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Una notizia tristissima come quella della donna di 37 anni morta all’ospedale Martini di Torino, non può in nessun modo essere usata per interferire nel dibattito avviato nella nostra Regione sulla pillola RU486.

Il farmaco, come confermano le evidenze scientifiche, viene usato da tempo in tutto il mondo, con vantaggi per le pazienti, registrati sotto molteplici aspetti.

L’Organizzazione mondiale della sanità inoltre ha attestato che la pillola abortiva ha un’incidenza nella pericolosità analoga a quella dell’aborto chirurgico che comunque non esclude in nessun modo il verificarsi di eventi drammatici come la morte della paziente.
La RU486 è stata assunta da decine di milioni di donne nel mondo, 40000 in Italia, con il verificarsi di 40 decessi.
Nel caso particolare della donna di Torino, che tra l’altro è morta mentre si trovava in ospedale, bisogna a mio avviso attestarsi a quanto dichiarato dal direttore dell’ospedale sulla correttezza delle procedure applicate e attendere che la magistratura accerti le cause del decesso.

Ciò che bisogna evitare – soprattutto pensando a tutte le donne che in questi momenti stanno intraprendendo un’interruzione di gravidanza – è di usare quest’evento luttuoso come una clava per colpire il percorso avviato nella Regione Lazio per il rafforzamento delle politiche a sostegno del diritto alla salute delle donne.

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