (voce narrante e chitarra de IL MURO DEL CANTO).

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09 Nov, 2015

Dal rapporto di Antigone uno stimolo al superamento del carcere per i minori

La funzione riabilitativa del carcere è fondamento della nostra Costituzione: un obiettivo a cui tendere sempre, con un impegno costante, per correggere le troppe strutture di un sistema che si manifesta duro, inumano e incapace di interpretare la propria funzione. Ciò è vero sempre, ma si fa ancora più centrale quando le persone coinvolte sono minori.

Per questo motivo nel leggere i dati forniti dal rapporto annuale di Antigone sullo stato delle carceri minorili, conveniamo con molta forza sull’esigenza di proseguire sul percorso avviato ormai da anni e puntare al totale superamento del carcere classicamente inteso: dalla concezione delle strutture che dovrebbero assomigliare più a scuole che a luoghi di reclusione, dal personale esperto e competente per la funzione educativa, fino alla formulazione di modelli di relazione con l’esterno che consentano al minore di restare connesso con la società circostante e quindi aggiornato e messo nelle condizioni di tornare ad essere cittadino attivo e consapevole.

Il rapporto specificatamente relativo al Lazio mostra una realtà oggettivamente residuale caratterizzata da numerosi casi recidivi e soprattutto stranieri: un dato che riscontriamo ad ogni livello nel sistema penitenziario italiano e che ci deve far riflettere su quello che è utile nel contesto riabilitativo e di inclusione sociale. Solo con un impegno costante e soprattutto dinamico, perché legato alla trasformazione della nostra società, potremo fare del carcere qualcosa di migliore rispetto alla una strada senza ritorno per coloro che lo attraversano, tra l’altro troppo spesso appartenenti alle classi più deboli della società.

In questo senso, trova nuovo impulso anche il nostro impegno in Consiglio regionale per la nomina, il prima possibile, del Garante dei detenuti, come figura in grado di monitorare, approfondire e tenere sempre accesa una luce sul tema. Ne vale del livello di civiltà del nostro paese e del Lazio, ma anche della sfida ad una società migliore: puntare sulla formazione e il lavoro le chiavi per riuscirci.

09 Nov, 2015

Gallino, nel suo pensiero la Resistenza della sinistra

Quando ho sentito a Bruxelles la notizia della morte di Luciano Gallino mi è tornata in mente un`immagine della più bella autobiografia mai scritta, Dei miei sospiri estremi di Luis Bunuel. Verso la fine del libro e della vita, ormai ottuagenario, il grande maestro surrealista, “ateo per grazia di Dio”, racconta un sogno, quello di uscire qualche volta dal cimitero per andare soltanto fino all’edicola, comprare l’ultima edizione e vedere a che punto sia giunta la follia del mondo. Fino agli ultimi mesi, ormai provato dalla malattia, dalle operazioni e dai ricoveri, Luciano Gallino è rimasto un uomo profondamente appassionato al futuro del nostro Paese, dell’Europa, del mondo.
Curzio Maltese, Il Fatto Quotidiano

08 Nov, 2015

VII Commissione

Giovedì 10 dicembre, ore 15.00 
Sala Latini
Consiglio Regionale del Lazio

– PL 290 del 22 settembre 2015, concernente “Disposizioni in materia di riordino della rete assistenziale e ospedaliera”, di iniziativa della Giunta
– PL 286 del 14 settembre 2015, concernente “Abrogazione comma 24 art. 2 della legge regionale 30 dicembre 2014, n. 17”, primo firmatario consigliere Storace
– PL 48 del 31 luglio 2013, concernente “Modifiche alla legge regionale 16/6/1994 n. 18 concernente ‘Disposizioni per il riordino del servizio sanitario regionale ai sensi del DL 502/92 e ss.mm. Istituzione delle Aziende Sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere'”, primo firmatario consigliere Sbardella

08 Nov, 2015

VII Commissione

Mercoledì 9 dicembre, ore 12.00
Sala Etruschi
Consiglio Regionale del Lazio

Audizione con il subcommissario per l’attuazione del piano di rientro dott. Giovanni Bissoni e il dirigente della Cabina di regia SSR dott. Alessio D’Amato sulla situazione dell’ospedale Israelitico.

