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30 Mag, 2013

Mozione violenza di genere sulle donne-femminicidio

Misure urgenti per il contrasto della violenza di genere sulle donne-femminicidio

Premesso che

la violenza contro le donne, quale violenza basata sul genere ed aberrante forma di violazione dei diritti umani, ha subito nel corso degli ultimi anni una drammatica escalation: solo nel 2012 una donna ogni tre giorni è stata uccisa a causa della violenza di genere, 124 il numero delle vittime. Nei primi quattro mesi del 2013, si contano già almeno 30 casi di femminicidi e gli ultimi tre si sono consumati proprio nel territorio della Regione Lazio

Considerato che

1) Gli attuali strumenti di protezione delle donne vittime di violenza di genere, come i centri antiviolenza e le case rifugio presenti sul territorio regionale, appaiono insufficienti rispetto all’entità del fenomeno e non riescono a fare fronte alle richieste di sostegno, soccorso ed appoggio da parte delle vittime, poiché numericamente insufficienti e privi di risorse, umane e materiali.

2) Gli interventi di contrasto alla piaga del femminicidio appaiono oggi più che mai urgenti e indifferibili.

3) I suddetti interventi, in attesa di una predisposizione nel futuro di un quadro globale di politiche fondate su un approccio integrato al fenomeno a livello sociale, culturale, economico, nell’immediato devono:
– rafforzare, in via immediata, gli strumenti di tutela delle donne già vittime di violenza, potenziando la funzionalità dei centri antiviolenza, garantendone la presenza capillare sul territorio e ampliando il numero delle case rifugio, in ossequio alle indicazioni del Consiglio d’Europa, che raccomanda un posto letto per vittime di violenza in un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti ed un centro d’accoglienza ogni 50.000 abitanti (Raccomandazione Ue – Expert Meeting sulla violenza contro le donne – Finlandia 8-10 novembre 1999, sugli standard dei centri);
– avviare un confronto con le organizzazioni non governative e le associazioni attive nella lotta contro la violenza di genere, finalizzato alla elaborazione e progettazione di interventi a medio e lungo termine, nel quadro di una politica di genere che miri a contrastare la piaga del femminicidio e della violenza contro le donne sul piano socio-culturale, attraverso l’implementazione di azioni di prevenzione, sensibilizzazione, educazione e promozione del rispetto della donna e tra i generi, di formazione professionale per i soggetti che a tutti i livelli si occupano delle vittime della violenza di genere, di lotta alla esclusione sociale, economica e lavorativa delle donne;
– avviare e/o approfondire l’analisi del fenomeno in questione – in linea tra l’altro con il dibattito che si è recentemente sviluppato a livello nazionale – attraverso la realizzazione di indagini tra la popolazione, il rilevamento e la raccolta di dati, la ricerca e gli studi sulla violenza di genere, domestica ed extrafamiliare, quali strumenti indispensabili per l’implementazione di efficaci politiche di lotta alla violenza contro le donne.

Considerati altresì

– gli artt. 2, 3 e 13 della Costituzione italiana
– la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, sottoscritta ad Istanbul l’11 maggio 2011, la quale, oggi in via di ratifica dallo Stato italiano, rappresenta indiscutibilmente il riferimento cardine per la individuazione e specificazione del contenuto degli obblighi che incombono sullo Stato e sulle Regioni, di protezione della integrità psicofisica delle donne, del loro diritto all’autodeterminazione ed all’autonomia, alla sicurezza ed alla libertà personale;
– la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ed i suoi Protocolli;
– la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani;
– le Raccomandazioni del Comitato dei Ministri agli Stati membri del Consiglio d’Europa: Raccomandazione Rec(2002)5 sulla protezione delle donne dalla violenza e Raccomandazione CM/Rec(2007)7 sulle norme e meccanismi per la parità tra le donne e gli uomini;
– la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW, 1979);
– la Carta Sociale Europea;
– il Rapporto della Relatrice Speciale ONU contro la violenza sulle donne, le sue cause e conseguenze, Rashida Manjoo, presentato al Consiglio dei Diritti Umani nella sua XX sessione (A/HRC/20/16/Add.2) del 15.6.2012, che ha stigmatizzato le inefficienze dello Stato italiano nell’attuazione delle politiche e delle misure di lotta alla violenza di genere.

