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25novembretarzia
Una Regione in cui il 91% dei ginecologi ospedalieri ha posto obiezione di coscienza. E in 3 Province su 5 (Frosinone, Rieti e Viterbo) non è possibile sottoporsi ad aborti terapeutici. È in questo contesto che s’inserisce la battaglia di tante donne in difesa dei consultori pubblici. E del diritto alla libertà di scelta conquistato con la legge 194. In prima fila c’è Pina Adorno, presidente della Consulta dei consultori familiari di Roma

Una città in cui il primo cittadino sfila a fianco degli anti-abortisti, indossando la fascia tricolore. E due grandi ospedali universitari, come il Policlinico Tor Vergata e il Sant’Andrea, che non eseguono interruzioni di gravidanza. Una Regione in cui il 91% dei ginecologi ospedalieri ha posto obiezione di coscienza. E in 3 Province su 5 (Frosinone, Rieti e Viterbo) non è possibile sottoporsi ad aborti terapeutici. È in questo contesto che s’inserisce la battaglia di tante donne in difesa dei consultori pubblici. E del diritto alla libertà di scelta conquistato con la legge 194. In prima fila c’è Pina Adorno, presidente della Consulta dei consultori familiari di Roma.

Come stanno i 50 consultori della Capitale?
“Piuttosto male. Il modello dei consultori italiani, considerato un esempio anche all’estero, è oggi seriamente messo in discussione. I servizi si vanno riducendo, per mancanza di fondi e di personale. Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, i consultori di Roma hanno perso 50 operatori – soprattutto assistenti sociali e psicologi – che sono andati in pensione e non sono stati sostituiti. Anche le ore di ginecologia si sono drasticamente ridotte. È uno stillicidio costante”.

In compenso però la grande mobilitazione delle donne è riuscita a bloccare la legge Tarzia, promossa dalla Regione.
“Sì, quella è stata una grande vittoria. Recentemente abbiamo assistito a un tentativo di riproporre i contenuti della stessa legge sotto forma di emendamenti alla riforma dei servizi sociali. Ma anche questo blitz è stato neutralizzato e non credo che ci riproveranno. In compenso il “Piano famiglia” deliberato dal governo Monti parte dalle stesse premesse della legge Tarzia: snaturare i consultori, privandoli della loro visione di genere, e intralciare l’applicazione della 194”

La battaglia per la difesa dei consultori, insomma, non è finita.
“Non sappiamo ancora a cosa porteranno i tagli sulla sanità. Quel che è certo è che i consultori hanno dimostrato di svolgere un ruolo fondamentale nella tutela della salute. Prevenendo patologie che richiederebbero in prospettiva costi maggiori. Fare una seria azione di spending review significa anche comprendere che i servizi di primo livello sono molto più efficienti di quelli specialistici. Per questo vanno salvaguardati e, se possibile, incrementati. Credo però che l’attacco mosso contro il sistema consultori sia animato da un pregiudizio ideologico, più che da motivazioni economiche”.

Ambra Mure’, Paese Sera

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