07 Nov, 2015

Io ho conosciuto Chiara, per questo quella sentenza mi fa male

Nel marzo scorso ho conosciuto Chiara Monda nella sua stanza d’ospedale.
Tornata a casa ho scritto una cosa, che volevo tenere per me. Senza darle risalto, senza “pubblicità.

La sentenza dell’altro giorno, lo sconto di pena per il suo ex che l’ha massacrata di botte, mi ha indotto a ripensarci. Così ho chiesto il permesso ai suoi parenti, e qui di seguito pubblico la cronaca di quel pomeriggio così intenso.

Perché dopo la sentenza, c’è bisogno di pensare e ancora pensare e pensare ancora.
Il mio dunque vuole essere un contributo. Leggete vi prego fino in fondo.

17 MARZO 2015 – CHIARA

Oggi ho conosciuto Chiara.

Dopo aver tanto letto di lei, dopo averla avuta compagna di viaggio durante l’approvazione della legge contro la violenza sulle donne, oggi sono andata a trovarla nella sua stanza d’ospedale.

Chiara da poco prima dello scorso Natale è ricoverata al Santa Lucia, sull’Ardeatina.
Condivide la sua stanza con una signora, ma le sue compagne di camera in questi tre mesi sono cambiate spesso.

C’è una bella luce in clinica, spazi larghi e nuovi, tanto dolore silenzioso e dignitoso.
Definitivo nel suo essere composto.

Sul lato del letto di Chiara attaccate al muro ci sono tante foto: la Lazio, il suo cane Molly, sua cugina.
E poi Chiara. Chiara sola e Chiara che accarezza Molly.

Lei è su una grossa sedia a rotelle.
La prima cosa che penso quando la vedo e’ che mai l’avrei riconosciuta solo dalle foto apparse sui giornali nei giorni del fatto.

E’ tutta diversa.
Taglio colore e credo anche consistenza dei suoi capelli: prima biondi, lunghi, sembrano morbidi nello scatto che ha fatto il giro delle tv. Ora castani, corti, paiono duri.

Gli occhi che erano luminosi e felici ora sembrano spenti. Occhi di bambola. Senza nessuna voluttà.

Occhi stanchi oggi, perché Chiara ha riposato poco e in palestra l’hanno fatta lavorare molto. Ha fatto su e giù col braccio diverse volte.
Per noi sarebbe una sciocchezza, ma Chiara è completamente ferma da un anno.

Chiara è stata in coma. Chiara e’ morta anzi lui l’ha uccisa due volte, mi dice la zia Antonella. Quando l’ha ridotta così, prima strangolata, poi sbattuta con la testa al muro, poi infierito sul suo capo a colpi di calci dati con pesanti scarpe da lavoro.
E poi quando le ha lasciato una coscienza.

Chiara capisce tutto. In questi giorni si festeggia il fatto che stimolata dai medici alla richiesta prendi la penna blu ha piano piano allungato il braccio e afferrato la penna blu. Stessa scena si è ripetuta con la penna rossa. Invece quando i dottori le hanno detto prendi la penna gialla Chiara li ha guardati come a dire: ma che mi prendete in giro? La penna gialla infatti non c’era.

Piange Chiara. Ma non col suono, o con il movimento del petto e delle spalle.
A Chiara scendono lacrime silenziose e lente. Come quel giorno che ha sentito la voce della nonna al telefono.

Davanti a me il papà, Maurizio, la esorta con successo a stringere il suo peluche (Molly anche lui), che tiene sulle gambe, insieme a una marea di altre cose: un cuscino, un telo per non sentire freddo, i tubi dei vari sondini. Ne ha uno per mangiare, uno per respirare, intuisco gli altri. Le sue dita sono minuscole, molto più piccole di quel corpo gonfio per la sofferenza inerte della sua quasi morte. Sulle unghie smalto celeste.

Sul viso ha delle bollicine rosse. E quello che sembra un leggero graffio che manda in apprensione Maurizio, che sapendo già di non ottenere risposta le chiede: Chiara che hai fatto qui?

E’ vestita con una tuta blu ma c’è anche del viola: tutto è ordinato e coordinato in lei, si vede che qualcuno la cura. Papà Maurizio va la’ tutti i giorni, ha gli occhi larghi e lucidi, anzi larghi e opachi. Gli occhi di chi non dorme da secoli.
Mi racconta la sorella Antonella che a volte si addormenta in stanza da Chiara e siccome alle dieci la clinica chiude deve scavalcare il cancello.

