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04 Dic, 2014

Formazione, una legge buona che risponde a bisogni veri e urgenti

Con l’approvazione oggi in Commissione Cultura della proposta di legge 183, “Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione professionale” la Regione Lazio fa un passo avanti verso la realtà: quella dei dati in continua crescita sulla dispersione scolastica, quella dei cosiddetti “neet” – ragazzi che non studiano, non lavorano, non si adoperano in nulla – altra faccia della piaga della disoccupazione giovanile, quella di un sistema che aspettava risposte nella nostra Regione da 11 anni.

Con la norma voluta dall’assessore alla Formazione Massimiliano Smeriglio, che adesso dovrà passare dall’esame e dal voto dell’aula del Consiglio Regionale, colmiamo un vuoto e mettiamo la Regione nelle condizioni di programmare e governare il sistema dell’istruzione e formazione rivolta ai minori, togliendolo dall’ambito dell’arbitrio e dell’incertezza sulle risorse.

Il testo licenziato dalla Commissione accoglie grazie all’approvazione di alcuni importanti emendamenti di cui ero prima firmataria le richieste di miglioramento che ci erano arrivate durante le audizioni dalle forze sindacali ascoltate: abbiamo inserito il riferimento agli studenti diversamente abili in un’ottica di integrazione nel processo e nei programmi scolastici, abbiamo esplicitato la necessità di armonizzare e integrare il lavoro degli istituti privati con quelli pubblici, chiarito il percorso del cosiddetto “3+1”. Infine la norma approvata oggi salvaguarda i livelli occupazionali già presenti ad oggi nel mondo della formazione garantendo da questo punto di vista anche la qualità del lavoro (e dei contratti) all’interno degli istituti.

Questa legge di sistema affianca al tema della formazione professionale quello della programmazione, della valutazione e della responsabilità, a tutela del bene comune. Interviene infatti per: definire i requisiti delle istituzioni chiamate ad assicurare i livelli essenziali di prestazione previsti dalla normativa nazionale; pianificare su base triennale il volume dell’attività di formazione. Garantire la libertà di scelta formativa, l’innalzamento dei livelli culturali e professionali, assicurare la certezza dell’offerta per favorire la scelta da parte dei ragazzi, il riconoscimento delle competenze, l’inserimento e la permanenza nel mondo del lavoro. E, allo stesso tempo, sviluppare l’interazione tra istruzione e formazione professionale, nonchè mettere in relazione le politiche dell’istruzione e della formazione con quelle del lavoro.

Una legge buona, capace di guardare in faccia la realtà, senza barriere ideologiche, con la volontà unica di dare risposte ai bisogni dei giovani e giovanissimi e delle famiglie del Lazio.

04 Dic, 2014

Periferie, stasera sarò alla ficcolata per portare servizi e diritti a tutti

Parteciperò con grande convinzione alla fiaccolata che questa sera prenderà le mosse dal Campidoglio per affermare nella città di Roma la cultura del dialogo contro quella della violenza. L’istituzione cittadina, affiancata dalla Regione Lazio, deve poter ritrovare per intero la sua forza proponendo un recupero concreto delle periferie urbane, che sappia coniugare la lotta al degrado con la solidarietà e i diritti di accoglienza e cittadinanza. Non possiamo più permetterci la “politica dei due tempi”: l’inclusione è un dovere ineludibile di una qualunque società che voglia dirsi civile, è una questione sociale e come tale va affrontata, con l’urgenza che richiede la frattura che si è già creata nel tessuto di quei territori, diventati terreno di scorribande antidemocratiche di gruppi neofascisti e di “calate dal Nord”.

Quanto accaduto la scorsa settimana davanti al campo rom di via Cesare Lombroso è un campanello d’allarme che ci dimostra che non c’è più tempo: se si arriva a impedire a dei bambini di andare a scuola, cioè se si arriva a negare la principale forma di emancipazione da una condizione di emarginazione con tanta tracotanza, allora vuol dire davvero che si è passato il segno. Di fronte a una situazione così grave, di fronte al legittimo grido di dolore della tanta gente onesta e democratica che vive nelle periferie di Roma, le istituzioni hanno il dovere di mettere in campo azioni vere ed efficaci, ri-componendo quel tessuto sociale e civico fatto dai municipi, dalle associazioni e dai cittadini pronti a mettersi a disposizione per dare un contributo nel trovare le soluzioni, e dispiegando per intero le proprie politiche. Nel caso della Regione Lazio a cominciare dalle politiche di welfare comunitario, dalla lotta alla povertà, dal tavolo d’inclusione rom, dal rilancio dell’edilizia popolare dell’Ater.