Impegna

il Presidente della Regione Lazio e la Giunta a provvedere:

– al rifinanziamento e alla diffusione dei centri antiviolenza;
– alla previsione di una discussione sull’istituzione di un Osservatorio regionale sulla violenza di genere;
– all’istituzione di una rete regionale operativa tra tutti i soggetti coinvolti per contrastare la violenza di genere, per promuovere attività di prevenzione e garantire adeguata accoglienza, protezione e sostegno alle vittime di maltrattamenti;
– all’immediata convocazione di un tavolo con le organizzazioni non governative e le associazioni operanti nel territorio regionale nella lotta contro la violenza di genere, per l’individuazione delle misure di contrasto del femminicidio e di ogni forma di abuso e discriminazione nei confronti delle donne.

30 Mag, 2013

Franca Rame, il Tg2 chiede scusa per il servizio offensivo

violenza-donne
Il Tg2 corre ai ripari. Su Franca Rame manda in onda un servizio in cui si ricorda lo stupro fascista. E chiede scusa per primo servizio offensivo.

Il Tg2 si è sbrigato a correre ai ripari. Dopo il servizo offensivo denunciato da Globalist, ha cambiato strada, facendo un servizio più oculato, attento alla verità storica, che citava lo stupro fascista soprattutto. E senza riferimenti all’avvenenza di Franca suggestivamente messa in rapporto con la feroce violenza.

Il Tg2 della sera ha chiesto anche scusa per il servizio di Carola Carulli, spiegando ai telespettatori che a qualcuno era sembrato involontariamente offensivo. Diciamo che è buono che siano arrivate le scuse, ma è immaginabile che la responsabilità di un servizio così sbagliato, allusivo, omertoso e lontano dalla verità storica nons ia soltanto l’autrice. E che qualcuno abbia una responsabilità più grande perché direttiva.

Le inopportune dichiarazioni di Marcello Masi – Il direttore del Tg2, Marcello Masi, esprime da parte sua «rammarico per il fatto che qualcuno possa solo immaginare che ci sia qualsiasi giustificazione a ogni forma di violenza nei confronti delle donne e in particolare di Franca Rame, che ha segnato la mia crescita umana. Mi vergogno per quelli che pensano una cosa del genere».

Vergognandosi per quelli che hanno pensato una cosa del genere, Masi probabilmente voleva riferirsi a Globalist, ossia al sito che ha sollevato il caso e che non sta molto simpatico al direttore del Tg2, non fosse perché – unici – lo abbiamo sbeffeggiato mentre imperterrito mandava in onda a spese del servizio pubblico la sua cara Michela Vittoria Brambilla, che ha battuto il record di presenze con la scusa dei cani.

Peccato però che Masi, poco accorto almeno quanto la Carulli, abbia sostanzialmente detto che si vergogna di quelle migliaia e migliaia di persone che avendo visto e sentito quanto andato in onda hanno protestato, si sono indignati e hanno chiesto che fatti simili non accadano più. Masi, quindi, si vergogna della stragrande maggioranza di coloro che hanno avuto la sventura di vedere quel servizio del Tg2.

Salvo poi essere costretto (da viale Mazzini?) a chiedere pubblicamente scusa. E allora Masi ci spiegherà se si vergogna così tanto di noi e dei suoi telespettatori, perché ha dovuto scusarsi? O non farebbe prima a vergognarsi per quello che dolosamente o colposamente è uscito dal suo Tg? Peccato. Un vero peccato. Ammettere l’errore e chiedere scusa è un gesto coraggioso, anche perché tutti possiamo sbagliare. Invece no. Siamo noi con qualche altra decina di migliaia di persone che non abbiamo capito, che abbiamo frainteso: così ora siamo noi che ci vergognamo della sua vergogna. (Globalist).