Anche la mamma è accanto a Chiara. Sembra vivere in un mondo tutto suo.

Mentre guardo Chiara che, se potesse e ci riuscisse sbadiglierebbe per quanto è stanca, e chiude gli occhi e li riapre come fanno i bambini sul seggiolino della macchina mentre si viaggia, mi accorgo che sul braccio sinistro, nella parte interna, ha un tatuaggio. La lettera Emme.

Non la Emme di Molly, ne’ di mamma. Non la Emme di Maurizio il papà.
Emme come l’altro Maurizio. Lui.

Che ci ha messo nove ore per iniziare e finire di ammazzarla quel giorno. Quando ha scoperto che si scambiava dei messaggi con un suo amico.

Che poi già più di una volta era stato denunciato dal papà di Chiara perché la maltrattava. Ma Chiara era maggiorenne (ha compiuto vent’anni il 30 dicembre scorso) dicevano che era lei a decidere. E nessuno ha dato peso a quel suo piccolo ritardo che la seguiva dalla nascita.

Dicono i medici che Chiara non ricorda il momento della sua morte. Quelli come lei rimuovono il trauma.
Però Antonella è convinta che quell’atteggiamento con la mano, che spesso è messa tesa e dritta come a parare un colpo, sia perché lei ancora tenta di difendersi.

Quel giorno non ce l’ha fatta. Ha fatto un solo squillo sul telefono del padre prima di morire Chiara. Dice proprio così Antonella, prima di morire Chiara.

Non tornerà più quella di prima, questo si sa. Magari tornerà a parlare, sarebbe un miracolo. Ma non camminerà più. A casa ci saranno da fare i lavori per adeguare gli ambienti alle nuove necessità della famiglia. E poi bisognerà avere due infermieri a darsi il cambio. E chi pagherà tutto questo?

A quello hanno dato 20 anni di carcere, con l’aggravante per la “crudeltà” con cui ha infierito su di lei. Ma risulta nullatenente quindi zero euro di risarcimento.

Il dopo è per Maurizio un incubo peggio dell’oggi, al punto che arriva a desiderare ancora adesso – con pudore e mezze parole – che le cose fossero andate diversamente da così. Che Chiara se ne fosse andata e basta.

Chiedo al papà il permesso di farle una carezza prima di andare. Con il dorso della mia mano destra le sfioro due volte il suo braccio destro. Ha la pelle liscissima. E bianca come il latte.

Ecco da cosa la riconoscerei vedendo la foto, penso.
Quel pallore della pelle era già il suo, non è cambiato.
Quella pelle bianca è Chiara.

Apre gli occhi quando sente il mio tocco.
Mi sembra che mi guardi come a dire chi sei non ti conosco.
Ma è più curiosa che infastidita.
Almeno così voglio pensare.

Piacere Chiara.
Conoscerti è stato forte.

05 Nov, 2015

Energia, dalla Regione un investimento sul futuro

Importanti risorse per la riduzione delle emissioni nelle PMI e per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici sono messe a bando per portare il Lazio un po’ più avanti e guardare all’innovazione come opportunità per il futuro. In questa scelta ci sono almeno due aspetti positivi: il primo riguarda il buon utilizzo delle risorse europee, che sono la fonte di questi bandi, il secondo è quello di puntare su un utilizzo più sano dell’energia, fatto di risparmio e di migliore qualità del vivere nella nostra Regione.

Si tratta di proseguire nel senso di marcia indicato fin dalla campagna elettorale: una Regione più verde, che guarda allo sviluppo in termini di sostenibilità. Quello di oggi è un altro passo in avanti.”

05 Nov, 2015

Le arance indigeste alle ‘ndrine

Le “arance no ‘ndrangheta” danno fastidio eccome. Te ne accorgi camminando tra le macerie di un capannone adibito a ricovero delle attrezzature agricole. I soliti noti, nottetempo, e mentre dal cielo cadeva tanta acqua come in un anno, hanno appiccato il fuoco e l’hanno distrutto.
L’agriturismo biologico “‘a lanterna” di Monasterace, nell’interstizio tra le province di Catanzaro e Reggio, è un modello di agricoltura etica e solidale.

Claudio Dionesalvi-Silvio Messinetti, Il Manifesto